ARCHEOLOGIA

ARCE – FREGELLAE, INDAGANO LE UNIVERSITA’

Le Università di Cambridge e Ghent a Fregellae per una nuova campagna di prospezioni geofisiche

Si sono svolte in questi giorni le prime indagini non invasive sul sito dell’antica colonia latina. La città, edificata nel 328 a.C. e distrutta da Roma nel 125 a.C., a distanza di più di quarant’anni dai primi scavi sistematici, continua a richiamare ed attirare l’attenzione di ricercatori nazionali ed internazionali. 

Un team di ricerca composto dalla competente Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, rappresentata dal funzionario di zona dott. Carlo Molle, dal Direttore scientifico del Parco Archeologico di Fregellae, dott. Marco Germani, e da docenti e ricercatori di alcune delle più importanti università nazionali ed internazionali ha avviato in questi giorni un’importante campagna di prospezioni geofisiche.

«È per noi motivo di orgoglio – ha detto il Sindaco di Arce Luigi Germani – ospitare ricercatori provenienti dalle più importanti Università d’Europa. Il loro interesse, unito al lavoro svolto dalla Soprintendenza Archeologia, dall’Amministrazione comunale e dalla direzione scientifica del Parco, ci fa capire quanto sia importante dopo tanti anni continuare a fare ricerca a Fregellae».

A sostenere la campagna di ricerche è intervenuto anche l’Assessore alla Cultura Alessandro Proia. «Desidero ringraziare  – ha detto – tutti coloro che direttamente ed indirettamente stanno lavorando a queste nuove indagini. Un grazie particolare ai coordinatori del progetto delle due importanti Università Alessandro Launaro e Lieven Verdonck, al nostro direttore Marco Germani ed anche a tutti i proprietarie dei terreni che hanno consentito l’accesso alle aree interessate».

A scendere in campo in questa prima fase sono state le università di Cambridge e Ghent le cui azioni sono state coordinate rispettivamente dal prof. Alessandro Launaro, già impegnato da anni sul nostro territorio con le ricerche condotte nel sito di Interamna Lirenas, e dal dott. Lieven Verdonck. Negli ultimi giorni del mese di giugno, dopo aver preso accordi con i proprietari dei terreni che ricadono nell’area urbana di Fregellae e dopo aver pubblicato un avviso sull’albo pretorio del Comune di Arce, si è proceduto, a spese delle Università, alla trinciatura e alla pulizia straordinaria delle aree interessate dalle ricerche. Le prospezioni geofisiche necessitano di terreni sgombri da vegetazione per poter essere effettuate e soprattutto per trovare un corretto riscontro. Una prima fase di verifica strumentale sul terreno era stata già condotta la scorsa estate; quest’anno, però, la campagna è entrata nel vivo delle indagini spingendosi a verificare la presenza di nuove strutture archeologiche nell’area centrale dell’antica colonia. 

Il prof. Launaro ha tenuto ad evidenziare come l’impiego del georadar in archeologia sia abbastanza recente e come, tuttavia, il suo utilizzo abbia già dato risultati interessanti in altri contesti archeologici come quello di Interamna Lirenas (Pignataro Interamna) e Falerii Novi (Fabrica di Roma). «L’obiettivo principale – ha spiegato il docente – è quello di riuscire ad applicare tale metodo all’intera area urbana».

«Qualora tale sistema trovasse un riscontro positivo rispetto alle caratteristiche geofisiche dell’area – ha aggiunto il direttore del Parco Archeologico di Fregellae, dott. Marco Germani – il progetto prevede una mappatura dell’intera area urbana consentendo in tal modo di estendere notevolmente le attuali conoscenze sulla conformazione urbanistica dell’antica colonia».

A spiegare invece come funziona il georadar è il dott. Verdonk che si occupa materialmente delle azioni di rilevamento e della consecutiva interpretazione dei dati. «Il sistema georadar – ha detto il ricercatore della Ghent University – si basa sulla propagazione nel terreno di impulsi elettromagnetici e sulla registrazione di segnali riflessi dalle discontinuità presenti nel sottosuolo. In questo modo si evita di andare a sconvolgere con scavi in profondità le aree interessate e si riesce ad ottenere, con minore fatica e maggiore risparmio economico, una mappa dettagliata con le preesistenze non ancora censite».

Partecipa alla convenzione anche il Museo Archeologico di Ceprano condividendo con il Parco di Fregellae una campagna comune di promozione e valorizzazione dell’area.