Il tema dei vincoli paesaggistici infiamma la campagna elettorale ad Alvito, soprattutto dopo che tanti cittadini hanno potuto constatare a loro spese come quel vincolo, apposto nel 2015, impedisca loro di usufruire a pieno dell’ecobonus 110% o semplicemente di realizzare piccole opere di adeguamento di abitazioni, attività artigianali o produttive esistenti.
Negli ultimi comizi la candidata sindaco Luciana Martini ha promesso: “appena sarò sindaco farò tutto il possibile per far togliere quest’ulteriore vicolo che penalizza il territorio già sottoposto al 70% da numerose tutele”. Nel dibattito si inserisce anche Mauro Tomaselli, consigliere comunale di Isola del Liri e da anni impegnato in una lotta senza quartiere contro vincoli e piani di tutela del territorio: “Basta con vincoli irreali sul territorio! E’ assurdo che qualcuno ad Alvito, dove già l’80% dei terreni è sottoposto a restrizioni, abbia richiesto ed ottenuto ulteriori limitazioni, bloccando sviluppo e economia. Così si uccide la proprietà privata e la libertà di impresa e si condanna un popolo alla fame. Il tutto per seguire ideologie che stanno facendo danno in tutto il Lazio”.
Sei anni fa, con una precisa richiesta inviata al Ministero dei Beni Culturali e alla Soprintendenza Archeologica del Lazio, il Comitato civico per la difesa della piana, ha ottenuto l’apposizione di un ulteriore vincolo paesaggistico sulla quasi totalità del territorio comunale, anche grazie ad un’interrogazione parlamentare presentata dall’ambientalista Ermete Realacci, all’epoca parlamentare del Pd, invitato anche ad Alvito a sostenere che il vincolo è “bello”.
Quel comitato ha poi dato vita alla lista Alvito Bello che ha concorso alle comunali del 2016 e oggi si ripropone con la candidata a sindaco Paola Iacobone contro la sfidante Luciana Martini sostenuta dalla lista Albetum che ha promesso agli elettori, in caso di vittoria, di fare tutto il possibile per ottenere la cancellazione di quel vincolo.
Tomaselli, che ha seguito all’epoca la vicenda del vincolo, non riesce a tacere sull’ennesimo episodio di penalizzazione per l’economia e il territorio: “Sono anni che mi batto contro questo modo di fare e di pensare che fa solo la fortuna di pochi a scapito delle province del Lazio. Sono anni che lotto per far cancellare il nuovo piano territoriale paesistico regionale (PTPR) e rendere prevalente, in materia di edilizia, la legge sismica: l’unica che può veramente salvare la vita alla gente. Coinvolgeremo anche Alvito in queste battaglie, a cui hanno già aderito tanti altri Comuni, e daremo una mano, se vorranno, anche ad abbattere questo ulteriore e inutile vincolo. Andremo in piazza e nelle strade per raccogliere le firme e chiedere gli indennizzi per la perdita di valore di terreni e immobili, sia a causa del Ptpr che di improvvisate tutele!”.
Quella contro il piano paesaggistico territoriale è una battaglia che Tomaselli conduce testardamente e con convinzione in tutte le sedi: “Con l’approvazione del Ptpr, che la Corte Costituzionale aveva annullato ma che un accordo tra Ministero e Regione Lazio ha consentito di riapprovare – dice Tomaselli -, è stato di fatto confermato il blocco dell’economia regionale. La realtà è che il Ptpr rappresenta vincoli irreali imposti su zone da non vincolare. Una pianificazione anche inutile perché già esistevano i Ptpr (piani paesistici regionali) molto più funzionali non fosse altro perché redatti anche con la collaborazione di tecnici locali che conoscono il territorio, le realtà del posto e le esigenze. A Roma, però, hanno deciso di cambiare tutto. Perché? Perché fare un nuovo Ptpr vuol dire dare un mucchio di incarichi e muovere un mucchio di soldi. La cosa incredibile è che poi i nuovi vincoli valgono per tutti i territori provinciali ma non per parte di Roma, dove restano vigenti le precedenti regole del Ptpr! E dove si consente di edificare milioni di metri cubi di cemento ai soliti amici costruttori, mentre nelle province si blocca tutto. Mentre a Roma si realizzano immobili e abitazioni, le province sono condannate a diventare il giardino umanamente ed economicamente desertificato del Lazio. Un piano che porta vantaggi solo a Roma e penalizza le province. Il problema è politico perché a Roma si può fare tutto costruire e nelle province, in Ciociaria no? Su 22.000 osservazioni presentate da cittadini, comuni e enti, non ne è stata accolte nemmeno una. Un Ptpr tanto inutile che, prevalendo sulle altre norme in materia, ha di fatto vanificato tutte le iniziative legislative per sostenere la casa e la ricostruzione. Se, ad esempio, dopo il sisma di Amatrice, tutto è ancora fermo è anche colpa delle perverse previsioni del Ptpr che consente di fare poco, anzi, niente e che impedisce l’applicazione di norme sismiche più serie (legge sismica) a tutela di futuri disastri. Tutte cose che ho già detto in tempi non sospetti e di cui oggi i fatti mi danno tristemente ragione”.