Riceviamo e pubblichiamo:
La polemica di Patrizio Lancia dirigente provinciale Forza Italia Giovani delegato agricoltura caccia e pesca.
Dopo anni dall’inizio delle attività di censimento dell’avifauna migratoria da parte delle associazioni adibite a tale scopo, si sono delineate delle criticità, ormai ben note, che riguardano sostanzialmente 2 specie in particolare : lo storno (Sturnus vulgaris Linnaeus) ed il piccione comune (Columba livia Gmelin). Sviluppatesi a dismisura e urbanizzate otre ogni logica, queste 2 specie hanno preso il possesso dei cieli italiani creando non pochi danni alla collettività.
Partiamo dal primo.
Si calcoli che nella sola città di Roma è assodata la presenza di circa 4 milioni di storni che regolarmente, tutte le sere, rientrano dai campi limitrofi alla capitale per pernottare sui platani di Trastevere.
È facile immaginare la condizione di auto e marciapiedi sottostanti i numerosi branchi , quando questi , direi anche copiosamente, assolvono alle loro funzioni biologiche. Ed ecco che nei giorni scorsi le fitte precipitazioni organiche , avevano reso scivolosi alcuni tratti del Lungotevere fra la Sinagoga e l’Ara Pacis, fino al punto che alcuni motociclisti sono finiti gambe all’aria, compreso un vigilie urbano che secondo le cronache locali , si sia fatto davvero male urtando un ginocchio contro un palo della luce. Il problema di tutto ciò secondo la Lipu ( Lega protezione uccelli) è che non stanziando più il comune di Roma, i fondi per la dissuasione della “peste nera”, si sono lasciate determinate zone del centro città In balia degli storni. In realtà l’effettiva efficacia dei “metodi dissuasivi” è stata oggetto di numerose controversie da parte degli addetti ai lavori poiché sostanzialmente tali pratiche non vanno ad eliminare il problema, ma lo spostano nelle campagne vicine, non considerando che, i danni alle colture da parte della selvaggina nociva, è un altro cruccio che arrovella le menti delle nostre istituzioni.
Sostanzialmente gli storni si ma non nel mio giardino o per dirla all’inglese : “not in my garden” .
E allora come bisogna fare?
C’è chi alla soluzione ha pensato ed il problema si sta anche risolvendo.
Ai figli della dea Diana , sostanzialmente ai cacciatori, per noi comuni mortali, in ultima istanza ,è stato delegato il compito di riportare la numerosita’ della specie a parametri regolari.
In Toscana però, non purtroppo nel Lazio, si è autorizzata la caccia in deroga allo storno, secondo modalità e tempistiche ad hoc.
Si potranno abbattere 30 mila capi in vigneti , frutteti, e uliveti a maturazione tardiva , nonché in prossimità degli stessi per un raggio di cento metri, nel periodo che va’ da 4 ottobre al 13 dicembre 2015 .
Ancora una volta i cacciatori tanto odiati dalle associazioni ambientaliste, risultano essere una soluzione davvero risolutiva per un problema che da tempo attanaglia gli agricoltori del bel paese.
Occorre quindi avvicinarsi al mondo venatorio per sdoganarlo da anni di accanimenti mediatici, da parte proprio di quelle associazioni, che grazie al loro eccessivo protezionismo faunistico, hanno contribuito all’eccessivo proliferare di alcune specie, causandone un devastante sovrannumero.