Cosa succede in una cittadina quando una donna scompare? Il tam tam si moltiplica, regna l’incredulità, l’incertezza, il dubbio.
Il ‘caso’ diventa l’argomento del giorno, della settimana, del mese.
La sparizione di Gilberta Palleschi, di cui si sono perse le tracce ormai da quindici giorni, è stata come una ferita che si è aperta in una comunità tutto sommato piccola, in cui ci si conosce un pò tutti. Ci si incrocia per strada, si capita a fare la spesa nello stesso supermercato, ognuno sa dell’altro qualcosa: dove abita, dove lavora, di chi è parente. Una specie di cerchio chiuso, che può essere una protezione o una galera, ma che, comunque, dovrebbe dare qualche certezza, insieme a quella falsa convinzione che “qui certe cose non succedono”.
Invece, come un ospite sgradito e inaspettato, ha bussato alla porta di questa comunità, un fatto di cronaca, che è ancora senza motivi, senza spiegazioni e, soprattutto, senza esito. Ci si scopre, all’improvviso, vulnerabili. Un posto come un altro, dove una donna – stimata e amata – può sparire senza che nessuno si accorga di nulla. L’allarme, le ricerche, le indagini, le ipotesi, le chiacchiere. Il dolore della famiglia, l’incredulità di chi ha conosciuto la professoressa.
In men che non si dica, in loco sono piombati i media nazionali. Si è innescato – come sempre in questi casi – quasi una miserabile gara a chi sa prima e di più. Tutti alla ricerca dello scoop, dell’intervista a improbabili testimoni, tutti a focalizzare l’attenzione su particolari, persone, fatti veri o presunti.
Tutto in pasto a tutti. E Gilberta Palleschi ancora non si trova.
Sandra Raggi
