I Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Cassino hanno tratto in arresto nella flagranza del reato di “atti persecutori”, un 33enne di Sant’Elia Fiumerapido, già censito per reati contro la persona e il patrimonio, per aver molestato, aggredito verbalmente e fisicamente la ex convivente.
Nello specifico l’uomo, nella mattinata di ieri, aveva dapprima minacciato e poi pedinato invitandola più volte a fermarsi, la sua ex compagna la quale, con la propria autovettura e con a bordo la figlia di anni 5, da Sant’Elia Fiumerapido si stava recando a Cassino.
La donna, intimorita, aveva proseguito la marcia a bordo della propria autovettura sino a quando l’uomo, con una manovra spericolata, la stringeva sul margine destro della carreggiata, costringendola a fermarsi, ponendosi, successivamente, trasversalmente sulla corsia di marcia in maniera da precluderle ogni possibilità di fuga. Ne scaturiva una violenta discussione tra i due nel corso della quale, l’aggressore afferrava per il braccio la vittima strattonandola, tanto da procurarle lesioni giudicate guaribili in gg. 4.
La donna, quindi, presa dal panico, si allontanava chiedendo, telefonicamente, sull’utenza 112, l’intervento dei militari che, immediatamente, si recavano sul luogo, nel parcheggio antistante l’ospedale di Cassino. Alla vista dei Carabinieri, il 33enne tentava di allontanarsi velocemente dal posto, venendo subito bloccato dagli operanti.
La vittima, nel formalizzare la denuncia, dichiarava che tale episodio era l’ultimo di una reiterata serie di atti vessatori e persecutori posti in essere dall’arrestato nei confronti della donna. Precisava che l’uomo aveva cambiato atteggiamento subito dopo la nascita della loro figlia, diventando violento e percuotendola più volte, tanto da costringerla, in più occasioni, a fare ricorso alle cure mediche. Inizialmente le violenze rimanevano confinate nell’ambito domestico ma, nel tempo, visti i reiterati episodi, la donna formalizzava alcune querele alle quali seguivano sempre le relative remissioni, scaturenti dalle promesse dell’uomo di un suo ravvedimento. L’epilogo della relazione giungeva allorquando, dopo una violenta discussione, la denunciante riportava la frattura di un dito del piede, che la vedeva costretta a ricorrere alle cure dei sanitari.
Dopo tale episodio, la vittima decideva di interrompere la convivenza; decisione che il convivente, però, non accettava di buon grado. Da quel momento, l’uomo intraprendeva una condotta persecutoria, caratterizzata da continue telefonate in ore diurne e notturne, minacce e pedinamenti anche in danno di altri familiari della vittima. Tale snervante comportamento determinava, nella donna, uno stato d’ansia, con conseguenti attacchi di panico e tachicardia, oltre ad indurla a non uscire di casa per circa due mesi.
Gli operanti, stante la flagranza di reato, traevano in arresto il 33enne che, dopo le formalità di rito e su disposizione dall’Autorità Giudiziaria, veniva ristretto in regime degli arresti domiciliari presso la propria abitazione.