Degenerazioni - Memorie di un assassino

DEGENERAZIONE – MEMORIE DI UN ASSASSINO. XX CAPITOLO – ‘FINALMENTE UOMO’

Cap XX

FINALMENTE UOMO

Aprii gli occhi sollecitato dalla luce del sole che penetrava energicamente dalla finestra, ma li richiusi subito voltandomi nel verso opposto.  D’improvviso fui colto da un pensiero, spalancai gli occhi, non avevo visto male… ero in una stanza diversa dal solito, una specie di abbaino! Mi ci vollero alcuni istanti per fare mente locale… ero evaso ieri notte e l’ultima cosa che ricordo è che mi trovavo in macchina e che venivo istruito, la stanchezza mi colpì poi come una bastonata ricevuta alle spalle… credo che mi ci vorrà più di qualche giorno per abituarmi…dopo tutti quegli anni… svegliarmi e trovarmi in un ambiente diverso…  mi sembrava di sentire il rumore di un temporale imminente, ma tutta quella luce smentiva la mia ipotesi. Mi diressi verso la finestra, la spalancai e con grande sorpresa notai che il suono che avevo captato prima era provocato dalle onde che si infrangevano sugli scogli ad una cinquantina di metri e feci un grande respiro per assaporare l’odore meraviglioso della brezza marina che mi aveva travolto. L’indescrivibilità del mio stato d’animo mi fece sentire del tutto rinnovato ed un’euforia paragonabile a quella dell’amore mi faceva muovere come se non mi fosse mai successo niente, immune a qualsiasi postumo della reclusione, felice di essere ancora vivo, ma nel senso più profondo della parola… il livello di beatitudine era salito talmente tanto che scoppiai in lagrime, alzai gli occhi al cielo e rivolgendomi a mio padre resi grazie per avermi dato buon esempio nella vita e soprattutto nella morte. Abbassai lo sguardo e mi vidi di nuovo nello specchio, diverso, finalmente uomo! Feci alcuni passi fino ad arrivarvi, allungai una mano fino a posarla su di esso. Poi dopo una breve pausa, con un filo di voce dissi:

-È grazie anche a te se sono qui oggi, la tua forza mi ha rinnovato… sei stato proprio tu a salvarmi…se non ci fossi stato nel momento più critico sarebbe finita lì… nel modo più misero e anti umano… sarebbe finita in degenerazione!-

L’uomo riflesso mi fece un sorriso e rispose:

-asciugati quelle lagrime e vai, il mondo ti attende…-

Mi ricomposi e scesi al piano di sotto per mettere qualcosa sotto i denti. Non ero mai stato così affamato in vita mia!

Raggiunto il piano sottostante vidi subito un tavolo imbandito. Dolci, croissant, biscotti, crepes al cioccolato, baguette con burro e marmellate di tutti i generi, tutta roba fresca e fatta da poco. Di lato c’erano delle brocche con succo d’arancia e teiere fumanti piene di tè e caffè, una spettacolare colazione alla francese, era come essere a Parigi. Oltre il tavolo c’era un uomo di spalle che teneva un giornale tra le mani riportate dietro la schiena, e la cui sagoma mi sembrava molto familiare. Quando raggiunsi il tavolo si voltò lentamente e con fare commosso mi rivolse la parola:

-finalmente ti sei svegliato…-

Posò il giornale sul tavolo e venne verso di me. Poi si fermò.

-cos’è non mi riconosci?-

-Aprile? Sei proprio tu?-

Ebbene si era il caro amico nonché esponente della K.K., era venuto di persona a salutarmi ed aveva addirittura aspettato che mi svegliassi, come fossi un pezzo da novanta, o come si faceva con i nobili nell’ottocento. La mia felicità si raddoppiò e tutti e due ci avvicinammo per sfogarla in un abbraccio caloroso e deciso.

-ti trovo bene ed in forma, apparte qualche dente mancante ma, non preoccuparti nel pomeriggio andremo dal miglior dentista di Menton così potrai sentirti più a tuo agio con le dolci donzelle francesi-

Scoppiammo in una lunga risata di quelle che ti fanno venire male alla pancia. Poi il silenzio spezzò per un attimo l’atmosfera, e fu Aprile a riprendere subito la parola.

