di Stefano Di Palma
E’ indubbio che questa statua, custodita nella chiesa di Santo Spirito, rappresenti un simbolo della religiosità sorana in quanto oggetto di grande venerazione da parte dei cittadini da secoli, sia durante l’anno, sia nella ricorrenza della festa del 15 settembre e particolarmente in occasione della Pasqua.
Dal punto di vista artistico si tratta di un pezzo apprezzabile risalente probabilmente al secolo XVII ed eseguito da un anonimo artista di Scuola Napoletana. La statua è interamente in legno e prevede la costruzione del corpo con arti snodabili totalmente occultato alla vista dagli abiti di gusto settecentesco indossati dal simulacro; i punti di maggiore attrattiva, ovvero la testa e le mani, eseguiti probabilmente con altra specie legnosa, rimangono invece a vista. Una simile conformazione ben si sposa con le antiche prassi liturgiche della Settimana Santa quando l’immagine veniva seduta e sul grembo le veniva posta un antica scultura del Cristo morto poi sostituita.
Di particolare finezza esecutiva risulta la testa connotata da elegante acconciatura dei capelli sulla quale ricade il velo mentre nel viso l’artista imprime la maggiore caratteristica del simulacro manifestando il dolore della Vergine per la morte del Figlio. Una simile caratterizzazione è risolta con un incarnato pallido, la bocca dischiusa, lo sguardo impietrito dal dolore, la fuoriuscita di lacrime dipinte e l’espediente illusionistico che prevede l’inserimento di due punti luce incastonati negli occhi che, brillando, simulano la fuoriuscita delle medesime. Come da tradizione questa immagine dell’Addolorata è munita di una spada che le trafigge il petto. L’usanza di porre una spada nel cuore della Vergine risale alla prima metà del secolo XV; si volle così rappresentare in modo sensibile l’espressione, narrata nel Vangelo, usata dal vecchio Simeone con Maria, quando costei portò al Tempio la prima volta il suo Figlio: “La tua anima sarà trapassata dalla spada del dolore”. A tal proposito si ricorda che sul finire dello stesso secolo le spade erano divenute sette talora poste in fascio, talora a raggiera. Spesso ogni spada terminava, nell’impugnatura, con un medaglione dove era rappresentato il dolore corrispondente. E’ stato ipotizzato che la composizione iconografica dell’Addolorata col cuore trafitto da sette spade sia comparsa la prima volta in Finlandia (cfr. G. M. TOSCANO, 1990).
L’idea di associare una passione della Vergine parallela a quella di Cristo affonda le sue radici nei Misteri o drammi sacri messi in atto dal secolo XIII dove un largo spazio era assegnato ai dolori e ai lamenti di Maria che veniva mostrata addoloratissima presso la croce e, talora, svenuta; nel secolo XIV si comincia a parlare di una Compassio Mariae vicino alla Christi Passio, intesa come l’eco della Passione del Figlio nel cuore della Madre.
Nei secoli successivi si passa ad una vera e propria azione liturgica che prevede il ricordo dei Sette Dolori, una sorta di Via Crucis Mariana; tale culto trova riscontro anche nella chiesa di Santo Spirito di Sora dove ogni venerdì di Quaresima si ricordano i Sette Dolori in preparazione alla grande processione con il Cristo Morto e l’Addolorata che avviene la sera del Venerdì Santo.
Si ricordano in questa sede alcuni importanti avvenimenti di portata storica che riguardano il venerato simulacro di Sora. Con l’intensificarsi dei bombardamenti all’inizio del 1944, si decise, ai fini della salvaguardia dell’opera, di togliere dalla chiesa di Santo Spirito la statua dell’Addolorata per trasferirla in luogo più sicuro. Il rifugio fu messo a disposizione nella casa di un privato cittadino, nella campagna sorana, dove la statua fu trasportata nascosta in una cassa e sistemata su un carretto; stessa sorte toccò all’antica immagine del Cristo Morto che fu piegato, messo in un canestro e trasportato in testa da alcune donne.
Nel corso degli anni si è creato un ricco corredo di monili d’oro (in parte perduto e principalmente riutilizzato) incrementato dai devoti dell’Addolorata di Sora. Al 1914 risale la prima incoronazione del simulacro con una corona d’oro donata da un pio devoto.
Il 13 settembre 1989, in occasione del settantacinquesimo anniversario dell’incoronazione, vi fu un nuovo omaggio con la realizzazione del grande stellario “alla spagnola” elaborato con l’oro degli ex voti. In quella data la statua fu trasportata a Roma ed incoronata da papa Giovanni Paolo II, mentre al suo ritorno a Sora seguirono varie processioni e funzioni di festeggiamento (cfr. E. TAVERNESE, 2003).
Diversi e riccamente decorati sono i vestiti indossati dal simulacro (giornalieri e festivi) senza dimenticare quello di bianco realizzato durante l’episcopato di Luca Brandolini per il periodo della Pasqua a simboleggiare la partecipazione della Vergine alla Resurrezione. L’abito indossato in alcune circostanze e in particolare per la festa del 15 settembre appare estremamente sontuoso mentre, aderente all’occasione e al vero spirito che permea l’immagine sacra, è l’abito indossato il Venerdì Santo: semplicemente nero in segno di lutto.