“Risorse pubbliche per sostenere società che puntano a fare concorrenza sleale sul mercato, spacciando per carne prodotti ottenuti dalla moltiplicazione cellulare in laboratorio. Tutto questo è davvero surreale e soprattutto inaccettabile”. Così il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, stanziamento di 2 milioni di euro concesso a due aziende olandesi impegnate nella produzione di “carne” in laboratorio da cellule in vitro. Un finanziamento concesso alla Nutreco e alla Mosa Meat dove ha investito anche il famoso attore americano Leonardo di Caprio che non ha certo bisogno dei soldi dei cittadini europei. Un argomento affrontato da Coldiretti a Tuttofood, la World Food Exibition di Milano.
“La cosa ancora più grave è che questo supporto finanziario – prosegue Granieri – sia stato concesso nell’ambito del programma React Eu, che la Commissione aveva avviato per rispondere alla crisi generata dal Covid. Una pandemia che ha messo in ginocchio il sistema dell’allevamento in Italia e in Europa. Stiamo parlando di uno dei settori più colpiti dall’emergenza sanitaria, che oltre alla crisi economica ha dovuto affrontare speculazioni e l’aumento delle materie prime”.
Un settore, quello della zootecnia, che nel Lazio offre lavoro ad oltre 20 mila persone. Coldiretti Lazio da tempo chiede un accordo di programma e delle azioni concrete che consentano di evitare la chiusura delle stalle.
“Stiamo portando avanti da tempo una battaglia per assicurare un prezzo equo agli allevatori aggiunge Granieri– e chiedere responsabilità all’intera filiera del latte. Si rischia di portare gli allevatori sul lastrico. Non possiamo permetterci di perdere un prodotto prezioso per il Lazio: il latte fresco di cui Roma e la nostra regione è tra i maggiori consumatori in Italia, proprio per la sua ottima qualità”.
Proprio la scorsa settimana Coldiretti Lazio ha chiesto un anticipo dell’80% dei pagamenti relativi al “Benessere animale” per aiutare le aziende zootecniche, all’Assessore regionale alle Politiche agricole, Enrica Onorati, per supportare le imprese a superare le difficoltà finanziarie che stanno affrontando in questo periodo, anche a causa della crisi economica determinata dall’emergenza sanitaria.
Con lo stanziamento dei fondi europei, inoltre, si rischia di sostenere una abile operazione di marketing punta a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione senza peraltro aver effettuato una reale verifica indipendente sull’impatto etico ed ambientale di queste produzioni sulle quali puntano un numero crescente di multinazionali per fare affari. La scelta di sostenere società che puntano a fare concorrenza sleale sul mercato spacciando per carne prodotti ottenuti dalla moltiplicazione cellulare in laboratorio combinate con fattori di crescita e sostanze compatibili con i tessuti biologici, si aggiunge peraltro alla campagna di demonizzazione in atto per la vera carne. Una doppia tenaglia che minaccia di far chiudere le stalle, con perdite di posti di lavoro e di produzioni tradizionali, la cui distintività è componente strategica del Made in Italy nel mondo.
“Non accetteremo mai che venga chiamata “carne” – conclude Granieri– un insieme di ingredienti vegetali o peggio ancora dei prodotti sviluppati in laboratorio con materiale sintetico, nei quali della carne non c’è assolutamente nulla e neanche delle proteine vegetali”.