di Michele Santulli
Tutti restano ammirati e coinvolti ogni qualvolta si assiste a quelle cerimonie pubbliche o semplicemente familiari nel corso delle quali i partecipanti di ogni età e grado indossano i loro costumi tradizionali: scozzesi, tirolesi, bavaresi, bretoni, olandesi….., va aggiunto che molti li indossano, in tutto o in parte, anche nella loro vita quotidiana, normalmente. Colpisce altresì che tutto si svolga senza esibizione o finzione, con la più grande naturalezza: cioè il costume della tradizione e della memoria è realmente ingrediente della vita quotidiana, individuale di ognuno: non tanto e non solo un contrassegno della propria appartenenza quanto un solido punto di riferimento e l’affermazione della propria individualità ed etnicità.
E che cosa a proposito del costume ciociaro, il più decantato al mondo? Una duplice risposta: o non lo si conosce o ci si vergogna! In entrambi i casi una perdita ed una mutilazione. Infatti tra la fine del 1700 e fino alle prime decadi del 1900 quel costume era stato conosciuto e visto in giro a Roma, poi a Parigi, a Londra, in Scozia, a Berlino, continuamente, nelle situazioni e contesti più diversi, fino a diventare, dove più dove meno, un ingrediente consolidato della società. Il costume ciociaro è conosciuto ed amato in tutto il mondo anche perché in tutti, o quasi tutti, i musei e gallerie del pianeta è presente almeno un’opera d’arte, sia essa un quadro o una scultura, che illustra e raffigura la donna o l’uomo ciociari. E queste opere d’arte aventi per soggetto il personaggio ciociaro sono state realizzate in un arco di tempo di almeno centocinquanta anni dalla gran parte degli artisti europei, dai minori ai massimi: cioè, più semplicemente, Manet, Corot, Degas, Cézanne, Van Gogh, Picasso hanno dipinto la donna o l’uomo ciociaro ma non il personaggio negli altri costumi citati! E pertanto nella terra di origine del costume più noto e celebrato del pianeta, nella Ciociaria, questo costume si conosce poco o niente e in aggiunta, così parrebbe, ci si vergogna di indossarlo.
Non solo dunque costume ciociaro e romano, senza parlare di abruzzese, calabrese, basco, savoiardo, zingaro ecc. ma il costume d’Italia per antonomasia, il costume d’Europa. Siccome le opere d’arte che raffigurano questi personaggi sia esso il pifferaro o lo zampognaro o il brigante o la ragazza o il contadino sono normalmente ricorrenti da sempre anche sul mercato dell’arte internazionale allora è facile rinvenire la conferma che gran parte delle titolazioni, quando non erronee come abbruzzese, calabrese, ecc. sopra citate, titolano le opere regolarmente costume d’Italia o quasi sempre Italiana o brigante italiano, ecc. Manet titolò la sua ciociara ’l’Italienne’ così pure Cézanne la sua, così Van Gogh, così Picasso quella sua in stile cubista e così mille altri esempi. Si dirà, perché non titolano ’ciociaro’? Perché pochi conoscevano la parola e quei pochi che la conoscevano ne storpiavano la grafia o la pronuncia in quanto il termine ‘ciociaro’ è particolarmente difficile sia a pronunciare sia a scrivere per i transalpini. Per saperne di più si raccomanda il mio libro: “IL COSTUME CIOCIARO NELL’ARTE EUROPEA…” Il significato europeo è documentato dalla realtà secondo la quale tutti conoscevano il costume ciociaro perché dalla maggior parte visto e ammirato a Roma, poi visto e incontrato sistematicamente per anni e anni per le strade di Parigi, di Londra, di Edinburgo, di Berlino, poi a centinaia negli studi degli artisti e delle scuole per almeno cinquantanni, era veramente la sola presenza umana visibile e riconoscibile e consueta nelle città principali d’Europa: nessun gruppo etnico possedeva quelle caratteristiche! Ecco perché il costume ciociaro, come detto più sopra, quasi la lingua franca d’Europa, uno spettacolo abituale e familiare vederlo in giro in mezza Europa. Ma è da aggiungere, anche a disdoro della situazione di oggi, che in certi locali pubblici dell’epoca, stiamo parlando del 1800, le cameriere servivano in costume ciociaro, a significarne la familiarità e anche il valore sentimentale a esso legato! Ultima e più recente prova del significato europeo consolidato quindi non artificioso, è il Comune di Parigi che qualche mese addietro a Montmartre ha affisso su una delle arterie principali una targa in onore di una modella ciociara a significarne ed evidenziarne il valore e addentellati appunto europei. Sempre a Parigi se si entra nell’immenso antico edificio della Borsa del Commercio si scoprirà che nella fascia affrescata che scorre attorno sotto la cupola con episodi del commercio riferiti ai cinque continenti, l’Europa è rappresentata in primo piano da una coppia di ciociari: e certamente ciò ha un significato e una valenza che è superfluo ribadire. E allorché Gino Severini realizzò il grande affresco dell’”Europa malata dopo la seconda GM”, intorno a Europa appunto distesa malata, la illustrazione dell’Italia che assiste assieme alle altre nazioni è la donna ciociara.
La presenza della umanità ciociara nella storia dell’arte ha assunto un ruolo e una valenza talmente imponenti e significativi e quindi irrinunciabili che ne è divenuto addirittura un capitolo cioè pittura di genere all’italiana!
Eppure…