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ChatGpt: verso nuove frontiere

Compiti a casa? Verifiche? Saggi? Questioni matematiche, fisiche e di filosofia? Ecco a voi ChatGPT

ChatGPT è un chatbot in grado di generare contenuti testuali a partire da un input dell’utente. Ma come funziona esattamente questo modello sviluppato da OpenAI? E quali sono i suoi limiti?

Si tratta di un prototipo di intelligenza artificiale (in inglese AI) , cioè un software che simula una conversazione con un essere umano e che si basa sia sull’intelligenza artificiale che sul machine learning.

ChatGPT è in grado di scrivere storie, articoli e poesie, spiegare concetti utilizzando diversi livelli di dettaglio, correggere e generare codice in diversi linguaggi di programmazione, il tutto mantenendo lo storico della conversazione con l’utente in modo da consentirgli di richiamare comandi impartiti in precedenza. Al momento è possibile provare ChatGPT gratuitamente sul sito ufficiale di OpenAI anche se il Presidente dell’azienda ha già comunicato in un tweet che l’azienda sta lavorando ad una versione “professionale” che sarà a pagamento.

Una AI, cuore pulsante del modello che muove ChatGPT, può essere definita brevemente come la capacità di un computer o di un’altra macchina di svolgere compiti che richiederebbero intelligenza umana, come il ragionamento, il problem solving e l’apprendimento. Come molti di voi sapranno, alcune operazioni che risultano essere relativamente semplici da svolgere per un umano non lo sono per un computer.

Tra le capacità che i computer fanno più fatica ad imitare di noi umani c’è proprio quella di saper rispondere in maniera “Human Like” quando interrogati.

ChatGPT è basata sul modello di linguaggio GPT-3 (Generative Pre-Trained 3), sviluppato sempre dalla medesima OpenAI e addestrato mediante tecnica Reinforcement Learning from Human Feedback (RLHF) su una grandissima quantità di dati di testo (giornali, siti web, post su Reddit etc…). Un modello di linguaggio può essere definito come un modello addestrato per generare qualsiasi tipo di testo. Ricordiamo che quando parliamo di “addestrare un modello” intendiamo fornire a un programma informatico una vastissima quantità di dati al fine di consentire a quest’ultimo di imparare pattern ricorrenti nel linguaggio (in questo caso), di interpretare correttamente diverse modalità di esprimere uno stesso concetto da parte degli utenti, di cogliere le sfumature linguistiche tipiche delle frasi generate da umani.

Viene addestrato per comprendere il senso delle interazioni tra individui al fine di migliorare la sua capacità di generare risposte pertinenti e coerenti sia in termini di forma che di contenuto.

GPT-3 (il “3” indica la versione) è basato su 175 miliardi di parametri (connessioni logiche tra input ed output) ed è stato addestrato su un database di circa 570 Gigabyte di dati testuali estratti da un pool di ben 45 TB di dati!

Ciò che sorprende è la sua capacità di rispondere alle istruzioni dell’utente fornendo risposte dettagliate e coerenti anche meta-analizzando quanto detto dal chatbot stesso: è ad esempio in grado di spiegare uno stesso concetto utilizzando esempi e gradi di approfondimento diversi in base alle richieste dell’utente.

Diventa quindi evidente come questo strumento potrebbe rivoluzionare il paradigma attuale sulla ricerca di informazioni online consentendo ad un utente di “delegare” all’AI tale ricerca nel web senza dover consultare, selezionare e confrontare varie fonti al fine di ottenere la risposta al proprio quesito – con tutte le implicazioni positive e negative del caso.

Come si usa ChatGPT

Una volta registrati sul ufficiale di ChatGPT ci ritroveremo davanti ad una schermata che mostra al centro una lista di suggerimenti per iniziare ad interagire con il chatbot e in basso un campo di testo che utilizzeremo per interagire con esso.

Quando si invia un messaggio a ChatGPT la risposta viene calcolata e mostrata a schermo, l’interazione è analoga a quella che abbiamo sulle comuni app di messaggistica che utilizziamo quotidianamente.

Vale la pena a questo punto soffermarci su due concetti:

  1. Tanto più la nostra domanda sarà specifica, tanto più la risposta sarà pertinente con le nostre aspettative, questo significa che chiedere “Cosa posso visitare a Roma?” e “Cosa posso visitare a Roma in 3 giorni e alloggiando vicino al Colosseo?” produrrà due risposte diverse.
  2. La risposta ad una domanda non deve essere considerata una verità assoluta, il team di OpenAI, infatti, dichiara chiaramente nel sito che ChatGPT “può generare occasionalmente informazioni errate”.

Non è l’unica intelligenza artificiale in giro e soprattuto ci sono altre che ritroducono slide corredate di foto (oltre il testo) e sviluppatori di immagini in movimento o video che simulano lo scorrere del tempo e l’evoluzione di varie tematiche dall’arte, alla letteratura, dallo spazio alla fantaschienza (ovviamente si tratta di arti figurative e non di reale riscontri).

Ci sono dei limiti?

Ad oggi ChatGPT non è in grado di accedere a dati successivi all’anno 2021; ad esempio non otterremo risposta alla domanda “chi ha vinto i mondiali di calcio 2022?”.

Vi sono poi delle limitazioni di carattere etico/morale, infatti il chatbot non risponde a domande che potrebbero esporci ad eventuali rischi legali e/o fisici (non otterremo risposta, ad esempio, se chiediamo come procurarci un’arma da fuoco o come costruirne una) e non è in grado di esprimere delle opinioni proprie su un dato argomento. Infine, allo stato attuale, ChatGPT non è in grado di produrre formati diversi dal semplice testo.

Attualmente è possibile provare gratuitamente ChatGPT sul sito ufficiale e testarne capacità e potenzialità. Tuttavia, chi utilizza il chatbot gratuitamente ha un limite nel numero massimo di query mensili che è possibile indirizzare a ChatGPT.

Credits: Geopop