Te lo dico in rima
Gli occhi di Tiresia
Alessandro Rea
Inverno 2006-2007
L’errore di ogni mia azione vorrei scoprire,
desidero dileguarmi nel nulla,
come il vento terge il cielo saturo di afa.
In esilio vorrei essere e concedermi un ulteriore possibilità che tanto non mi sarà donata.
Come condottiero e la sua ciurma che si perdono nei confini di un mare straniero,
così non ho mai posa e trattengo quell’ancora che non trova terra amica.
Preda di una libertà destinata a vagare attraverso chissà quali orizzonti,
vedo la speranza che come dea decaduta china il capo al tempo, alla guerra, alla scienza.
Fortunato Ulisse che trovò consiglio e profezia nonostante l’avverso fato;
l’uomo moderno non ha altro che una sagoma senza occhi,
illuso dai suoi pensieri a volte gretti, ambiziosi a volte troppo nobili ed inconcreti.
Chi può dare valore alle fatiche di ogni giorno,
chi può farci da maestro mostrandoci da uno sbaglio un beneficio,
da chi andremo quando l’isolamento e la derisione ci schianteranno come pioggia al suolo?
Attraverso quale passato troveremo origine dei nostri peccati e delle nostre fortune,
e come potremo scrutare la dimensione cieca del futuro per poter amare di più il nostro presente?
Quanto vorrei vedere l’abbraccio tra Ulisse e Telemaco.