“Ti raccomando poi di non levarti il cappello, com’è avvenuto a tanti altri, innanzi a quel dipinto in fondo al salottino e che ti viene incontro sorridendo come persona viva. Egli si chiamava Fra Benedetto Ricciardi”. Con queste parole il Balbi – autore delle principali pitture che decorano gli ambienti che compongono la farmacia della nota Certosa ubicata nel Frusinate – descrive uno dei suoi più virtuosistici affreschi.
Il dipinto, che rappresenta in modo illusionistico Fra Benedetto fuoriuscire da una porta e pronto ad accogliere il visitatore di turno, si trova nel cosiddetto “Salottino di attesa” un tempo riservato ai clienti e primo ambiente dei locali della farmacia; del monaco sappiamo che fu inviato a Roma per fare pratica al banco e nella composizione delle medicine, conseguì la patente in bassa medicina il 5 giugno del 1839 e diresse la farmacia della Certosa fino al 1863, anno della sua morte.
Nella stessa stanza arredata elegantemente da divani con sedute in legno intagliato, da ritratti, da vetrine e una libreria contenente volumi di botanica e di arte farmaceutica, si trovano altri dipinti dell’artista che ne rilevano le capacità ed il gusto per il bizzarro. Si citano ad esempio le Scene di Genere dedicate al mondo animale; le Nature Morte; la porta decorata con pitture che, ingannando l’occhio dell’osservatore, presentano recipienti e mannelli di erbe medicinali i quali, tramite la resa prospettica, sembrano essere davvero esposti su una mensola in una vetrina. Per concludere si cita una copia della Testa Anatomica composta da circa quaranta figure umane che rappresentano lo sforzo che compie ogni muscolo ed ogni tendine nell’armonico movimento della testa.
Uscendo dal salottino si percorre un breve corridoio dove il Balbi dipinge Scene di Genere (ad esempio I tre bimbi che si dilettano a fare bolle di sapone) e caricaturali (come La povertà e l’egoismo). Al centro della parete di fondo un pendolo del Settecento mostra il Tempo personificato che muove gli occhi ad ogni oscillazione; negli armadi del corridoio che segue, sono conservate, assieme a strumenti e boccette, delle scatole in legno di faggio destinate alla custodia delle diverse erbe medicinali
Se questa serie di ambienti producono nel visitatore sollecitazioni fantastiche, dovute alle creazioni di un pittore che confeziona il dato naturale imbevendolo di sostanza onirica secondo un gusto per il meraviglioso che trova spazio in tanta produzione europea e italiana a partire dal secolo XVI, è nella Sala Principale ovvero la Spezieria che si registra un cambio di scena.
Sontuosità e ricercatezza decorativa connotano questo spazio che in questa veste rende omaggio all’arte farmaceutica intesa come un tesoro, visto che qui si trovano i principali componenti conservati in una sorta di scrigno prezioso che è dato dall’intera stanza. La porta d’ingresso alla Spezieria stabilisce l’utile passaggio al tono aulico e classicheggiante della sala e si evidenzia con un attico sporgente e decorato con fregi, arabeschi, maschere e figure allegoriche tutti ottenuti con un impasto a stucco romano.
A Giacomo Manco si devono le pitture della volta a crociera chiaramente ispirate alla pittura pompeiana. Di particolare interesse è il banco per la vendita, decorato dallo stesso Manco, che presenta sul fronte al centro il dio della medicina Esculapio, accompagnato da tre amorini e seduto mentre sorregge il bastone alato con due serpenti attorcigliati; fra decorazioni varie si affiancano al dio le personificazioni della Musica e della Geometria mentre ai lati estremi del banco ci sono quelle della Giustizia e della Guerra. Sullo stesso arredo ed in diverse altre bacheche sono conservate la bilancia con i relativi pesi, alcuni uccelli impagliati e preziose suppellettili.
Le pareti della sala ospitano i graziosi scaffali intagliati nel 1783 da G. Kofler dove sono disposti numerosi vasi che contengono ingredienti specificati dalla relativa etichetta.
La farmacia di Trisulti è stata sempre ben provvista di spezie, droghe, unguenti e vari medicamenti; l’attuale Spezieria è stata elevata sull’antica negli anni 1763-1770. Un tempo la farmacia era soggetta ai controlli dello Speziale dell’Archiospedale di Santo Spirito in Roma almeno nel secolo XVII; in quel periodo e nel secolo successivo il titolare della farmacia non era uno religioso ma uno speziale salariato visto che occorreva un fratello converso “matricolato” nell’arte farmaceutica come ci dimostra il caso di Fra Benedetto
(cfr. A. TAGLIENTI, 1987; IDEM, 2002).