IL CAMEO, ARTE E TRADIZIONE

SANTA RESTITUTA – LE RADICI DI UN CULTO LOCALE TRA CURIOSITA’ E TRADIZIONI

di Stefano Di Palma

Il riconoscimento ufficiale di venerazione della patrona di Sora è piuttosto tardo: soltanto il 12 marzo 1797 la Congregazione dei Riti approva il culto di Restituta, Cirillo e di altri due compagni nel martirio (cfr. C. MARSELLA, 1935). Non per questo la devozione del popolo sorano è mai venuta meno, anzi è antica e consolidata.

Restituta è ricordata come nobile fanciulla romana, datasi all’evangelizzazione delle contrade sorane, che incontrò Cirillo, affetto da lebbra, e lo guarì. Da quel momento, Cirillo diventò predicatore instancabile del Vangelo fino a subire il martirio assieme alla stessa Restituta e ad altri due compagni. La decapitazione si ricorda il 27 maggio 275, sotto l’imperatore Aureliano e il proconsole Agazio, come avvenuta in località Carnello.

La Passio della Martire è ritenuta leggendaria e di essa scrisse una Vita intrisa di altrettanto sapore favoloso nel secolo XII, il vescovo di Terracina, Gregorio (cfr. D. A., in “BIBLIOTECHA SANCTORUM”, 1968).

Nonostante la scarsità di fonti strettamente sorane, l’antichità della devozione locale riservata alla Santa ci è tramandata dai mezzi artistici; anche se il culto è anteriore, a tal proposito si menziona tra le più antiche immagini che raffigurano Restituta, il frammento di affresco del secolo IX conservato nella chiesa delle “Rosce”, presso Morrea (Aq).

L’immagine più conosciuta è però quella della statua di culto, conservata a Sora, dove la Martire è raffigurata in posa trionfale, abbigliata all’antica e come giovane donna dai tratti graziosi, i capelli lunghi e la testa cinta di rose. L’unico elemento iconografico presente è quello strettamente legato al martirio, ossia la palma. Nella diocesi di Sora, sono diverse  le opere in cui Restituta è raffigurata nel corso dei secoli; tra le più importanti, si ricorda la pala d’altare della chiesa di Santa Maria degli Angeli del secolo XVII – opera di Francesco Vanni e della sua bottega per il cardinale Cesare Baronio –  ove la Martire, assieme a san Francesco, è raffigurata supplice presso la Madonna in richiesta di favore per la città di Sora.

Complessa è anche la ricostruzione delle vicende relative alle reliquie della Santa. Secondo la tradizione, in passato sotto l’altare maggiore della perduta chiesa di Santa Restituta vi era una cripta dove fu sepolto il corpo. In una nota del vescovo Giovannelli (1609-1632), si narrano i primi tentativi fatti per riportare alla luce i resti, durante i quali si individua solo la zona di sepoltura; nella narrazione, si ricorda che già le precedenti ricerche effettuate dal vescovo Orazio Cicerone (1578-1591) erano rimaste incompiute a causa di un grandissimo terremoto.

Gli scavi per scoprire il sepolcro furono intrapresi dal vescovo Tommaso Guzoni, a partire dal 12 settembre 1683. Effettivamente, durante quella campagna di recupero, furono rinvenuti dei resti appartenenti a più individui, tra i quali quelli di una donna, ritenuti di santa Restituta e dei suoi compagni di martirio. Alcuni testimoni ci tramandano che, nel periodo dello scavo, si avvertì un profumo prodigioso che perdurò anche diversi giorni dopo il ritrovamento delle tre casse con le ossa “dove vi è terra e humidità e per l’ordinario si intende più tosto puzzo che odore”; si ricorda che, con questa ricognizione, fu estratto un frammento di osso appartenente al braccio, poi incastonato nel reliquiario d’argento del secolo XVII della stessa forma. Un altro prodigio risalente a questa ricognizione fu quello del ritrovamento di un fiore che aveva radici nel coperchio della cassa che custodiva le spoglie e che sarebbe spuntato dopo che l’urna fu trasportata nella sacrestia per qualche giorno, tempo utile per le opportune verifiche del caso. Anche a questi eventi si riconduce, dunque, l’associazione di santa Restituta con la rosa che viene anche distribuita nel giorno della sua festa. Nei secoli successivi, furono eseguite altre ricognizioni dei resti mortali sino ad arrivare all’ultima che risale al maggio 1975.

Sulle presunte reliquie corporee di santa Restituta, una curiosità s’impone alla nostra attenzione. Esiste una tradizione francese che rivendica il possesso del corpo della Martire. Secondo la medesima, nell’anno 840, le spoglie furono trasferite a Roma per essere sottratte alla furia saracena; nell’anno 851, il pontefice consegnò le reliquie a Ludovico, figlio del re Lotario, che si trovava con un esercito in Italia; dopo alcuni miracoli compiuti lungo il viaggio i resti vennero trasferiti presso Arcy, nella diocesi di Soissons (cfr. G. MUSOLINO, 1997).