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EMORRAGIA CEREBRALE, PAZIENTE TRASFERITA DA SORA A ROMA. MA L’AMBULANZA HA UN GUASTO.

di Gianpiero Pizzuti

Il referto della paziente parla di emorragia cerebrale non c’è tempo da perdere, bisogna trasferirla d’urgenza. Ma non è una serie americana di Dottor House, qui siamo in Ciociaria, nella terra di nessuno. Così gambe in spalla medico e personale del 118 ed ambulanza con tanto di lampeggiante dal SS. Trinità di Sora questo pomeriggio (martedì), verso le 16, partono direzione Roma per l’ Umberto I.

Tutto secondo le disposizioni delle nostre Asl, trasferimento in un centro più attrezzato. Tutto secondo protocollo, solo che l’ambulanza, può capitare, ha un guasto e si ferma prima di arrivare sull’Autosole, sotto il cavalcavia del casello di Ferentino. Parte, immediatamente, la telefonata :”Siamo fermi al casello con una paziente gravissima mandate una macchina sostitutiva”. Dieci, venti minuti, mezz’ora, alla fine l’ambulanza sostitutiva arriva con 45 minuti di ritardo, per fortuna la temperatura per la pioggia è mite e non afosa. La professionalità del personale fa si che il trasferimento non sia traumatico, la donna entra nel secondo mezzo sembra tutto pronto per il viaggio della speranza.

Sono passate quasi due ore, prima che il nuovo mezzo attraversi il casello in direzione Roma. La donna è stata stabilizzata e mentre scriviamo le sue condizioni sono stazionarie. Una paziente del genere dovrebbe essere valutata da uno specialista, un neurochirurgo e nel giro di un’ora si dovrebbe avere una diagnosi esatta per la sua patologia, ovvio, in centro specialistico attrezzato.

Questo nei film o nella capitale, e sì perché i tanto decantati Dea di primo e secondo livello in provincia di Frosinone ci sono, solo ma sulla carta, perché un paziente del genere non può essere trattato come un pacco espresso, da trasferire da un furgone ad un altro. La nostra realtà è che nei nostri ospedali gli specialisti vengono solo per consulenze, perché non ci sono nelle nostre corsie e patologie serie rischiano di diventare odissee senza fine. Così, i reparti si chiudono per mancanza di medici, una banale frattura diventa il gioco dell’oca, con l’unico neo che passare due volte dallo stesso pronto soccorso non ti consente di avanzare di una casella.