Un testo di straordinaria umanità, che partendo dalla figura vertice di Maria, si snoda in considerazioni di grande levatura spirituale in un tempo dominato dal terrore pandemico del covid19. Il testo mostra la metafora del “contagio”, in una visione cristiana, che fa sorgere il desiderio di Dio, allontanandosi dal clima di angoscia che ci circonda.
Dall’omelia del vescovo Antonazzo nella Solennità dell’Immacolata ad Atina.
«La storia spirituale di Maria è davvero straordinaria e chiama in causa la sua fede; una donna profondamente innamorata di Dio per la sua formazione religiosa, perché istruita nella conoscenza della Legge di Dio. Nel fiore della sua giovinezza viene raggiunta da Dio per scrivere una vicenda inedita e inaspettata: diventare la madre del Verbo eterno. Una storia anche morale che chiama in causa la sua libertà e la sua responsabilità. Come ha esercitato, di fronte a Dio, la sua libertà questa donna? In piena coscienza anche se non in piena consapevolezza, tant’è che dice: come è possibile questo? Quando la consapevolezza non è risolta, ma accompagnata dalle parole dell’angelo, “non temere”, anche se non piena, questa consapevolezza è comunque fiduciale: si fida di Dio.
Una storia spirituale e morale che chiama in causa la sua responsabilità di fronte al mondo: la vicenda di Maria ha una ricaduta sociale, ciò che la riguarda, la riguarda per noi. L’umanità è cambiata grazie a questa sua disponibilità, noi siamo cambiati e se non siamo diventati subito santi, ci è stata data la possibilità di diventarlo.
Che cosa compie, allora, il Signore nei confronti di questa creatura? Lei lo canterà nel Magnificat: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”.
Per poter intervenire su questa creatura il Signore ha dovuto fare uno screening e il tampone è risultato “molto positivo”, ma non è un danno: Maria è una donna positiva! Certo, oggi nel linguaggio sanitario il termine positivo, purtroppo, fa molta paura, ma Maria è risultata positiva e il brano del Vangelo di oggi, l’Annunciazione, è il referto cioè il risultato di questo tampone: positivissima, piena di grazia, il Signore è con lei, diventerà madre, avrà lo Spirito Santo dalla sua parte, colui che nascerà sarà santo e Figlio di Dio. Più positiva di così Maria non poteva risultare; e a questo referto che è dettagliatissimo, risponde: “Eccomi sono la serva del Signore”.
La risposta non è di sua iniziativa ma è nella sua libertà rispondere a quello che riconosce come referto che Dio le presenta: tu sei positiva, sei capace, sei disponibile, sei nella condizione di dire sì. E Maria lo dirà, non Dio. Maria dirà il suo sì alla proposta, al progetto di Dio. Allora è un po’ diverso da quello che accade oggi sotto il profilo sanitario. Noi speriamo sempre di essere negativi di fronte al virus, Maria invece è positiva perché in Lei Dio ha fatto, al momento giusto, la terapia degli anticorpi; nel momento del suo concepimento ha immesso nella creatura appena concepita, gli anticorpi contro il peccato. E quali sono questi anticorpi? Gli anticorpi della Pasqua del suo figlio Gesù. Ecco perché, come dice la liturgia, Maria è preservata, “immunem” secondo il testo latino; Maria è immunizzata nel suo concepimento da ogni virus, da ogni contagio di peccato. Perché gli anticorpi sono quelli della Pasqua di Cristo che hanno agito, solo in lei, prima ancora che il mistero della Pasqua si compisse nella storia. È opera di Dio, non sono cose umane».
Alessandro Rea