Due amministratori di una impresa edile con sede in un paese del reatino sottoscrivono un contratto per la costruzione ex-novo di una abitazione aquilana ma, dopo aver incassato una somma di denaro richiesta prima dell’ultimazione dei lavori, adducendo una momentanea difficoltà economica, abbandonano il cantiere e si rendono irreperibili.
Sono stati denunciati in stato di libertà per il reato di “Truffa” e deferiti alla locale Autorità Giudiziaria:
- M. (cognome) P. (nome), siciliano, trentenne residente in provincia di Rieti;
- (cognome) D. (nome), marsicano, trentenne, anch’egli residente in provincia di Rieti.
Dopo alcuni anni dal terremoto che ha colpito la città di L’Aquila nel 2009, un cittadino, proprietario di un terreno edificabile ubicato in uno dei paesini limitrofi al capoluogo, decide di costruirvi una nuova abitazione.
Si affida, quindi, ad una impresa edile di cui, durante i lavori di ricostruzione post-sisma, ha avuto modo di conoscere i due amministratori e legali rappresentanti.
Al momento della sottoscrizione di un primo contratto di appalto, quello per la realizzazione della struttura portante, i due amministratori, residenti in un piccolo borgo della provincia di Rieti, forniscono, fra i vari documenti, il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) scaduto da pochi giorni, assicurando, però, la regolarità di ogni adempimento in ordine all’esercizio dell’attività edilizia e dicendo di essere in attesa che venisse loro recapitata la nuova documentazione. Al fine di aggiudicarsi l’appalto, vista la titubanza del committente, in accordo con quest’ultimo inseriscono nel contratto, poi sottoscritto, una clausola nella quale si attesta che gli stessi si dichiarano in regola con le normative vigenti in materia e con ogni adempimento connesso alla costruzione dell’immobile.
Inizia la realizzazione dell’immobile, i lavori previsti dal contratto vengono portati a temine e la ditta riceve il compenso pattuito.
Viene stipulato un secondo contratto di appalto per la realizzazione di tamponature esterne, tramezzature interne ed altri lavori connessi. Anche in questo caso, non avendo il DURC in regola al momento, i due amministratori inseriscono la stessa clausola del primo contratto ed iniziano anche questi lavori.
Tutto sembra procedere nel migliore dei modi: i due amministratori si dimostrano collaborativi, affabili e conquistano la stima del committente con il quale si instaura un rapporto di fiducia e confidenza.
Ad un certo punto, neanche a metà dei lavori appaltati eseguiti, i due dichiarano di essere in un periodo di momentanea difficoltà economica e chiedono al committente l’anticipo della cifra pattuita per far fronte alle sopravvenute esigenze, garantendo nel contempo l’ultimazione dei lavori: il mandatario eroga la somma richiesta, non avendo motivo di dubitare della buona fede dei due uomini, ma dopo qualche giorno dal pagamento, gli operai non si recano più in cantiere ed i due amministratori si rendono irreperibili non rispondendo al telefono né ritirando le varie raccomandate postali con le quali si comunicava la risoluzione del contratto per inadempienza; al proprietario non resta quindi che cercare un’atra ditta per l’ultimazione dei lavori e denunciare l’accaduto.
La Squadra Mobile, sulla base degli accertamenti info investigativi e documentali, grazie anche al carteggio fornito dal denunciante, ha compiutamente identificato i due, denunciandoli all’Autorità Giudiziaria per il reato previsto e punito dall’art. 640 del c.p..
– Foto generica tratta dal web –