Alle 17.30 di oggi in Palazzo Boncompgani verrà inaugurata la mostra dell’artista Franco Bianchi Poteca. Luci puntate su Le Amabili Dissonanze, esposizione curata da Elena Gradini.
Nell’introduzione si legge: Ecco quindi che Franco Bianchi diventa quel viaggiatore visionario, il Marco Polo dei nostri tempi. Il Narratore di novelle del nostro secolo, dove la forma prevale sull’essenza, dove tutto diventa il contrario di esso. In questa particolare quanto destabilizzante brigata del vivere egli cerca tuttavia di dare una possibile chiave di lettura a ciò che per sua natura tende ad essere illogico. In questi suoi mondi, abitati dal pensiero, da altre forme di percezione visiva e linguistica, non manca però l’omaggio alla sua terra ciociara.
Un ritorno alle quiete radici, alla stabilità degli affetti antichi, tradotti nelle sue sculture femminili, rassicuranti presenze all’interno del suo sipario scenico, forse a tratti minaccioso. Mai scontato. Sembra davvero di essere catapultati all’interno di un mondo altro, dove la matrice del tutto è la vita, che accumula brandelli di memoria che si sedimenta, piano, lentamente, adagiata su ogni strato di colore, su ogni battito d’ala di quei pappagalli immoti, nelle pieghe calligrafiche delle sue pagine. I libri sì, quelle porzioni silenziose di pensiero che traducono tutta la sua complessa produzione immaginifica in un codice di decodificazione concettuale utile a interpretare tutto il resto del suo complesso apparato scenico visivo come un grande ed indivisibile corpo organico.
Nelle sue città ideali, invisibili, c’è dunque tutta la bellezza estetica del nostro tempo, dove la memoria, oltre ad assolvere la sua funzione psichica di assimilazione attraverso dati sensibili provenienti
dall’ambiente esterno, diviene un elaboratore di ricordi ed esperienze, di processi docili che hanno avuto un giusto periodo di acquisizione. In virtù della sua originalissima percezione creativa, l’artista compie un processo di elaborazione, ragionamento, intuizione, coscienza, che conduce gli stimoli all’occhio, il quale poi traduce tutte queste forme di ispirazione attraverso la realizzazione di dipinti, sculture, o produzioni letterarie che vanno interpretati all’unisono, come parti differenti di uno stesso racconto narrativo.
Dunque i mondi rappresentati dall’artista Franco Bianchi Poteca divengono amabili perché in essi l’osservatore può scorgere interessanti stimoli abitativi, nuove forme di percezione della realtà che si può interiorizzare e fare in qualche modo nostra. In questo modo quel viaggio nel colore, nelle sue forme architettoniche, grafiche o letterarie può diventare sentimentale, quando ci sforziamo di comprendere con sentimento logico ed affettivo insieme la complessità della vita e delle sue innumerevoli sfumature. Piace pensare che il merito dell’artista sia quindi quello di condividere con il pubblico il suo personale modo di interpretare la realtà, di elaborarla e costruirla secondo una progettualità nuova, aggiungendo stimoli, percezioni creative, che diventano delle possibili chiavi di lettura per comprendere l’esistenza, e che vanno molto al di là della banalità del semplice vivere quotidiano per il quale spesso non ci si accorge delle tante opportunità di bellezza che la vita sa offrire.