Comunicati Stampa CRONACA

RIFIUTI PERICOLOSI ILLECITAMENTE ‘DECLASSIFICATI’ E SMALTITI IN 10 IMPIANTI DELLA PROVINCIA DI FROSINONE – 25 INDAGATI

Dalla mattinata odierna i militari del Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone, coadiuvato dal Gruppo Carabinieri Forestale di Latina e Gruppo Carabinieri Forestale di Roma, nonché dal Comando Provinciale Carabinieri di Frosinone, dal NOE di Roma e dalla sezione di P.G. della Procura di Cassino, stanno eseguendo due decreti di sequestro emessi dal GIP del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, nei confronti di 10 impianti di trattamento rifiuti e una discarica per rifiuti non pericolosi, e di un decreto di perquisizione emesso nei confronti delle stesse aziende, di laboratori di analisi e di 25 indagati ai quali vengono a vario titolo contestati i reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e violazione di prescrizioni AIA.

Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone, con la collaborazione della sezione di P.G. della Procura di Cassino e la Polizia Provinciale di Frosinone, iniziate presso la Procura della Repubblica di Cassino e trasmesse alla Procura di Roma per competenza, riguardano 31 indagati e  ipotizzano l’esistenza di un traffico illecito di rifiuti che coinvolge aziende che smaltivano rifiuti ritenuti pericolosi presso una discarica per rifiuti non pericolosi,  nonché l’esistenza di una truffa aggravata e frode in pubbliche forniture per il mancato trattamento di Rifiuti Solidi Urbani.

Due, in particolare, i filoni d’indagine.

Con la prima si ipotizza che 10 aziende di trattamento rifiuti,  conferissero alla discarica per rifiuti non pericolosi situata nella provincia di Frosinone ingenti quantità di rifiuti pericolosi declassificati come rifiuti non pericolosi. In particolare, i rifiuti, classificati con codice CER (Codice Europeo Rifiuti) a “specchio”, per essere ritenuti non pericolosi avrebbero necessitato di analisi di laboratorio esaustive e tali da escludere la pericolosità degli stessi. ARPA LAZIO  e il CTU nominato dalla Procura di Roma hanno invece accertato che tali rifiuti non erano esaustivamente analizzati, con la conseguenza che non potevano essere classificati come non pericolosi bensì come pericolosi.

La “declassificazione” dei rifiuti da pericolosi a non pericolosi ha consentito alle società di smaltire ingenti quantità degli stessi presso la discarica, non abilitata alla gestione di rifiuti pericolosi, con il conseguimento di enorme profitto derivante dalla differenza dei costi di smaltimento, ben superiore relativamente ai rifiuti pericolosi. Un apporto significativo e determinante proviene dall’operato dai responsabili dei laboratori di analisi, i quali hanno stilato i rapporti di prova non esaustivi, necessari per declassificare i rifiuti.

Un secondo filone d’indagine riguarda il recupero dei Rifiuti Solidi Urbani da parte della società pubblica SAF SPA, alla quale vengono conferiti tutti i rifiuti provenienti dai comuni della Provincia di Frosinone. Le verifiche della P.G., in base alle conclusioni dei consulenti nominati dalla Procura di Roma, ipotizzano uno scarso e/o inefficace trattamento dei rifiuti urbani, sia indifferenziati che differenziati. Proprio lo scarso trattamento determinava una maggiore quantità di rifiuti conferiti alla discarica (con conseguenti maggiori costi di smaltimento da parte della società pubblica), nonché l’emanazione di cattivi odori derivanti dalla scarsa bio-stabilizzazione e, infine, una maggiore produzione di percolato. Ciò ha determinato anche l’attribuzione di errati codici CER ai rifiuti gestiti.

In riferimento alla produzione di compost, i consulenti della Procura di Roma ritengono che la SAF abbia recuperato una parte insignificante dei rifiuti organici provenienti dai comuni della provincia di Frosinone, che invece hanno pagato un corrispettivo alla SAF proprio affinchè tali rifiuti venissero recuperati. Con la conseguenza che si ipotizzano i reati di truffa aggravata e frode in pubbliche forniture a danno degli stessi comuni conferenti.

Il profitto conseguito dalle citate società attraverso le presunte attività illecite ammonta a più di 26 milioni di euro, ed è stato oggetto di sequestro con i decreti in corso di esecuzione.

Le società sequestrate sono state affidate ad amministratori giudiziari, deputati alla gestione delle aziende, assicurando che il ciclo di smaltimento dei rifiuti solidi urbani non si interrompa.