-sediamoci e facciamo colazione insieme, non pensiamo a niente ma parliamo semplicemente come due amici. Voglio farti però le mie congratulazioni per come hai gestito la cosa. Sei diventato un eroe ormai all’interno dell’organizzazione tutti parlano di te come del perfetto agente… forte, sicuro, istruito, pronto all’azione e capace di risolvere qualsiasi situazione… mentre i novizi ti descrivono come se fossi un dio in terra… in tutti i casi sei l’agente più apprezzato e stimato di tutto il sistema, soprattutto più di me te lo posso garantire! Complimenti veramente hai dimostrato sangue freddo e capacità fuori dal comune, la tua fuga ha sbalordito tutti in Italia, si parla dell’evasione più spettacolare della storia! Per questo poi ti leggerò il giornale che ho portato dall’Italia, anche se non sono solo i giornali Italiani a parlarne… grazie a te oltre a dare un duro colpo allo stato è stato lanciato un chiaro messaggio a tutti i compagni, e cioè, come disse Charles Bukowsky “se hai intensione di tentare fallo fino in fondo!” il morale degli agenti è schizzato alle stelle difatti ho pensato di darti il compito, logicamente quando ti sari riavuto, di addestrare sulle tecniche di fuga cinque capi squadra della sezione di preparazione e addestramento della K.K.. Voglio però che tu sappia che non ti avremmo abbandonato a marcire! Abbiamo cercato di studiare un piano per liberarti, ma con i disordini e soprattutto con l’evasione di Renato Curcio si stava facendo tutto più complicato! Credimi non avrei mai permesso che morissi lì dentro, appena calmate le acque saremmo venuti da te ma tu ci hai preceduti di gran lunga sbalordendo tutto il mondo… –

Tutti quegli elogi mi sembravano eccessivi, Aprile mi parlava come se fossi un mago nel campo delle evasioni. Io non i sentivo tale. Addirittura mi onorava dandomi il compito di addestratore speciale che doveva preparare alcuni tra i migliori capi istruttori della potente organizzazione. Gli feci presente questo mio pensiero, ma lui afferrando il giornale  mi intimò di mettermi comodo e di ascoltare l’articolo che mi riguardava mentre degustavo le prelibatezze che avevamo di fronte.

-Prima pagina! Il titolo: “LA FUGA DEL SECOLO.” Sottotitolo: “La misteriosa evasione di un detenuto.” Che te ne pare? Già il titolo è un programma ha ha ha ha ha… senti qua:

“Dal carcere di San Vittore a Milano in Piazza Filangieri arriva notizia della fenomenale evasione, o meglio dire scomparsa, di un detenuto. Francesco De Biase 33 anni detenuto numero 82, arrestato a novembre sulla carrozza numero 3 dell’ interregionale 2134 diretto a Milano in possesso di una Pistola mitragliatrice Beretta 93R accusato di omicidio di primo grado nei confronti dell’agente della polizia Rocco Guida 45 anni, e indagato di fare parte delle brigate rosse data la natura della situazione in cui è rimasta uccisa una sua compagna Francesca Rei 29 anni, su cui non ci sono indizi a favore degli inquirenti, è “misteriosamente” svanito dalla sua cella. La guardia di servizio è stata rinvenuta morta nel suo gabbiotto di cui solo l’autopsia determinerà le cause del decesso anch’esso misterioso. Dopo lo scompiglio iniziale dato dal rinvenimento è stato eseguito il conteggio di routine sui detenuti che a primo impatto non ha destato sospetti in conseguenza al fatto che il nostro “prestigiatore” aveva pensato bene di imbottire la branda con dei cuscini per dare così l’illusione che fosse ancora a letto. Dopo però le guardie insospettite dall’insolito comportamento, e ipotizzando quindi un malore del detenuto, sono entrati nella cella per verificarne lo stato di salute che, a loro grande sorpresa, non si trovava sotto le lenzuola. Il comandante del carcere Luca Caporale in seguito di un’intervista ha dichiarato:

