Il vescovo Gerardo Antonazzo, esprime la sua vicinanza al mondo del lavoro, con una lettera; se ne dà pubblicazione integrale.
«La crisi economico-sociale che sta investendo la provincia di Frosinone ha assunto caratteri di preoccupante gravità per effetto dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo. Il Covid 19 oltre a provocare un dolore infinito per le perdite umane, continua a determinare strascichi insidiosi nei settori produttivi e conseguentemente in ambito economico-sociale.
Sono moltissime le realtà imprenditoriali piccole, medie e grandi, che operano in provincia di Frosinone nei settori manifatturiero, metalmeccanico ( FCA ed indotto del cassinate, Omron, Italtractor, Tiberina), costruzioni, turismo, ristorazione e commercio, che vivono un momento delicatissimo che si ripercuote ed ha un impatto estremamente negativo sull’occupazione e la sicurezza delle famiglie (anche se costituisce motivo di speranza la decisione aziendale di FCA di revocare il ricorso alla CIG per il mese di luglio ed il recente accordo sindacale siglato per Tiberina).
Esprimo a tutti la mia sollecita solidarietà, la fattiva vicinanza della Chiesa diocesana, e pensieri di incoraggiamento e sostegno. Insegna Papa Francesco: “Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi” (31 maggio 2020). Ogni crisi costituisce occasione di riflessione e di crescita, e può essere generativa di sviluppo se ed interpretata nella giusta direzione.
Il Covid 19 ha fatto prendere coscienza che quando domina l’individualismo, il materialismo, il profitto egoistico e sfrenato, vengono oscurati la dignità della persona, il valore della relazione personale, la necessità di forti legami solidali, la coesione sociale.
È impensabile vivere bene in un’economia malata. L’espressione “siamo tutti sulla stessa barca” utilizzata da Papa Francesco aiuta a cogliere appieno il senso e la gravità di quello che stiamo vivendo. Allo stesso tempo, richiama l’urgenza di restituire dignità al lavoro non con lo spreco di ricette assistenzialistiche ma con la progettazione di un reale sviluppo occupazionale.
Emerge la necessità di rigenerare il legame sociale e di porlo sulle originarie basi del della “gratuità” e del “dono”, cioè della fiducia reciproca e della cooperazione, facendo leva sulla struttura comune dell’umano. Questo approccio consente in tutti i campi produttivi e culturali il proliferare di “buone” pratiche di qualità, capaci di promuovere il “capitale sociale” della propensione verso l’altro, del mutuo vantaggio, della condivisione di legami coesi e valorizzazione delle risorse umane.
In ambito produttivo questo approccio può essere sintetizzato nell’esigenza di “fare rete”, nell’attivare una strategia di potenziamento della competitività strutturale dell’economia locale al fine di incrementare i livelli produttivi ed occupazionali, creando una rete territoriale sempre più stretta di relazioni e collaborazioni tra imprese, pubblica amministrazione, corpi intermedi, sistema della formazione (scuole ed università), della ricerca e dei servizi. Una via d’uscita c’è, dunque, per vincere paure ed angosce; una via che, per ottenere il risultato positivo che vogliamo, dobbiamo imboccare tutti insieme.
La Chiesa diocesana c’è, disponibile a collaborare nel rafforzamento degli orientamenti etici e responsabili, e a prestare il proprio contributo ad ogni sforzo morale di mediazione per la soluzione di criticità e crisi occupazionali».
Alessandro Rea