Te lo dico in rima

DIARIO DEL PRIMO AMORE

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Ieri dopo liberatomi dal peso dei versi, quegli affetti non mi parvero né così deboli né così vicini a lasciarmi come m’erano paruti la mattina, in ispecie quella dolorosa ricordanza spesso accompagnata da quell’incerto scontento e dispiacere o dubbio di non aver forse goduto bastantemente, che fu il primo sintoma della mia malattia, e che ancor dura, e quasi non so vedere come mi possa passare, eccetto che per la natural forza del tempo non è così intenso come da principio, ma né anche così indebolito come si potrebbe credere e come io credeva che sarebbe stato. Ieri sera la continua malinconia di tre giorni, la spessa e lunga tensione del cervello, tre notti non dormite, l’inquietudine, il mangiar meno del solito, m’aveano alquanto indebolito, e istupiditami la testa; nondimeno io era e sono contento di questo stato di malinconia uguale uguale, e di meditazione, vedendomi anche l’animo più alto, e non curante delle cose mondane e delle opinioni e dei disprezzi altrui, e il cuore più sensitivo molle e poetico. Questa notte per la prima volta son tornato al sonno così lungo com’è d’ordinario, e ho sognato della solita passione, ma per poco nel fine, e senza turbamento. Oggi durano appresso a poco gl’istessi pensieri e sentimenti di ieri e di ieri sera, la stessa svogliatezza al cibo e ad ogni diletto, in particolare alla lettura, e massime di cose d’amore, perché come io non posso vedere bellezze umane reali, così né anche descritte, e mi fa stomaco il racconto degli affetti altrui. In genere questa svogliatezza a ogni cosa e specialmente allo studio, mi pare così radicata in me, che io non so vedere come ne uscirò, non facendo con piacere altra lettura che quella de’ miei versi su questo argomento, e di queste righe. Alle ragioni del presente mio stato addotte di sopra mi pare che vada aggiunta quella dell’essermi riuscite nuove ed insolite le maniere della Signora, cioè le pesaresi (vedute da me di raro), se bene non conversando io punto mai con donne, parrebbe che anche le maniere marchegiane dovessero riuscirmi pressoché nuove, e però da questa parte non ci fosse ragione perché non m’avessero a fare l’istesso effetto. Nondimeno credo che bisogni fare qualche caso anche di questa osservazione, perché è naturale che la maggior novità mi dovesse riuscire più grata, ed eccitarmi maggiormente all’attenzione: e mi par poi che la speranza lo confermi.

Il Mercoledì 17 di Decembre.

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Giacomo Leopardi