FATTI AD ARTE

DESIDERIO DI MONTECASSINO E LA CHIESA DI SANT’ANGELO IN FORMIS

di Stefano Di Palma

L’abate Desiderio (1027-1087) è una figura di straordinaria importanza dello sviluppo storico e artistico del Meridione italiano. Desiderio era figlio dei duchi longobardi di Benevento, nel 1058 è chiamato alla guida del cenobio di Montecassino, nel 1059 diviene cardinale e vicario papale nel sud della penisola, finché nel 1086 ascende al soglio pontificio con il nome di Vittore III.

In particolare sono due le caratteristiche che evidenziano l’attività di questo ecclesiastico, ossia le capacità diplomatiche (egli è ricordato come mediatore nelle contese prima tra il papato e i normanni e poi tra papa Gregorio VII e l’impero) e la spiccata sensibilità artistica che trova riscontro, in un felice connubio tra esigenze politiche, rappresentative e liturgiche nelle opere di sua committenza.  Desiderio succede ad una lunga serie di abati tedeschi dando inizio ad un periodo di grande splendore e potenza dell’Abbazia di Montecassino che trova massima affermazione nella consacrazione della nuova chiesa abbaziale, avvenuta nel 1071. I riferimenti culturali dell’abate longobardo sono chiari e tutti rivolti alla messa in opera delle energie migliori tratte dall’offerta artistica del tempo: egli chiama architetti lombardi e amalfitani per definire l’impianto architettonico dell’abbazia; la chiesa viene ricostruita sullo schema delle basiliche paleocristiane romane con materiale di spoglio; la decorazione è affidata a mosaicisti greci espressamente chiamati dal committente; alcuni affreschi con episodi del Testamento ornano l’edificio e la profusione di materiali preziosi e della suppellettile liturgica denota il tono aulico che investe l’intera chiesa.

Dell’edificio e del suo ricco apparato, quasi completamente distrutto da un terremoto verificatosi a metà del Trecento e in seguito ricostruito sempre in forme diverse, rimangono pochi frammenti (per lo più lastre marmoree con motivi vegetali che incorniciavano le antiche porte d’ingresso) e, soprattutto, testimonianze scritte tra le quali si menziona la descrizione di Alfano vescovo di Salerno, amico di Desiderio e probabilmente coinvolto dallo stesso nell’ideazione del programma iconografico (cfr. A. M. ROMANINI, 2002).

Una proiezione della magnificenza dell’antica chiesa abbaziale di Montecassino ci è pervenuta nell’altra fondazione desideriana, ovvero la splendida chiesa di Sant’Angelo in Formis presso Capua che ha conservato in gran parte la decorazione originaria. L’edificio s’innalza sul podio e in parte sul pavimento di un preesistente tempio dedicato a Diana; la tradizione classica è ancora affermata dall’impianto basilicale (a tre navate con terminazioni absidate) dove sono utilizzate colonne e capitelli di spoglio mentre la decorazione a fresco, eseguita tra il 1072 e il 1078 circa, si collega a maestranze locali educate, per volere di Desiderio, sulla cultura bizantina (cfr. G. BORA, G. FIACCADORI, A. NEGRI, A. NOVA, 2002)

La decorazione dell’abside è divisa in due registri. In quello superiore è raffigurato un Cristo in Maestà seduto sul trono gemmato e affiancato dai simboli degli evangelisti; in quello inferiore si trovano al centro tre arcangeli di cui quello al di sotto del Cristo è solennemente avvolto nel loros, ovvero la lunga fascia ricamata di pietre preziose tipica dell’abbigliamento imperiale bizantino. In ossequio alla fondazione benedettina del sacro luogo ai lati delle figure angeliche si trovano raffigurati san Benedetto e l’abate Desiderio; quest’ultimo è ritratto con nimbo quadrato che lo qualifica come vivente e con il modellino della chiesa tra le mani che lo immortala in veste di offerente.

Lungo le pareti della navata centrale sono disposte su più registri le Storie della vita di Cristo mentre nelle navate laterali si trovano tracce di un ciclo dedicato al Vecchio Testamento. Come è stato giustamente notato l’intera decorazione presenta caratteri sostanzialmente didattici; al popolo di Dio riunito in chiesa durante le celebrazioni i testi sacri dovevano apparire immediatamente comprensibili tramite le immagini; a tal proposito è emblematico che il ciclo pittorico si chiuda con la scena del Giudizio Finale, affrescata nella parete di controfacciata di fronte all’abside, dove domina il Cristo benedicente e dove il tema assume un ruolo di monito visto che era l’ultima immagine che il pio fedele vedeva prima di uscire dalla chiesa (cfr. P. DE VECCHI, E. CERCHIARI, 1991).

I caratteri del rinnovamento culturale della stagione desideriana si riscontrano anche nella produzione libraria dello scriptorium cassinese, nonché, in ambito architettonico, in altre chiese situate nello stretto raggio d’azione della principale Abbazia per poi estendersi in scelte ideologiche, iconografiche e stilistiche che, con varie declinazioni linguistiche, trovano esiti significativi in opere presenti a Roma e in chiese ubicate in Campania e in Abruzzo.