“non riusciamo ancora a spiegarci come gli eventi si sono susseguiti. Non sono stati rinvenuti ne tagli nelle sbarre della finestra, ne indizi di alcun genere. Posso dirvi solamente che il detenuto 82 noto come Francesco De Biase si è dissolto nel nulla come solamente un prestigiatore di fama sarebbe in grado di fare. La cella è stata messa sotto sequestro e smantellata per trovare probabili vie di fuga, oltre questo non posso dirvi niente di ufficiale, grazie.”

 

L’allarme è stato lanciato alle ore 8:30 e il comunicato completo di foto segnaletiche è stato subito diffuso in tutti i comandi della penisola. È scattata così la caccia all’ uomo anche se il soggetto considerato estremamente pericoloso, con grande vantaggio, avrà provveduto a nascondersi probabilmente a sud supportato dalla malavita o dalle BR stesse.”

 

-Che ne pensi? Niente male eh? Ah e non è finita qui amico mio! Sei stato inserito al primo posto di una classifica sulle più grandi evasioni che la storia ricordi! Senti qua:

 

“Evasioni storiche”

Quinta posizione. Giacomo Casanova la notte fra il 31 ottobre e il 1º novembre 1756, mise in atto il suo piano: passando dalla cella alle soffitte, attraverso un foro nel soffitto praticato da un compagno di reclusione, il frate Marino Balbi.

Quarta posizione. Papillon. Condannato nel 1931 ai lavori forzati per un omicidio, del quale si proclamò sempre innocente, fu imprigionato nel bagno penale della Guyana Francese, dalla quale tentò numerose fughe dai risvolti drammatici. Tentò la prima fuga appena 42 giorni dopo essere arrivato nella Guyana Francese. Henri Charrière, detto “Papillon” per via di una farfalla che portava tatuata sul torace, in tredici anni di prigionia tentò nove fughe. L’ultima evasione, dall’isola del Diavolo, lo portò fino in Venezuela, dove riuscì a stabilirsi e a vivere da uomo libero al fianco della sua compagna Rita.

Terza posizione. John Dillinger che fu dichiarato “il nemico pubblico numero uno” nella sua carriera criminosa fu protagonista di più di un’evasione di prigione, il 3 marzo 1934 evase dalla prigione di Crown Point, nell’Indiana. Nella prigione Dillinger riuscì a procurarsi un blocco di legno, e servendosi di un rasoio ne intagliò una pistola che annerì con il lucido da scarpe, puntò così quest’arma finta ad un agente di guardia che cadde nel trabocchetto dal quale si fece consegnare l’arma che aveva in dotazione. Così, realmente armato, riuscì a guadagnare l’uscita del carcere dove s’impossessò dell’auto dello sceriffo che era nel cortile e con la quale si diede alla fuga.

Seconda posizione. Frank Morris, forse l’evasione più celebre: la notte dell’11 giugno 1962 evase dal carcere di Alcatraz, detto la roccia, da cui nessuno era mai riuscito a scappare. Il gruppo, ad eccezione di uno, scappò fuori dai fori scavati nella loro cella entrando nel corridoio. Procedettero prima sopra il tetto per poi scendere verso la baia. Là salirono sulla zattera da loro costruita la quale scomparve nella notte. La mattina seguente gli ufficiali ritrovarono le teste finte riprodotte in cartapesta nelle brande dei prigionieri, e fu dato l’allarme. L’FBI condusse una delle più grandi cacce all’uomo nella storia; tutto quello che fu ritrovato furono alcuni resti della zattera e dei salvagenti sulla spiaggia di Angel Island. Fu anche ritrovata una borsetta impermeabile che conteneva oggetti personali di Clarence Anglin.

Al primo posto Francesco De Biase evaso oggi dal carcere di San Vittore a Milano e svanito senza lasciare tracce, apparte un letto imbottito da due cuscini.”

