LA VICENDA

Arpino – ‘Quel documento dovrebbe finire in Procura’

Nonostante in Comune facciano finta di niente, è proprio della Città di Arpino il misterioso documento improvvisamente comparso l’altra sera durante il programma di Rai 3 Lo Stato delle Cose condotto da Massimo Giletti.

L’immagine, seppur ripresa dalla tv, è chiara. Come è chiaro che non si tratti di una delibera (nè di Consiglio nè di giunta). E nemmeno di una determinazione. Pare proprio un Decreto sindacale, forse anche protocollato.

 

Lo ha estratto dal cilindro delle accuse l’ex collaboratore di Vittorio Sgarbi, dal maggio 2023 sindaco di Arpino. Dario Di Caterino lo ha consegnato a Giletti che non ha divulgato il contenuto limitandosi a parlare di nomine e promettendo approfondimenti.

Ed allora, perchè Di Caterino ha detto chiaro e tondo che di quel documento dovrebbere occuparsi la Procura della Repubblica? Che cosa contiene?

Per il momento non si sa, certo è che da due giorni in paese c’è forte curiosità rispetto ad una vicenda tutta da chiarire. Potrebbero farlo gli amministratori locali, che tuttavia non prendono nessuna posizione. Come al solito. Nè di difesa del loro sindaco nè di sfiducia proprio mentre la situazione giudiziaria sembra aggravarsi ancora di più ed il nome della città di Cicerone comincia ad essere associato a faccende non proprio positive che – come promesso – la mettano in risalto nel mondo. Insomma, due parole potrebbero pure dirle, due righe potrebbero pure scriverle. Ed invece niente. Solo ambiguità, ipocrisia, opportunismo ed attesa. Un po’ come la minoranza. Parte in silenzio, parte distratta da amene località.

Naturalmente il sindaco Sgarbi casomai voglia intervenire siamo a disposizione e per quanto ci riguarda è innocente fino a sentenza definitiva. Come tutti.

Infine, a curiosità si aggiunge curiosità. Nella immagine in alto si legge chiaramente che il Comune citato è Arpino. In quella qui sopra – presa oggi dal programma – Arpino è sparito. Evidentemente la sbianchettatura è stata effettuata successivamente  proprio per non divulgare il nome del Comune, come del resto aveva assicurato Giletti. Solo che ormai l’immagine era circolata rimbalzando da un telefonino all’altro.

Luciano Nicolò