di Stefano Di Palma
In località “Brocco alto”, conosciuta come primitivo nucleo abitativo dell’odierno Comune di Broccostella ovvero l’antico Castrum Brocchi, esiste una cappella posizionata in fondo ad una ripida pendenza e dedicata alla Madonna delle Chiaie.
La particolare collocazione può essere interpretata come giusto riferimento all’affermazione del toponimo “Chiaie”, rintracciabile come derivazione sia dal vocabolo latino “Clivus”, traducibile come significato di terreno in pendio, sia dal termine “Piaggia” (usato specialmente in area meridionale come “Chiaia”) dal tardo latino “Plagis”, ossia versante di una montagna.
Alla costruzione della cappella si legano due leggende popolari. La prima narra che fu edificata nel luogo in cui un pastore, mentre badava al proprio gregge, vide una mucca inginocchiata e quando si avvicinò per capire cosa stesse succedendo trovò un’immagine raffigurante la Madonna fra un cespuglio di rovi; la seconda, collegabile alla fase del restauro ottocentesco dell’edificio, racconta che, nel momento in cui si dovevano praticare i lavori di ampliamento, si decise di rimbiancare la superficie occupata dall’affresco raffigurante la Madonna con il Bambino conservato nella piccola chiesa perché mal posto in confronto all’orientamento generale della struttura: il giorno dopo fu rinvenuto privo della pittura coprente e non fu più toccato.
Le due vicende possono essere considerate come lo sfondo, identificato in un evento miracoloso, che motiva nel primo caso e conferma nel secondo, il culto sul sito della Madonna detta “delle Chiaie” e trova impulso nel sacro gruppo rappresentato nell’affresco. L’inizio del culto dedicato alla Vergine nel posto si colloca con ragionevolezza tra la seconda metà del secolo XV ed il primo decennio del secolo XVI, epoca cui risale l’esecuzione della pittura. Partendo da questo documento pittorico è ipotizzabile la fondazione di una Cona costruita per richiesta di protezione o scioglimento di un voto alla Madre di Cristo e posizionata alle porte dell’antico paese come per difenderlo; l’edificazione potrebbe essere stata la conseguenza diretta dell’imperversare di eventi pandemici o calamità naturali che puntualmente sconvolsero il territorio in quel periodo.
A questa fase è associabile una piccola struttura, forse con un orientamento diverso dall’attuale, come sembrerebbe suggerire la particolare ubicazione dell’affresco tutt’oggi situato vicino la porta d’ingresso della cappella e non nel punto principale ovvero la zona dell’altare.
La piccola Cona ebbe breve esistenza poiché sono documentati lavori di recupero ed ampliamento dell’edificio a partire dal secolo XVI, fino ad arrivare all’ultimo restauro messo in opera nel 2007 e concluso nel 2009.
L’affresco risulta stilisticamente vicino ad altre pitture murali esistenti ad Alvito, Filettino ed Alatri e si evidenzia come pregevole lavoro di autore ignoto che raccoglie influssi tra differenti scuole attive tra Abruzzo, Lazio e Marche. A causa dei forti problemi di umidità dai quali la cappella delle Chiaie è stata particolarmente afflitta lo stato di conservazione in cui versa l’opera non è dei migliori.
L’intera superficie è interpretabile come celebrazione della maternità di Maria visto che la sacra figura, insieme a quella del Figlio, occupa tutto lo spazio. Seduta su una base, la Madonna campeggia su uno sfondo dalle calde tonalità e decorato a fiorami recando, in tal modo, un’intonazione aulica all’intera rappresentazione.
La Madre è intesa come solenne figura avvolta in un manto scuro che ricopre la testa ed incornicia il volto ricadendo in un mirabile gioco di squadrature di tessuto chiaro. Al centro, due semicurve del manto percorse da un prezioso ricamo bianco sui bordi, definiscono un’ampia apertura che rende visibile la sottostante veste, organizzata con toni di ocra rossa e attraversata da una cintola, accessorio determinante, per creare il mosso panneggio scanalato che evidenzia il ventre materno.
La Madonna è raffigurata con la testa rivolta verso sinistra dove nella stessa direzione trattiene il Bambino mentre con la mano destra presenta, con il deciso gesto del palmo teso, l’offerta del globo terrestre. Il Cristo infante è completamente nudo, siede su un cuscino che non trova equo sostegno sulle gambe materne ed è ritratto benedicente mentre tocca il globo. Di particolare interesse sono il braccialetto e la collanina in corallo rosso indossate dal Bambino, di chiaro valore apotropaico e dunque ben collegabili alle citate ipotesi sulle origini della cappella in quanto oggetti che si crede abbiano la virtù di allontanare un flusso maligno e, per estensione, proteggere dalle malattie.
Alla sottile malinconia che pervade il volto della Madonna corrisponde un aspetto umano di grande importanza: tale espressione rende la Madre consapevole che il progetto salvifico a cui partecipa è attuabile per mezzo del sacrificio del suo unico Figlio il quale risponde toccando il globo terrestre proprio nella parte in cui si erge la croce a simboleggiare il mezzo per cui, secondo la visione cristiana, sarà redento il mondo.
La presentazione in questa sede di questo inedito esemplare custodito nel nostro territorio è il mio personale segno di gratitudine dedicato a voi cari lettori che ad un anno di distanza dall’avvio della rubrica seguite con passione i contenuti culturali che vi propongo. A voi tutti porgo sentiti auguri di Buone Feste.