-Sei entrato nella storia caro Francesco! Siamo tutti fieri di te! Ora se vuoi puoi riposarti o fare una passeggiata sulla spiaggia, al tuo ritorno troverai il rapporto che avevi richiesto ed i documenti della tua nuova identità sulla scrivania della tua camera. Io ho degli affari da sbrigare, ma ci rivedremo stasera per cenare assieme.-

 

Decisi di uscire un po’ per godere di quella giornata particolarmente soleggiata, ma senza allontanami troppo essendo sprovvisto di documenti. Notai che la città era collocata in una splendida posizione a ridosso di colli boscosi con un’accogliente stazione balneare e all’apice del borgo antico si inerpicava sulla collina tra viuzze e scalinate.

Sul lungomare, alla radice del molo, si trovava un bastione trasformato in museo. Le guardiole ai quattro angoli del parapetto della terrazza di copertura del bastione erano fatte con il tipico rivestimento a coppi colorati. L’ingresso al Museo e le arcate adiacenti, erano decorate con mosaici da piccoli ciottoli bianchi e neri. Sopra l’ingresso alla fortezza al di sotto del cordolo del bastione, una lapide recava la seguente iscrizione:

“Moi Prince de Monaco / desire que sur le roc / marquant la pointe de l’eperon portant la ville fortifiée de Menton / soit edifié un bastion qui avance dans la mer / et devienne la tête / armée de la cité / Honoré II / MDCXVIII”.

Sentii la guida di un gruppo di turisti italiani che parlava di una basilica in alto alle nostre spalle:

– Con la sua facciata, il suo campanile, il suo sacrato formato da ciottoli che rappresentano lo stemma dei Grimaldi, le sue rampe maestose, essa è un gioiello dell’arte barocca. Colonne a fusto liscio, capitelli ionici, colonne geminate, capitelli corinzi… Leggermente spostata, la cappella dei Penitenti Bianchi, la Basilica di San Michele Arcangelo offre una facciata più decorata: pinnacoli, fregi, ghirlande di fiori…-

Fui catturato dal fascino della cittadella che la decorava e decisi così di fare un giro veloce tra le stradine del borgo. Piazzette ombreggiate e vicoli che scendono verso il mare, il cuore storico della città batte dietro alle facciate ocra dalle persiane che filtrano la luce preservando l’intimità delle case dagli assalti del sole. La città vecchia è il cuore storico della città. Essa forma un vero labirinto le cui stradine strette scendono con forte pendenza dalla collina per ricongiungere il quartiere del porto vecchio. Aquassoma, Capodanna, Lampedoze, Mattoni… i loro nomi, a volte quelli di pirati, sono evocatori ! E’ dominata dal cimitero del Vecchio Castello, in alto della collina, il cui luogo offre un panorama interessante sulla città, il mare, l’Italia e le montagne. Situato tra il porto e la città vecchia, il mercato municipale, centenario, sfoggia mille colori, profumi, spezie e sapori del mezzogiorno. Il bello di tutto è che per ragioni di indole storica, culturale, turistica e di vicinanza geografica, l’italiano è ampiamente compreso da gran parte della popolazione. Puoi sentirti quasi a casa. Tutto quel moto mi mise gran appetito così decisi di fare ritorno. Ero rimasto suggestionato da tutta quella bellezza che mi restituiva un gran senso di benessere, e ancor di più il muovermi “liberamente” in un bagno di gente nuova e belle ragazze. Al rientro notai subito che la tavola era nuovamente apparecchiata, capii che c’era qualcuno in casa incaricato di occuparsi di me, quindi non esitai a prendere posto. Dalla porta accanto udii una gradevole voce femminile:

– êtes-vous monsieur François? Mi scusi, siete voi signor Francesco?-

A quel punto apparve sulla porta. Si chiamava Axelle, il viso dai tratti fini era di carnagione bronzea, che metteva in risalto i suoi occhi verdi come le foglie colpite dal sole. Una cascata di lucenti capelli color miele le incorniciava quel viso così accattivante, eppure quelle labbra perfette, piene e rosee, si incurvavano sempre in un sorriso quando ci incontravamo, mentre le sue gote si colorivano leggermente. Rimasi talmente stupefatto da cotanta bellezza che non le risposi affatto e rimasi lì come un sacco di patate. Fu un vero e proprio colpo di fulmine, ma sapevo per certo che una ragazza così era sicuramente impegnata data l’inesauribile fiumana di pretendenti e corteggiatori che avrebbe messo in moto. Ciò nonostante con lei mi sentivo costantemente in imbarazzo.

