Sta suscitando molta curiosità e pure qualche dubbio l’iniziativa del Comune circa la costruzione del nido in via Rondinella, al Vallone. I fondi per realizzare la struttura – 1.476.360 euro – arrivano dal Pnrr. Prima di farla occorre però progettarla e così il responsabile dell’ufficio tecnico – gestione del territorio – ha affidato la progettazione definitiva ed esecutiva, il coordinamento della sicurezza e la direzione lavori ad una srl di Genzano di Roma. Affidamento diretto, con invito del 30 dicembre 2022 alla stessa società che dieci giorni dopo ha rimesso in Municipio la propria offerta economica pari a complessivi 121.240,32 euro.
La curiosità
La domanda è semplice: ma nel territorio non ci sono professionisti o studi professionali in grado di progettare un asilo nido? Anche perchè da una rapida ricerca in rete si apprende che la srl cui la progettazione è stata affidata per direttissima è stata fondata pochissimi anni fa, nel 2021 ha fatturato poco più di 200mila euro, ha due dipendenti e speso per il personale 35mila euro.
I dubbi
Come tutti sanno ad Arpino c’è già un asilo nido. Opera da oltre vent’anni in via De Gasperi. E’ ‘tarato’ per un massimo di 20 posti e non sempre il limite viene raggiunto. Il nido che l’amministrazione comunale intende realizzare al Vallone è destinato invece a 60 bambini. Per un paragone basti pensare che 60 piccoli li ospita il nido comunale di Sora – circa 25mila abitanti. E poi, nei centri vicini ci sono già attive diverse strutture pubbliche e private, quindi quella di Arpino dovrebbe contare più o meno solo su Arpino. Beh, riesce difficile credere che possa riempirsi. Atteso sempre che ce n’è già una dove peraltro recentemene sono stati spesi un bel po’ di quattrini per restaurarla. Non è tutto: lo scorso anno nella città di Cicerone sono state registrate meno di 20 nascite e la popolazione è drasticamente calata a poco più di 6.700 residenti. Non ci vuole affatto la calcolatrice per comprendere come qualcosa non quadri. Almeno all’interesse pubblico.
C’è quindi un’altra domanda che si fa largo: ma al Vallone c’era proprio bisogno di un doppione? Non si poteva puntare su altro, cioè pescando risorse tra le tante misure previste dal Pnrr? Ad esempio una bella struttura sportiva?
A meno che, come maliziosamente qualcuno fa notare, fra qualche anno non venga cambiata – se possibile – la destinazione d’uso di quella che sembra destinata a diventare una cattedrale nel deserto. Ma questa è un’altra storia.
Luciano Nicolò