Nel 2006, per la prima volta nella mia vita, ebbi la presunzione di candidarmi al consiglio comunale della mia città. Un’esperienza dura che ha comportato, nel tempo, lacerazioni relazionali e mi ha mostrato quanto sia difficile passare dallo strepitio semplificativo del cittadino alle contorsioni attuative dell’amministratore. Il gruppo che in quell’ esperienza andava costruendo una propria identità politica e soprattutto programmatica, ebbe la fortuna di essere guidato da Cesidio Casinelli. Duri, anche molto duri, sono stati gli scontri all’interno della giunta comunale su diverse questioni, ma mai si è persa la voglia di rispettare il ruolo amministrativo e anche ideologico che ognuno di noi testimoniava. Una compagine eterogenea ma solida fondata sul rispetto reciproco. Tanti “ascari” gravitavano, allora come sempre, attorno a quella esperienza amministrativa, cercando di soffocarla e sopprimerla. Persone che il tempo ha poi smascherato nelle ambizioni, nella pochezza delle idee e perfino nel tradimento di valori amicali e personali. Eppure, ancora più compatto, forte ed elettoralmente significativo, è rimasto un nucleo umano, legato da affinità etiche prima che partitiche. Il gioco dei burocrati, delle segreterie, dei lacchè, che frammentano da sempre la politica, le idee e gli uomini a vantaggio di interessi provinciali e regionali, con noi non è riuscito. Siamo rimasti uniti intorno ad alcuni principi con la voglia di fare gruppo e proporre alla città il proseguimento di un modo nuovo di intendere la partecipazione. Roberto De Donatis in questo quadro rappresenta, più che degnamente, la volontà di intendere la politica senza autocelebrazioni, senza scintillio e glamour, ma con semplicità, con intelligenza. Non intendo piegarmi alla logica che imporrebbe, in queste dichiarazioni di voto, tessere le lodi opportunistiche di progetti e promesse. Il programma che abbiamo stilato è possibile e realistico, centrato sulle emergenze vere del territorio sorano. Ma la cosa che vorrei sottolineare e che più mi fa apprezzare l’amico Roberto è rappresentata dalla sua capacità di non lasciarsi sedurre dai partiti e dai suoi faccendieri, da blasoni altisonanti e simboli insignificanti, utilissimi per iniziare un percorso di “sistemazione” personale. Con fermezza ha saputo restare fedele a logiche condivise che, pur non offrendogli la possibilità di carriere politiche dentro ad apparati rassicuranti, gli propongono oggi un percorso onesto, più difficile sicuramente e coraggioso. Ma già solo questo lascia trasparire lo spessore morale di un uomo che non sarà mai schiavo di interessi personali, anche al momento in cui andrà a ricoprire il ruolo amministrativo che le sue competenze e la sua preparazione gli imporranno,. Oggi la politica ha bisogno di individui che al di là di proclami risolutivi sui mali del mondo, garantiscano i cittadini sulla loro coerenza, sulla trasparenza. Roberto non ha cambiato stile di vita dopo aver fatto l’assessore comunale e non la farà in futuro. Non gira con i mega SUV in città intento ad arricchire la pletora volgare e fastidiosa di quei satrapi locali che dentro i bar e negli angoli strategici, allestiscono i loro banchetti di promesse, circondati non da amici ma da opportunisti, che aspettano soltanto la caduta di qualche poco dignitosa briciola. Ancora tante saranno le cose che ci divideranno, perché così diverse sono le nostre storie personali, le nostre convinzioni ideologiche e politiche rispetto alle quali sono sicuro, però, che troveremo sempre una sintesi corretta e tollerante. Esaltando il principio stesso della democrazia. Oggi, pur nella radicalizzazione di certe mie concezioni sui modelli di società che andrebbero proposti per risolvere alla radice certi mali sociali, voterò con convinzione Roberto De Donatis candidato alla Regione Lazio. Sono sicuro che la sua elezione garantirà a questa nostra comunità la possibilità di vedere rappresentati gli interessi territoriali da troppo tempo calpestati ma anche, e soprattutto, l’opportunità di mandare al governo una persona, un cittadino, che renderà eticamente migliore il mondo corrotto e perverso delle istituzioni regionali.