-Il mio nome è Axelle e sono qui per servirvi signor Francesco. Vi servo subito il pranzo.-

-No, no aspetta. Devi farmi la cortesia di non chiamarmi più signore, lo detesto, e poi… che brutta parola “servirvi”, tu non sei al servizio di nessuno… Tanto meno di me!-

La ragazza arrossì e chinò il capo nascondendo un sorriso ammaliante mentre teneva le mani congiunte con le dita intrecciate tra loro con forza tenendo le spalle strette vicino al capo.

-Oui-

Rispose con un filo di voce. Poi si voltò velocemente per dirigersi in cucina facendo involontariamente un movimento con i capelli incantevolmente d’impatto.

Tornò subito dopo con un vassoio dicendo:

-le nostre tradizioni alimentari sono diverse dalle vostre quindi ti spiegherò in cosa consiste il pranzo, perché ho voluto preparartene uno prettamente francese come benvenuto nelle nostre terre! Un normale pasto completo consiste in un antipasto, detto entrée. Si tratta di un piatto spesso costituito da crudités, verdura cruda, a volte da charcuterie, salumi o patés, ma può anche includere alcuni tipi di frutta come pompelmi, meloni o avocado. Il piatto principale, in genere è di carne o pesce presentati insieme a verdure cotte, pasta o riso. Un dessert, cioè della frutta, un dolce o uno yogurt, anche il formaggio è considerato un dessert. Il pranzo è a volte accompagnato da vino o, occasionalmente da birra, e come in ogni altra città europea termina con un caffè. Ti auguro buon appetito! Adesso io vado a mangiare…-

-Vai a casa tua?-

Risposi.

-Beh signor Francesco, volevo dire Francesco… questa è casa mia…-

-C’è qualcun altro in casa oltre noi?-

Aggiunsi.

-Beh… no! Siamo solo noi due!-

-Allora perché non pranziamo insieme? Dopotutto sei tu la padrona di casa ed io l’ospite…-

La ragazza annuì col capo mostrando nuovamente quel sorriso incantevole, così dopo aver disposto anche per lei la tavola si sedette e consumammo l’ottimo pasto tra una risata e l’altra. Feci di tutto per non mostrare la mancanza di denti che avevo dovuto subire e di cui mi vergognavo molto che fortunatamente occupavano le zone più interne della bocca. Parlammo molto e lei pareva conoscere tutto di me e dell’organizzazione al quale io le chiesi se ne faceva parte, e lei mi rispose che suo fratello ne era membro perciò Aprile aveva potuto trovare quel rifugio. Volle farsi raccontare i particolari della miracolosa fuga di cui tutti parlavano. Ed io la accontentai. Soprattutto mi chiese cosa stava ad indicare la misteriosa sigla del nostro gruppo, cosi le risposi semplicemente:

-K.K. sta per KILLER-assassino, e KARMAN nella terminologia religiosa e filosofica indiana, il frutto delle azioni compiute da ogni vivente, in quanto determina una diversa rinascita nella gerarchia degli esseri e un diverso destino nel corso della susseguente vita.-

Mi guardava assorta come se fossi una celebrità, e forse per gli altri lo ero, ma io non mi sentivo affatto tale. Al termine del pranzo mi adoperai per pulire e lavare le stoviglie come segno di riconoscenza in cambio della premurosa ospitalità. Dopo aver fumato una buona sigaretta di marca insieme sul portico mi ritirai per consultare il materiale trafugato del comandante Caporale ed il rapporto su di lui che Aprile disse che avrei trovato in camera.