Dal prof. Michele Santulli, riceviamo e pubblichiamo:
In un passato contributo abbiamo portato alla conoscenza del lettore la presenza ad Isola del Liri, in una vecchia cartiera dismessa, di una significativa e pregiata scultura in bronzo opera di Domenico Mastroianni, sconosciuta alla critica e agli studiosi, raffigurante S.Antonio che tiene in braccio il Bambinello.
La sua qualità unica di sommo modellatore di argilla portò Domenico Mastroianni nei primi anni del Novecento, allorché residente a Parigi, a trovare il modo di inserirsi in quel vastissimo fenomeno commerciale sorto attorno alla cartolina postale scoperta in quegli anni e quindi, dopo aver appreso l’arte fotografica, iniziò a scolpire magistralmente scene bibliche o storiche o sentimentali o di personaggi che, una volta fotografati, il suo editore dava alle stampe e alla successiva distribuzione e divulgazione, con enorme successo: oggi ancora nelle librerie antiquarie o sulle bancarelle di mezzo mondo è possibile rinvenire sfuse o nelle confezioni originarie queste cartoline, sempre appetite e richieste, i cui soggetti danno una idea fedele della incredibile abilità e maestria di Domenico Mastroianni, gloria ciociara: inoltre tale attività equivalse alla invenzione di un nuovo modo artistico di esprimersi noto come scultografia. Naturalmente si trattò di una parentesi nell’ambito della sua opera di scultore classico che si dispiegò nei soggetti più variegati, rimanendo la scultura in terracotta il contesto di elezione: ricchissima la produzione di sculturine dei soggetti più disparati che la sua fantasia sbrigliata gli dettava pur se anche la letteratura gli suggerisse soggetti intriganti tra i quali mi piace ricordare tutta una lunga serie di personaggi dei Promessi Sposi realizzata in terracotta e poi fusa in bronzo. E uno dei settori, una volta insediatosi a Roma, in cui trovava anche la sua particolare gratificazione, era la realizzazione di Vie Crucis, sicuramente perché la presenza di tanti protagonisti in ogni stazione del sacro percorso risvegliava la sua abilità e ricca esperienza di cui alle sue scultografie. E tali Vie Crucis sono disseminate dovunque, senza citare le chiese di Roma, in varie forme e dimensioni, quasi sempre in terracotta, nessuna uguale all’altra! Qui vogliamo presentare al lettore, anche ora si tratta di un ritrovamento inedito, un esemplare in bronzo che si distingue sia per la qualità della fusione, sia per la monumentalità dell’opera e sia perché è da considerare sicuramente il primo esemplare di Via Crucis realizzato dall’artista sulla scia stilistica ed artistica delle scultografie quindi artisticamente la più pregiata: infatti ancora ci troviamo davanti ad altorilievi, laddove per le Vie Crucis successive saranno di regola bassorilievi o perfino graffiti. Anche se nulla o quasi si conosce dello svolgimento documentale della commissione dell’opera in oggetto, lo stato dei fatti attuali ci consente di ripercorrerne il decorso con soddisfacente verosimiglianza. L’artista, durante circa tre lustri, opera intensamente e con grandissimo successo a Parigi, fino all’incirca allo scoppio della prima guerra mondiale con tutto quanto consegue: relazioni sociali, approfondimenti, maturazioni, esperienze… ed è qui, a Parigi che riceve la commissione di una Via Crucis da parte di qualche suo collega artista che ne conosceva l’opera ed apprezzava le qualità: una volta realizzata, l’opera passò nelle mani del committente vero e proprio, in Austria.
Stiamo parlando delle maestose quattordici stazioni in bronzo dorato delle misure 1,60×0,80 m che si conservano nella chiesa di S.Margherita a Berndorf, una cittadina a una quarantina di Km da Vienna, di cui raccomandiamo la visita quando sui luoghi. Un’opera speciale in quanto il committente, un industriale proprietario di una grossa fonderia artistica, era effettivamente alla ricerca di una Via Crucis da destinare alla chiesa che aveva iniziato a costruire già dal 1909 per i suoi operai e resosi conto della bontà e qualità dell’opera d’arte, dopo una lunga e difficoltosa operazione di preparazione, fece fondere in bronzo tutte le stazioni e, in aggiunta, incaricato un artista del luogo, fece progettare delle incorniciature idonee che successivamente fece pure fondere in bronzo dorato. Il risultato è abbagliante e affascinante, pari a quello che si gode in una chiesa barocca di Roma! Una volta finite, furono offerte al pubblico godimento in una esposizione a Vienna e poi trasferite e messe in opera definitiva nella chiesa di Santa Margherita a Berndorf, così si chiamò la chiesa che ancora si ammira sul luogo.
L’industriale, nonché non comune generoso mecenate e filantropo, si chiamava Arthur Krupp († 1938): non sappiamo se della famiglia dei Krupp di Essen nella Ruhr, i celebri fabbricanti di cannoni e di carriarmati e di armamenti dell’esercito tedesco dell’ultima guerra.