Il conflitto tra Israele e Palestina non si combatte solo a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme, ma anche nelle principali capitali del mondo. Per le due parti in lotta è di fondamentale importanza guadagnare appoggi internazionali, dagli USA all’UE, dal Qatar alla Turchia.
La posizione della comunità internazionale nel conflitto israelo-palestinese è ormai consolidata: Israele gode dell’appoggio degli Stati Uniti e del mondo occidentale; la Palestina è sostenuta dal mondo arabo ed è riconosciuta da buona parte degli Stati del mondo, ma non dispone di un’alleanza con una superpotenza simile al rapporto israelo-statunitense.
Alcune relazioni diplomatiche sono però in evoluzione. Nel 2012 Palestina è stata riconosciuta dall’ONU come “Stato osservatore non membro”; Israele ha migliorato la sua posizione rispetto ai Paesi arabi ed è stato riconosciuto ufficialmente da alcuni di loro. Un altro gruppo di Paesi, tra i quali potenze come Cina e Russia, ha assunto una posizione “mediana”. Vediamo un po’ più nel dettaglio i rapporti internazionali di Israele e della Palestina.
Posizioni mediane: Cina, Russia e resto del mondo
Attenzione: la questione israelo-palestinese è estremamente complessa e delicata e siamo consapevoli che ogni tipo di sintesi rischia di omettere informazioni; pertanto questo articolo va visto nell’insieme dei contenuti che abbiamo proposto e che proporremo nei prossimi giorni. Vi invitiamo quindi a non perderli: potete trovare tutto nella categoria Guerra Israele-Palestina del nostro sito. Sappiate che il nostro scopo è di far capire la situazione geopolitica con la massima neutralità e stimolare l’interesse per ulteriori approfondimenti.
Le relazioni internazionali nella storia del conflitto
Sin dalle origini, il conflitto israelo-palestinese si è inserito in più ampie dinamiche geopolitiche e ha spinto numerosi Paesi a prendere una posizione. Le ragioni sono essenzialmente due: per le due parti in lotta gli appoggi internazionali sono una necessità vitale; molti Stati, tra i quali le principali potenze del mondo, considerano il territorio della Palestina una pedina importante dello scacchiere mediorientale e si lasciano perciò coinvolgere.
Dopo la fondazione dello Stato di Israele (1948), prese avvio una fase di rapporti internazionali piuttosto fluidi, ma gradualmente i protagonisti del conflitto definirono alleanze chiare, che si cristallizzarono dopo Guerra dei sei giorni del 1967: Israele guadagnò il sostegno del blocco occidentale, la Palestina e i Paesi arabi quello dell’URSS e degli Stati socialisti. Le conseguenze si avvertono ancora oggi.
Chi sta con Israele: La posizione internazionale
L’elemento cardine della diplomazia di Israele è il rapporto con i Paesi occidentali e, soprattutto, con gli Stati Uniti, che considerano lo Stato ebraico un avamposto dell’Occidente nell’area mediorientale e uno strumento per tenere a freno le ambizioni dei Paesi ostili, come la Siria e l’Iran. Non a caso, gli Stati Uniti sostengono Israele sul piano militare e politico, al punto che nel corso degli anni hanno usato per ben 42 volte il loro potere di veto al Consiglio di sicurezza dell’ONU per bloccare risoluzioni che condannavano lo Stato ebraico. Non sono mancate però alcune frizioni a causa della posizione israeliana verso la questione palestinese.
Anche gli altri Paesi occidentali appoggiano Israele. L’Unione europea, in particolare, coltiva relazioni diplomatiche e commerciali molto strette con lo Stato ebraico e molti Paesi, tra i quali l’Italia, rientrano tra i suoi partner militari. In alcuni casi i leader europei hanno criticato la politica israeliana verso la Palestina, ma le critiche non hanno danneggiato la cooperazione. La posizione diplomatica, naturalmente, varia a seconda dei singoli Paesi UE. Rispetto alla Francia, per esempio, in passato i rapporti sono stati altalenanti, ma attualmente le relazioni sono strette sia sul piano politico, sia economico. Il principale partner commerciale israeliano in Europa è però la Germania che, superando la diffidenza derivata dall’Olocausto, coltiva relazioni ufficiali con lo Stato ebraico dal 1965.
