Con la vendita dell’ex scuola di Collecarino l’amministrazione Rea ha cercato di puntellare il bilancio tirando a campare nel tentativo di incassare 100.000 euro. Ma per ora sta spendendo soldi pubblici per dimostrare che l’edificio è del Comune.
Infatti, non bastavano le spese sostenute per gli incarichi tecnici necessari ad acquisire le certificazioni. Non bastava l’incarico legale da 3.000 euro affidato ad un avvocato affinché si opponesse all’atto di citazione da parte dell’acquirente dell’edificio, che ha fatto causa al Comune. Ora si aggiunge un altro impegno di spesa, questo di circa 2.200 euro (e già siamo oltre i 5.000 euro solo per l’avvocato), per affidare allo stesso legale, che ora sta cercando di dipanare la matassa, la contestazione di un’ordinanza firmata addirittura 17 anni fa dal Commissario per la liquidazione degli usi civici. In altre parole il Comune, sulla base delle sole verifiche catastali, stava cercando di vendere un immobile che forse non poteva vendere perché di fatto vincolato e nel frattempo inseriva 100.000 euro in entrata sul bilancio.
Insomma, il ‘pasticcio’ dell’ex scuola del Collecarino non solo sta costando un bel po’ di soldi, ma assume sempre più i connotati del ‘giallo’. Perché sull’intricata vicenda va ricordato che pende da anni ormai una circostanziata interrogazione presentata dalla minoranza alla quale il sindaco Rea non ha mai risposto e magari si intuisce il perché.
Ma non è tutto, perché c’è anche il misterioso tentativo di vendita a 130.000 euro fatto da ignoti con un’agenzia immobiliare diversa da quella incaricata dal Comune, con evidente tentativo di speculazione. Possibile che nessuno sappia nulla in Municipio? Qualcuno stava vendendo un edificio pubblico ad un prezzo superiore a quello stabilito dal Comune e nessuno sa niente?