Si sono vissuti i sentimenti ieri in casa Globo Banca Popolare del Frusinate Sora, quelli veri, puri, profondi, che il volley e i suoi protagonisti fanno vivere incondizionatamente attraverso le loro storie di gioia, di dolore, di sudore, di fatica, di vita e di morte.
I ragazzi di coach Fenoglio hanno partecipato a una tappa promozionale del tour che sta portando Federica Lisi Bovolenta in lungo e in largo per l’Italia a raccontare della sua vita con Bovo e a spiegare perché loro “Non si lasceranno mai”.
Il tour ha fatto tappa a Frosinone presso la libreria Ubik in via Aldo Moro dove i signori Luigi e Catia assieme ai figli Gianlorenzo e Mauro, hanno aperto le porte alla toccante storia di Vigor Bovolenta, il campione di volley, uno della “Generazione di Fenomeni” che nella Nazionale Italiana e nei club nei quali in venti anni di Serie A ha militato è stato per tutti il “leader dell’allegria” come lo ha definito Julio Velasco oltre che pilastro fondamentale.
Federica Lisi Bovolenta, trentotto anni e cinque figli. Quindici anni assieme a Bovo e poi lui se n’è andato. “Se n’è andato senza lasciarmi e senza lasciarmi istruzioni. Se n’è andato restando dentro la mia vita, restando la mia vita”.
Questo il tema forte affrontato nello splendido pomeriggio della libreria Ubik al quale Federica ha partecipato senza risparmiarsi nonostante la triste ricorrenza.
Esattamente a due anni da quel brevissimo istante che ha segnato il confine tra il prima e il dopo e che ha lasciato dentro di lei quel senso della vita che si spacca in due, Fede è li a raccontare di Bovolenta e della loro vita insieme, tutta quella che è riuscita a racchiudere nel magnifico universo di “Noi non ci lasceremo mai”.
Ma di questo non c’è da stupirsi. Questa è “la Lisi” come amava chiamarla Bovo, ed è questo suo essere e modo di fare che la rendono la donna straordinaria quale è, quella donna che crede e spera che da questo libro i figli possano comprendere meglio chi era il padre, le cose che lei e Vigor facevano insieme e quelle in cui credevano. Vorrebbe vederli alla fine di questa storia semplicemente sorridere, e non solo loro ma anche tutti quelli che si avvicinano alla loro storia.
Federica è arrivata accompagnata dalla madre, la signora Anna, una donna dal sorriso immenso che quando si apre verso gli altri sembra metterli al riparo dai peggiori colpi della vita, come ha fatto con Fede e i suoi “magnifici cinque”, Alessandro, Arianna, Aurora, Angelica e Andrea, dedicandosi a loro in maniera quasi sacra “restando viva al posto di Bovo – dice Federica -, e restando il mio punto fermo con il dolore nel cuore e con la forza che in quel momento mancava a me”.
Assieme alle due donne c’era anche Alfredo Altomonte, psicoterapeuta ma soprattutto amico di Federica. Lui nella storia di “Noi non ci lasceremo mai” ha accolto la testimonianza di ben cinquantasette persone, quelle più vicine a Bovo, indicategli da Fede in una lista che gli aveva accuratamente stilato. Alfredo le ha ascoltate tutte, compresi i genitori di Bovo che è andato a trovare a Taglio del Po, e da ognuno di quei nomi sulla lista ne ha tirato fuori un tratto distintivo di Bovo.
Un pubblico davvero commosso quello della libreria Ubik al quale Federica ha toccato le corde dell’anima facendole vibrare positivamente anche nei momenti più brutti e intensi di questa storia come quando si è arrivati al racconto di quella maledetta notte del 24 marzo 2012 quando al Palasport di Macerata nel terzo set della partita di serie B2 tra Macerata e Forlì, Bovolenta era in zona di battuta ma dall’altra parte della rete ad attenderlo c’era il suo destino beffardo, quello della peggior commedia mai scritta. Quello che ha lasciato a bordo campo il suo corpo e ha fatto volare oltre la rete la sua anima.
Amore e dolore sono i due ritmi fondamentali della storia di Fede e Bovo, di vita e di vita eterna, i quali li hanno portati e li terranno per sempre nell’Infinito degli Infiniti.
Non è stato facile ieri parlare di amore e di dolore in quanto il rischio è che l’emotività possa prendere il sopravvento, ma il cuore si sente in diritto di provare e di dire tutto. Per cui l’amore e il dolore ovviamente in questo libro hanno voluto la loro parte di racconto: il dolore che ha fatto dire a Fede “Vivo ogni giorno che non so se voglio morire di dolore o impazzire di gioia”, e l’amore che la riporta a lui, a Bovo per sempre e a quel loro “Ti Amo. Infinito degli Infiniti”.
La grande storia di “Noi non ci lasceremo mai” suscita molte domande e allo stesso tempo da anche grandi risposte, ma ce n’è una che forse non darà mai pace a chi non riuscirà a farsene delle ragioni o a chi crede che ci sono dei disegni già tracciati e che le cose accadono per un motivo altro da noi: Perché? La grande domanda è Perchè?
Federica sa che dovrà vivere portandosi dentro una domanda così grande alla quale non c’è e non potrà mai esserci una risposta, ma allo stesso tempo ha avuto la forza di trovare tante argomentazioni diverse per colmare il vuoto di questa risposta così importante nei cuori dei propri figli.
Altro tema fondamentale trattato ma soprattutto importante per la vita di Bovo e ora della sua famiglia, il fantastico mondo della pallavolo. Quel mondo che ha creato una voce unica senza nessuna stonatura attorno a Fede e ai suoi figli. Tanti amici che c’erano, che ci sono e ci saranno, come Eugenio Gollini procuratore di Bovo che ora è diventato colui che protegge i sentimenti di Fede e dei bimbi dall’assalto dei curiosi, degli indelicati e degli invadenti. Ma soprattutto protegge questa famiglia dal rischio di lasciarsi andare alla tristezza portando ogni giorno a tutti loro il rifornimento quotidiano di allegria, coraggio e idee per fare qualcosa che abbiano un senso.
E poi ci sono tutti quelli che organizzano e che partecipano ai vari eventi in ricordo di Bovo come il Bovo Day o il Bovelix, ma anche chi sfida la rigidità del cerimoniale olimpico riuscendo a portare sul podio la maglia numero 16 gridando al mondo “Bovo per sempre”. Gli stessi che domenica nella partita di Serie A1 tra Macerata e Piacenza sono scesi in campo per i saluti iniziali tutti con la maglia numero 16 proprio in quello stesso palazzetto che due anni prima, il 24 marzo del 2012 ha visto il Gigante del Polesine accasciarsi a terra.
Federica avrebbe voluto abbracciare a uno a uno tutti i presenti ma poi per tutti ha stretto a se e inondando con il suo sorriso Daniele Tomassetti che con Bovolenta ha condiviso il campo e lo spogliatoio per una stagione intera, quella 2004/2005 a Piacenza.
“Chissà come sarebbe se Bovo passasse di qui e potesse vederci…”.