Israele, inoltre, ha stretto rapporti diplomatici e commerciali con quasi tutti i Paesi del mondo, con l’eccezione della maggior parte dei Paesi arabi, di alcuni Stati a maggioranza islamica e di pochi altri casi.
Relazioni internazionali di Israele: Le comunità ebraiche e l’AIPAC
La diplomazia israeliana è agevolata dalla presenza di comunità ebraiche in molti Paesi. Come sappiamo, gli ebrei non vivono solo in Israele, ma sono sparsi in quasi tutto il mondo e sono particolarmente numerosi negli Stati Uniti. È difficile fornire dati precisi, perché esistono diversi criteri per definire chi è ebreo, ma, secondo uno studio del 2020, il numero complessivo (più precisamente, la Core Jewish Population, calcolata con criteri restrittivi) è di poco inferiore ai 15 milioni, dei quali 6.773.000 vivono in Israele, 5.700.000 negli Stati Uniti e gli altri nel resto del mondo. La comunità ebraica statunitense offre un sostegno costante a Israele e nel 1953 si è dotata di un’organizzazione, l’American-Israel Public Affairs Committee, per spingere le istituzioni statunitensi a sostenere lo Stato ebraico. L’AIPAC, della quale fanno parte anche americani non ebrei, è considerato una delle più potenti lobby degli Stati Uniti ed è particolarmente vicino al Likud, il partito di destra guidato da Benjamin Netanyahu. Non tutti gli ebrei statunitensi, però, sostengono questa linea politica.
Chi sta con la Palestina: La posizione internazionale e il mondo arabo
La Palestina (più precisamente, l’Autorità nazionale palestinese) è riconosciuta dalla maggior parte dei Paesi del mondo. Non ha pieno riconoscimento negli Stati occidentali, ma intrattiene con essi relazioni diplomatiche e commerciali. Da alcuni anni, inoltre, la Palestina ha migliorato la sua posizione all’ONU, che nel 2012 ha riconosciuto l’ANP come “Stato osservatore non membro” e ha accettato che la delegazione fosse denominata “Stato di Palestina”. La Palestina, però, a differenza di Israele non gode del sostegno di una superpotenza.
Paesi che riconoscono l’Autorita nazionale palestinese. Credits: Ahmedo Semsurf.
I più accesi sostenitori della causa palestinese sono i Paesi arabi e gli Stati non arabi a maggioranza musulmana. Tuttavia, la posizione del mondo arabo e musulmano non è compatta: diversi Paesi intrattengono relazioni, ufficiali o informali, con Israele, che tra l’altro nel 2020 ha ristabilito i rapporti ufficiali con il Marocco e ha stretto relazioni con gli Emirati Arabi Uniti e con il Bahrein. Sono inoltre in via di normalizzazione i rapporti tra lo Stato ebraico e l’Arabia Saudita (molti analisti sospettano che proprio l’avvicinamento all’Arabia sia la ragione dell’attacco di Hamas a Israele). Altri Paesi musulmani, come l’Iran, sono invece schierati senza mezzi termini dalla parte della Palestina e sostengono la lotta armata delle sue milizie.
Tra gli altri Paesi filopalestinesi che sostengono il movimento islamista vi è il Qatar, uno Stato che, nonostante le piccole dimensioni, ha assunto un ruolo importante nelle dinamiche internazionali. Il Qatar è uno dei finanziatori di Hamas e dà ospitalità ai leader del movimento, che risiedono a Doha: Khaled Meshal fino al 2017 e attualmente Ismail Hanyeh. Anche il Libano è filopalestinese e negli anni passati è stato più volte in guerra con Israele, ma è in una situazione particolare. All’interno del Paese opera infatti l’organizzazione sciita Hezbollah, considerata quasi uno Stato nello Stato, che è nemica giurata di Israele e si è scontrata numerose volte con il suo esercito. Hezbollah è legato da Hamas, negli ultimi giorni ha lanciato alcuni razzi contro le postazioni militari israeliane nel Nord del Paese e si teme che possa aprire un secondo fronte nel conflitto in corso.
