CURIOSITA'

Arpino – E dalla foresta spuntò la chiesetta!

La stragrande maggioranza degli arpinati, sicuramente delle ultime generazioni, ne ignorava l’esistenza.
L’altro giorno, grazie alla sezione cittadina dell’Archeoclub guidata dall’ex sindaco Saverio Zarrelli, è tornata letteralmente alla luce. E’ la chiesa dedicata a San Giuseppe spuntata fuori dalla ‘foresta’ che l’aveva del tutto avvolta.
Il gioiellino ritrovato – titola un post social della stessa associazione, nel quale si ringraziano innanzitutto Gianluca Quadrini che come Amministrazione Provinciale ha raccolto il nostro appello per la ripulitura e il ripristino del fossato in via Pietro Nenni civico 16 (proprio a ridosso della chiesetta), poi alla disponibilità dei proprietari del sito Marcello Quaglieri e Alessandro Masci … infine ai soci che si sono prestati: in primis Vittorio, Vincenzo, Edmondo, Domenico e Roberto … ultimo ma non ultimo Francesco Iorio.

In un post precedente si spiega… Il suo interno è decorato con tre affreschi; quello sull’altare rappresenta la Sacra Famiglia, mentre sulla parete sinistra sono raffigurate le Anime Purganti con le braccia protese verso il cielo. L’attrazione principale è sulla parete destra, dove è raffigurato in primo piano un vescovo benedicente, Sant’Emidio con ai lati i Santi Pietro Martire di Angera e Antonio da Padova; alle loro spalle sono dipinte scene di terremoto con campanili ed edifici diroccati e cadenti sotto la spinta del sisma. Il simbolismo è legato alla figura di Sant’Emidio, già patrono di Arpino ed invocato contro i terremoti. Il sisma che il pittore ha inteso raffigurare è quello del 1654, quando crollò sia il campanile della chiesa di San Michele Arcangelo che il tetto della chiesa di Sant’Antonio, diroccò inoltre il quartiere di Civitavecchia e la Torre di Pizzo Falcone (il tutto descritto in una relazione che si conserva presso la biblioteca Barberiana di Roma, ma al di là di ogni interpretazione, le scene di terremoto, sono un segno iconografico teso al riconoscimento di S. Emidio Martire quale patrono della cittadina e invocato per scongiurare i terremoti).

Un peccato che la Provinciale abbia marginalizzato il piccolo edificio religioso, che invece nell’antichità era posto in posizione dominante rispetto all’antica via Magnene (poco più a valle, si può apprezzarne un tratto basolato ancora intatto, mentre più a monte c’è il leggendario Ponte di Franchitte).