Un contributo, quello previsto dal Fondo per la competitività della filiera, che arriva fino a 9 euro per ogni capo macellato e certificato IGP e fino a 6 euro per ogni capo non IGP nato, allevato e macellato in Italia, nel periodo che va dal 1 marzo al 30 aprile dell’anno precedente a quello della domanda ed è concesso nel limite dell’importo massimo di 25.000 euro, nell’arco di tre esercizi finanziari. L’aiuto è riconosciuto in base al numero di capi ovini nati, allevati e macellati in Italia, come registrato nella Banca dati nazionale del Sistema informativo sanitario del Ministero della salute, nel periodo 1 marzo 2020 – 30 aprile 2020.
“Per noi resta fondamentale la difesa del Made in Italy – aggiunge Granieri – e questa avviene anche salvaguardando e valorizzando i prodotti ovini che rappresentano un’eccellenza per il nostro territorio, come i formaggi, i latticini, la ricotta romana DOP e l’abbacchio romano IGP. A riguardo ricordiamo quanto sia fondamentale certificare l’abbacchio romano per ottenere l’Indicazione Geografica Protetta, che tutela non solo per i pastori, ma l’intera filiera e naturalmente i consumatori. Con il marchio IGP si assicura l’adozione di un disciplinare approvato dalla Comunità Europea”.
La domanda per ottenere gli aiuti destinati alla filiera delle carni ovine, deve essere presentata entro il 15 dicembre e riguarda in particolare le carni di agnello macellate e certificate IGP secondo i disciplinari delle indicazioni geografiche Abbacchio romano IGP, Agnello del Centro Italia IGP e Agnello di Sardegna IGP; le carni di agnello nato, allevato e macellato in Italia e non certificato IGP, così come precisato dall’Agea.