Il logo di Hezbollah.
Anche la Siria è stata più volte in guerra con Israele, ma non è stata mai un’alleata dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina e non sostiene Hamas (che nella guerra civile siriana in corso dal 2012 si è schierata contro il governo di Bashar Assad).
Un caso particolare è rappresentato dalla Turchia, che nel 1949 è stato il primo Paese a maggioranza musulmana a riconoscere Israele e ha coltivato con esso relazioni cordiali per molti anni. Tuttavia, nel 2010 l’incidente della Freedom Flotilla (l’attacco di un’unità di élite dell’esercito israeliano agli attivisti filopalestinesi che cercavano di portare aiuti umanitari a Gaza, con la conseguente morte di nove cittadini turchi) ha creato un serio incidente diplomatico. Attualmente il presidente Erdogan coltiva rapporti con Hamas e sta cercando di assumere un ruolo di mediatore nel conflitto in corso.
Il principale ruolo di mediazione, però, al momento è svolto dall’Egitto, che nel 1978, dopo trent’anni di guerre, ha sottoscritto un accordo di pace con Israele e intrattiene con esso relazioni diplomatiche e commerciali, pur criticandone fortemente la politica nei confronti degli arabi palestinesi.
Al di fuori del mondo arabo, tra i Paesi che sostengono la posizione palestinese vi sono quelli che hanno contrasti con gli Stati Uniti, tra i quali il Venezuela, che ha rotto le relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico nel 2013, Cuba, la Corea del Nord. Il loro peso nelle dinamiche internazionali, però, è piuttosto modesto.
La cooperazione allo sviluppo e l’UNRWA
La Palestina è inclusa nel programma di cooperazione allo sviluppo di vari Stati e organizzazioni sovranazionali e riceve perciò fondi per finanziare i suoi progetti economico-sociali. In tutto il mondo, inoltre, esistono movimenti politici e ONG che sostengono la causa palestinese.
Il campo profughi di Balata a Nablus (West Bank).
Per l’assistenza ai profughi palestinesi è attiva un’agenzia delle Nazioni unite, la United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA), nata nel 1949, che si occupa di istruzione, sanità e altri servizi in 58 campi di rifugiati del Medioriente. La presenza di profughi o emigrati palestinesi in molti Paesi del Medioriente condiziona talvolta le scelte politiche dei governi, in particolare nel caso del Libano e della Giordania.
Posizioni mediane: Cina, Russia e resto del mondo
La maggior parte dei Paesi del mondo intrattiene rapporti sia con Israele, sia con l’ANP. Sul piano politico, molti Paesi non occidentali criticano la politica israeliana, in particolare la costruzione di insediamenti in Cisgiordania e l’uso eccessivo della forza contro gli arabi palestinesi, ma coltivano ugualmente rapporti diplomatici e commerciali con lo Stato ebraico. Naturalmente, vi sono differenze nella posizione diplomatica dei singoli Paesi.
I Paesi del continente africano sono stati per molti anni schierati, in maggioranza, dalla parte della Palestina, interpretando la sua lotta contro Israele come un elemento della guerra contro il colonialismo occidentale. Negli ultimi anni, però, diversi Stati dell’Africa hanno stretto rapporti di cooperazione commerciale con Israele e importano da esso beni necessari per la loro economia, il che influenza la loro posizione diplomatica.
Tra i sostenitori della linea “mediana” figura la Cina, che è uno dei principali partner commerciali di Israele, anche per il commercio di armi, ma sostiene la fondazione di uno Stato palestinese alle Nazioni Unite, critica la politica israeliana e coltiva rapporti molto stretti con il mondo arabo.
Il premier israeliano Netanyahu in Cina nel 2013.
Anche la Russia riconosce sia Israele sia la Palestina. Una parte significativa della popolazione israeliana è di origine russa, al punto che il russo è la terza lingua più parlata del Paese dopo l’ebraico e l’arabo, e le relazioni diplomatiche e la cooperazione commerciale tra i due Paesi sono strette. La Russia, però, in genere non sostiene la posizione israeliana nei consessi internazionali.
Credits: Geopop