E’ ancora in stallo la situazione del demansionamento dei 33 dipendenti comunali, mentre la segreteria provinciale della Uil Flp contesta il procedimento.
La questione è nota ai nostri lettori: venti giorni fa, è scoppiata una grana in Comune. A seguito di una ispezione del MEF – il Ministero delle Economie e Finanze – l’amministrazione municipale è stata chiamata a disporre il declassamento di 33 dipendenti che, all’epoca del governo Casinelli, contestualmente all’ingresso in pianta organica degli LSU, furono promossi dalla categoria A alla B, per salvaguardarne la professionalità acquisita nel tempo. I sindacati si sono espressi contro tale eventualità, ma i problemi che si aprono sono diversi: intanto, la questione del funzionamento degli uffici comunali – che prima si sono avvalsi di queste figure ed ora non ne possono più disporre, se non come addetti alle pulizie; poi, la legittimità del provvedimento; e, non da ultimo, la predisposizione materiale del declassamento stesso: ovvero, chi dovrà decretare il passaggio dalla categoria B alla A, con annessa decurtazione dello stipendio dei 33 dipendenti?
Al momento, la patata bollente è nelle mani dei dieci capi-area del Comune, che hanno ricevuto una lettera d’imperio dal Segretario comunale, secondo la quale dovrebbero essi stessi procedere al declassamento, limitatamente a quei lavoratori che operano negli uffici da loro diretti. I capi-area, però, dal canto loro, mettendo la propria firma sotto il decreto di demansionamento, temono una rivalsa e una possibile causa del lavoro intentata dal 33 o da una parte di essi. Per questo, sarebbe stato loro consigliato dai sindacati di rifiutarsi di sottoscrivere un tale atto, sostenendo di non avere bisogno di personale della categoria A.
Quanto alla difesa dei lavoratori, la segreteria provinciale della Uil Flp, nell’evidenziare che “ancora una volta a pagare saranno le fasce più deboli”, contesta che quella avvenuta a suo tempo sia stata una vera e propria promozione, potendosi inquadrare quella progressione verticale in una “ipotesi di mera riqualificazione del personale: l’Ente, infatti, ha anche provveduto onerosamente a formare il personale interessato”, spiegando che “la riqualificazione è stata necessaria in quanto molti dipendenti svolgevano e svolgono mansioni superiori per garantire servizi qualificati che rispondono alle esigenze dell’utenza ed inoltre il passaggio di categoria dei dipendenti ha permesso all’Ente di evitare contenziosi che lo avrebbero visto sicuramente soccombente con esborso di somme non indifferenti. Ma vi è di più – si legge ancora in una nota a firma dei sindacalisti Danilo Alonzi e Paolo Pandolfi – L’eventuale revoca della categoria B, con conseguente attribuzione di inferiore profilo professionale, non potrebbe incidere in alcun modo sui singoli contratti individuali di lavoro che, come noto, non sono suscettibili di modifiche unilaterali”.
Vedremo come se ne uscirà!