Da Rodolfo Damiani, riceviamo e pubblichiamo:
“Troppo spesso registriamo critiche aspre nei confronti della Dirigenza della Conca, tutto ciò è spesso frutto di cattiva informazione altre volte per mancanza di cognizione sui limiti delle attività di Istituto della Conca. Non me ne vogliano i cultori di INTERNET che riteniamo tra i responsabili della genericità delle informazione e della loro sommarietà La Conca è un ente di gestione che opera in sintonia con le leggi in materia e soprattutto in dipendenza dei fondi di dotazione e di quanto assegnato per opere commissionate. Spesso coinvolgiamo in primis la Conca perché è l’ente più vicino al cittadino,è quello con cui è più facile parlare e che comunque ci ascolta, quindi l’eccesso di pioggia o la siccità non sono opera della Conca, la Conca non è l’autorità di Bacino, per cui non apre e non chiude la diga di Avezzano e tutta un’altra serie di lavori li può fare solo su mandato di altra autorità che ne ha competenza e capienza in bilancio. Le competenze proprie, la disponibilità di mezzi tecnici e di personale qualificato hanno convinto le Autorità datoriali ad ampliare i compiti dei Consorzi di Bonifica, come la Conca di Sora. In questo contesto la Conca di Sora, senza tema di smentita, ha operato positivamente per la promozione del territorio e per trovare nuove idee e nuovi percorsi di qualificazione dei giovani, basta ricordare il lavoro di riadattamento del Sentiero del Sole a Isola e il recente convegno sul pacchetto turismo. Le capacità operative del personale della Conca ne fanno un interlocutore privilegiato per interventi “difficili”, che qualcuno malgrado tutto cerca di sminuire,certo a chi ragiona in questo modo non sta a cuore Sora è innamorato del suo particolare. In questi ultimi mesi i sagaci dirigenti e gli esperti tecnici della Conca, hanno onorato una serie di eventi che danno la giusta dimensione dell’essere della società modello Angelo Prospero. Ancora una volta la città di Sora ha confermato la sua “romanità”, con il ritrovamento di un’area di pertinenza di un recinto funerario, localizzata tra Pontrinio e Valfrancesca. Della presenza del sito sulla spiaggetta alla confluenza del Fibreno nel Liri di resti ne avevamo conoscenza sommaria sin dal 2010, quando l’associazione “Verde Liri” ne individuò alcuni che segnalò tempestivamente alla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio. Solo nella primavera di quest’anno, però, grazie alla valida e pronta collaborazione del Consorzio di Bonifica, la Soprintendenza ha potuto intraprendere un progetto di ricerca finalizzato alla documentazione, allo studio e alla tutela del sito. Già lo scorso maggio, infatti, la disponibilità del Consorzio, ha reso possibile per la Soprintendenza attuare un primo intervento di bonifica e di pulitura del sito, sommerso da limo e materiale detritico di vario genere, che consentì di prendere atto dell’importanza storico-archeologica del ritrovamento e di verificare il perfetto stato di conservazione del sito. In seguito a quanto emerso, si iniziò, dunque, a programmare, l’intervento di scavo e di recupero dei resti per garantirne la giusta tutela. E’ accaduto, così, che poche settimane fa, grazie all’intervento di scavo diretto dalla Dott.sa Gatti (funzionario della Soprintendenza competente territorialmente) e condotto sul campo dalla dott.sa Manuela Cerqua, archeologa da anni collaboratrice della Soprintendenza e da circa due mesi Direttrice Scientifica del Museo della Media Valle del Liri, coadiuvata da un valido team di suoi colleghi archeologi e appassionati della materia, è stato effettuato lo scavo archeologico dell’area e il recupero degli importanti reperti che sono stati trasferiti nel nostro museo che, oltre ad assicurarne la tutela, avrà il compito di garantirne la giusta valorizzazione e fruibilità per cittadini e turisti. Tutto questo, è stato reso possibile grazie alla sensibilità e disponibilità del Consorzio di Bonifica, che anche in questa occasione, tirato in campo dalla Soprintendenza – coadiuvato in questa fase anche dal Comune di Sora – ha mostrato grande interesse nei confronti della storia più antica del nostro territorio, e ha dimostrato ancora una volta grande flessibilità nel saper operare sapientemente nelle situazioni più varie e difficoltose. Il sito, trovandosi praticamente nel letto attuale del fiume, presentava, infatti, notevoli difficoltà sia per la quota di scavo che per il livello dell’acqua, per cui si è dovuto operare cercando di controllare le infiltrazioni idriche per garantire la corretta esecuzione dello scavo e salvaguardare gli aspetti più squisitamente scientifici. Tale operazione altamente impegnativa tecnicamente, condotta con una precisione da meccanica fine, è stata portata a termine dalla Conca grazie alle decisioni positive del Consiglio, al Presidente Prof. A. Prospero e all’Ing. P. Saccucci che, ognuno per le proprie competenze, hanno seguito gli interventi anche in prima persona controllandone la fattibilità e i modi di esecuzione in perfetta sinergia con gli archeologi, fidando nell’alta specializzazione dei tecnici e delle maestranze che li hanno eseguiti, e che hanno riscosso l’apprezzamento più ampio per la perizia tecnica, per la tempestività e l’attenzione che hanno permesso la felice conclusione dello scavo. Ancora una volta, magari con l’incomprensione dei contrari di professione, la Conca ha dimostrato di esserci , di fare e di saper fare, di lavorare a tutto campo per il territorio inteso in senso storico ed attuale, di dare sempre il suo contributo alla cultura che insieme a quell’agricoltura che è la mission del comparto è la chiave per lo sviluppo del futuro”.