Ha avuto inizio, nella sede romana della Criminalpol, l’accurato esame dei reperti rinvenuti all’interno della cosiddetta ‘cantina degli orrori’, lo scantinato di Fontechiari dove fu rinvenuto il corpo murato di Samanta Fava, scomparsa da Sora oltre un anno prima.
Ricordiamo che, al momento, l’unico indiziato rimane il 40enne Tonino Cianfarani, attualmente detenuto in carcere. Qual è l’obiettivo degli inquirenti? Trovare elementi che, in un senso o nell’altro, possano chiarire definitivamente cosa accadde nei giorni della scomparsa della povera Samanta e, soprattutto, che possano identificare con certezza il colpevole (sempre che abbia agito da solo).
Secondo quanto si apprende, sarebbero circa trenta i reperti attualmente al vaglio dalla Criminalpol, tra cui alcuni vestiti della donna, il sacco nel quale è stato trovato il cadavere e le fascette utilizzate per stringere alcune parti del corpo. Ad attendere i risultati definitivi delle analisi, oltre agli avvocati e agli esperti di parte che hanno presenziato agli accertamenti, è soprattutto il Pm Alfredo Mattei, che, in questo modo, potrà istruire la pratica con maggior precisione. Il tutto dovrebbe avvenire, sempre se non dovessero presentarsi nuovi elementi, nel giro di pochi giorni.
Proseguono, inoltre, gli esami autoptici sul corpo della donna: anche in questo caso sono attese novità a stretto giro di posta, che consentiranno, finalmente, la restituzione della salma alla famiglia Fava.