Tornano ad agitarsi le acque in seno all’amministrazione comunale di Sora. A pochi giorni da una tappa decisiva, vale a dire l’approvazione del bilancio, è ancora la situazione del commercio e della viabilità ad agitare i sonni di tutti. Nella mattinata di giovedì 31 maggio i commercianti di piazza Risorgimento, in aperta protesta contro la realizzazione di due rotatorie, hanno deciso di rimanere con le serrande abbassate; l’opposizione consiliare punta dritto contro il sindaco Tersigni e attacca sulla mancata atmosfera di concertazione con i commercianti. In effetti, gli ingredienti ci sono tutti. E, soprattutto, viene da pensare che se gli esercenti di Piazza Risorgimento hanno deciso, in maniera autonoma, di privarsi di una giornata di guadagni (e di questi tempi si sa quanto questo significhi) qualche motivazione ci sarà. Nessuno si è chiesto, ad esempio, come mai la consulta comunale del commercio, convocata mercoledì sera, è andata praticamente deserta? Una risposta potrebbe arrivare proprio dalla protesta dei commercianti: a cosa serve una consulta se, poi, i suoi componenti vengono messi di fronte al fatto compiuto senza neppure essere ‘consultati’? A questo punto, comprendiamo la loro frustrazione: trovarsi a dover affrontare alcuni decisivi cambiamenti dell’assetto stradale di una delle più trafficate arterie cittadine, per di più senza avere la possibilità di far sentire la propria voce. È bene, allora, che anche dalle parti dell’amministrazione comunale si cominci a familiarizzare con un concetto: la consulta del commercio, da un punto vista pratico, è sostanzialmente naufragata. Anzi, non è mai partita. L’organo di discussione e partecipazione, previsto dallo Statuto Comunale, non ha mai saputo operare secondo le sue prerogative. Con tutta probabilità, la responsabilità maggiore della compagine di governo cittadino sta nel non aver saputo esprimere un assessore al ramo e questo, in una città commerciale come Sora, è a dir poco grottesco. Quella dei commercianti di Piazza Risorgimento, dunque, va vista come spia di un’attitudine amministrativa che, contrariamente alle premesse, non appare impostata sulla modalità ‘confronto’.
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