Il sindaco di Sora Ernesto Tersigni ha aderito alla “Giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero”, indetta dal Papa Francesco, ma non ha effettivamente partecipato alla funzione religiosa che si è svolta, per tale motivo, nella cattedrale di Santa Maria Assunta.
“Ritengo un dovere per tutti i cittadini italiani sia cattolici che appartenenti ad altre fedi, sia credenti che non credenti, accogliere nel proprio cuore l’appello del nostro Pontefice, senza lasciare che cada nel vuoto questo importante messaggio di pace e di speranza “ aveva dichiarato Tersigni in un comunicato stampa, aggiungendo: “Desidero esprimere la piena adesione mia e dell’Amministrazione Comunale di Sora all’appello lanciato anche dal Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la pace ed i Diritti Umani. Non dimentichiamo, infatti, che il messaggio di Papa Francesco interpella anche, e soprattutto, le Istituzioni”.
Belle parole. Peccato che né lui, né nessun altro rappresentante dell’amministrazione comunale abbia presenziato al rito svoltosi in Cattedrale, con la celebrazione del Santo Rosario, il commento di Don Alfredo Di Stefano e momenti di preghiera e raccoglimento.
Che dire? Probabilmente, i nostri amministratori erano in altre faccende affaccendati. Fatto è che, in pochi giorni, gli affari di Stato e Chiesa, a Sora, sembrano essersi incrociati per ben due volte, con gli amministratori che ne sono usciti due volte sconfitti: domenica scorsa, l’omelia di Don Bruno contro il degrado in cui versa la città (doveva intervenire un sacerdote per aprire gli occhi a tutti e specie ai rappresentanti istituzionali?); ieri, un’assenza che la dice lunga sul rapporto tra il dire e il fare.