Riceviamo e pubblichiamo:
“Sono stato molto fortunato per l’accoglienza che mi hanno dato qui ad Arpino e farò qualsiasi cosa per questa Città che mi ha aiutato tanto e che voglio ringraziare”. Sono le parole di Hamede Sarè, un ragazzo del Burkina Faso, arrivato qui ad Arpino nel 2014 che ieri, in occasione della firma ufficiale di un importante protocollo d’intesa tra la Prefettura di Frosinone, il Comune di Arpino e la Cooperativa Sociale Onlus Synergasia, attraverso il racconto della propria esperienza, è stato portavoce di quanti, come lui, hanno avuto la sfortuna di essere nati dalla parte “sbagliata” del mondo e sono stati costretti a mettersi in viaggio per salvare la propria vita.
La firma del protocollo rappresenta un momento importante in un periodo in cui l’emergenza proveniente da paesi in difficoltà e concretizzatasi nella nostra nazione, è diventata una realtà che in quanto tale deve essere affrontata.
Il Comune di Arpino è il primo ad aver firmato un protocollo fortemente voluto dal Prefetto, Dott.ssa Emilia Zarrilli, avendo recepito l’importanza di un progetto che vuole l’inserimento nel contesto sociale di ragazzi che hanno bisogno di integrarsi e che vogliono rendersi utili per la comunità che li ha accolti. Il protocollo prevede, infatti, attività di volontariato che i richiedenti protezione internazionale, ospitati nel territorio comunale, potranno svolgere a favore della comunità locale.
Soddisfazione delle parti per la giornata di ieri.
Il Sindaco ha ringraziato Sua Eccellenza il Prefetto per essere venuta personalmente ad Arpino ad ufficializzare l’inizio di un importante percorso considerata anche la rilevanza sociale e l’attualità dell’emergenza.
“Il fenomeno della migrazione che sta interessando l’Italia da qualche anno obbliga le istituzioni a fare la loro parte – ha commentato il Sindaco di Arpino, Avv. Renato Rea -. Queste persone, che vengono in Italia per la necessità di fuggire dalla guerra o per cercare condizioni di vita migliori per se stessi e per le proprie famiglie, mi hanno manifestato la voglia di darsi da fare per la città di Arpino, con opere di volontariato civile. Attraverso questo protocollo d’intesa, si dà loro modo di rendersi utili e inserirsi nel contesto sociale che li ospita. L’emergenza che sta interessando tutto il territorio nazionale deve essere affrontata sapientemente ed evitare il problema non è certo la soluzione. Bisogna fare in modo che quello che viene visto da molti come un problema, venga invece inquadrato come un’opportunità e come una risorsa. Chi osteggia questa iniziativa probabilmente non ha capito che questi ragazzi forniranno un servizio alla Città come volontari e senza retribuzione ma con lo scopo di sentirsi parte della comunità anche per ringraziare per la ospitalità loro riservata”.
Il presidente della Cooperativa Synergasia, Jamil Awan Ahamede, ha illustrato quello che la cooperativa svolge in tutto il territorio nazionale da diversi anni, soffermandosi in particolare sull’esperienza nella Città di Arpino che, già in passato, si è rivelata vincente. “I ragazzi arrivati ad Arpino nel 2011, ospitati nei centri gestiti dalla nostra cooperativa, si sono riusciti subito ad inserire anche dal punto di vista lavorativo. Sono dell’idea che la prima accoglienza, se fatta bene, può finire lì, senza la necessità di iniziare il percorso della seconda accoglienza. Qualunque situazione, se gestita bene, può essere vincente”.
Soddisfatto il Prefetto, Dott.ssa Emilia Zarrilli, che ha voluto sottolineare l’importanza di questo protocollo d’intesa, facendo rilevare l’obbligo delle istituzioni di collaborare. Il Prefetto ha rimarcato l’operato delle cooperative che accettano l’emergenza, vanno a prendere gli immigrati alle due di notte senza programmazione e senza fare il business di cui si parla.
“Questo protocollo è il primo che facciamo in veste ufficiale – ha sottolineato il Prefetto-. L’obiettivo principale è dare una prospettiva, un’abitudine al lavoro ai ragazzi. Sono tutti ragazzi giovani, hanno bisogno di avere un obiettivo di vita, hanno bisogno di capire che la vita è fatta anche di lavoro, di doveri, di impegni. Solo in questo modo potranno farsi strada ed inserirsi. Devono imparare la lingua per poi rapportarsi agli altri e fare qualcosa per questo territorio. Sono persone che non vengono pagate, che non rubano il lavoro a nessuno, che sono sul nostro territorio, ci piaccia o non ci piaccia, questa è una realtà con la quale bisogna fare i conti ”.