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CRONACA DELLA CHIUSURA DEL MUSEO NAZIONALE DELL’EMIGRAZIONE

Dal Prof.Michele Santulli, riceviamo e pubblichiamo:

L’emigrazione italiana è stato un fenomeno sociale drammatico  che, secondo le statistiche, dal 1870 circa ha portato fuori del paese nell’arco del tempo  più di venticinque milioni di Italiani che oggi sono diventati più del doppio, una seconda Italia dunque: una forza immensa, una potenzialità unica. Tutte le regioni italiane, quali più quali meno, hanno vissuto tale dramma: il Veneto dell’epoca quasi si svuotò, le regioni meridionali furono le maggiormente rappresentate in tale gigantesco esodo. Ogni comunità ha le sue storie e le sue vicissitudini: molte di esse belle a raccontare ma molte terribili: il destino di chi cerca il proprio  pane in altre case e per altre scale è  triste e umiliante, come ben si conosce, da sempre. Si sa anche che  gli umili e i diseredati non fanno storia e nessuno in generale si occupa di loro: si conosce qualcosa di queste odissee nelle varie parti del pianeta grazie principalmente ai ricordi personali o all’opera di qualche personaggio illuminato. In due o tre nostri contributi passati abbiamo ricordato due di tali benemeriti, pur se con riferimento solo ai fuoriusciti ciociari: abbiamo richiamato alla memoria l’impegno ventennale appassionato di Giuseppe Mazzini (sì, lui!) a Londra a favore dei  derelitti bimbi ciociari vittime innocenti di un commercio losco, abbiamo ricordato le inchieste e le opere letterarie mai abbastanza decantate ed encomiate di R.Paulucci di Calboli a favore sia dei bimbi occupati in certe fabbriche francesi e sia in Inghilterra e soprattutto a Parigi, degli artisti girovaghi e delle modelle. Molti si sono persi lungo il cammino, preda dello sfruttamento o della violenza o della ingiustizia o del razzismo, ma gran parte grazie a un lavoro assiduo e ad un impegno costante, ha conseguito risultati e sovente posizioni che sono semplicemente inimmaginabili: possiamo perfino sostenere senza polemica alcuna,  che se questi italiani tornassero in patria, e quelli qui presenti si tenessero tutti in pensione forzata, l’Italia in cinque anni risorgerebbe dalle ceneri attuali! Ma altro è il nostro tema.

In effetti dei suoi figli emigrati, l’Italia ha favorito e promosso solamente le loro rimesse in patria: l’Italia ha solamente sfruttato i suoi figli emigrati,  gran parte di essa è vissuta per anni sulle loro spalle: ha solo preso e nulla dato. Ha perfino favorito e negoziato un certo tipo di emigrazione: quella in Belgio per esempio del secondo dopoguerra nelle miniere di carbone: quasi tutti dalla Sicilia, dalla provincia di Enna o di Caltannissetta: quegli omini dai capelli ricci, dai volti raschiati dalla fatica e quelle donne avvolte nei loro abiti neri che vedevi per le vie di Liegi o nei paesi del Borinage o a Charleroi: impressionante quegli occhi con aloni neri di polvere di carbone degli uomini, sconvolgente! E poi Marcinelle.. che si aggiungeva a Monongah, a Dawson, a…L’Italia  ha funto solo e sempre da becchino dei suoi emigrati !

E dopo oltre cento anni l’Italia finalmente si è ricordata della epopea della emigrazione e nel settembre del 2009 alla presenza della massime autorità dello Stato fu inaugurato con grande pompa e dispiego di mezzi, il Museo Nazionale della Emigrazione al Vittoriano a Roma, emanazione del Min. Esteri e del Min.Beni Culturali e affidato a privata gestione. Fu redatto un catalogo che costava 60 €. Ci siamo occupati più di una volta del Museo con riferimento alla emigrazione ciociara e ne evidenziammo le gravi grossolane  lacune al soggetto.

Incredibile: dopo appena scarsi sette anni il museo viene chiuso, dopo aver inghiottito una valanga di soldi pubblici,  pare per scarso numero di visitatori. Noi non crediamo a tale versione, le ragioni alla base debbono essere ben altre e ben più allettanti, per qualcuno: in verità se si fosse trattato per il manco di visitatori gran parte dei musei italiani si dovrebbero chiudere e da un pezzo! E il giornalista Gian Antonio Stella del Corriere della Sera con parole chiare e nette ha ben circoscritto la inaudita situazione: “il museo fa schifo”, la gestione  “sgangherata”, il sito web  realizzato e messo in funzione a caro prezzo e poi abbandonato e mai curato tanto da divenire campo di azione di predoni informatici che lo hanno trasformato quasi in un sito porno, nella totale e completa indifferenza dei comunque sempre ben pagati gestori del museo, una offensiva e disonorante “deriva pecoreccia” sempre nelle parole del noto giornalista! Quindi il Min. Franceschini l’anno scorso ne dichiara la chiusura ufficiale e trasferisce la iniziativa al Museo del Mare di Genova dove già esiste una istituzione museale consolidata ed efficiente atta ad accogliere anche questa della emigrazione nazionale. Questo l’onore reso dall’Italia ai milioni di emigrati!

Noi sottoponiamo all’attenzione del lettore i seguenti dubbi: ma possibile che ancora oggi le istituzioni ciociare e quelle regionali ma soprattutto i cosiddetti uomini politici locali, non si rendano conto, ignorino ancora oggi la necessità anzi l’obbligo di una qualche iniziativa  che ricordi ed onori la emigrazione ciociara, dal momento che, tra l’altro, la emigrazione italiana,  quella per fame  e per miseria e per oppressione, è nata proprio in questa terra già alla fine del 1700? E perciò se c’è un luogo in Italia dove una tale istituzione dovrebbe essere di casa, questa è proprio la Ciociaria? E come mai non ci si è sentiti coinvolti nella questione del Museo Nazionale del Vittoriano e ottenerne il trasferimento in questa terra, mille volte più consona e storicamente più plausibile e motivata anziché a  Genova? Ma soprattutto è mai accettabile che debbano essere proprio la culla e il luogo d’origine della emigrazione italiana ad essere  i soli privi di una qualche istituzione o memoriale che la ricordino e la celebrino? Il capoluogo, la provincia, la regione, l’Università, la Scuola….La cosa tanto più colpisce -ma si comprende purtroppo-  quanto al contrario si faccia rumore e si alzi la voce… per avere le ‘Olimpiadi 2024’ a Frosinone e nelle altre province del Lazio: si continua a ritenere che ogni iniziativa che abbia come finalità precipua la cementificazione e l’asfaltamento sia la panacea dei mali. Al contrario ne è la causa! E FR, capoluogo della Ciociaria frusinate cioè lo zoccolo duro di questa eccezionale pur se sconosciuta regione d’Italia, sta strepitando e confusionando per -facilissimo!- ulteriormente cementificare e asfaltare e consumare suolo pubblico quindi appezzentire e degradare anziché -difficilissimo!- aprire gli occhi all’arte alla cultura alla storia alla tradizione cioè alla civiltà e al progresso, alla valorizzazione dell’esistente cioè alla ricchezza vera.