Da Sinistra Unita Sora, riceviamo e pubblichiamo:
L’impressione è che ci si trovi dinanzi a un arrembaggio male assortito che naviga a vista, il capitano fatica a tenere gli ormeggi.
Gli assessori, interrogati dalla stampa, rispondono come a una interrogazione in cui si tiene il libro sotto il banco, si cercano suggerimenti negli occhi del vicino, insomma la conferenza dei cento giorni dell’amministrazione somiglia molto ai cento giorni di una scolaresca prossima alla maturità. Ma qui si è ancora molto acerbi e non è ammissibile che il governo della città sia nelle mani di dilettanti allo sbaraglio. Una amministrazione non può contare solo su un piano programmatico condiviso, la città, con le sue criticità, offre continue occasioni di ricalibratura, di nuovi assetti, possibili solo se la risposta alle esigenze dei cittadini arrivi da amministratori competenti e attenti.
Il governo del fare… tanto per fare.
Si ammicca ai cittadini, imbonendoli sulle piccole cose, tappiamo le buche, facciamo parcheggi, tagliamo le erbacce, salvo poi dimenticarsi di altre categorie che aspettano da anni di essere prese in considerazione, ciclisti, pedoni, uomini e donne a due ruote o due gambe.
Dopo una carrellata di emergenze, criticità, e buoni propositi, dalla spada di Damocle che è rappresentata dai debiti del cimitero (15 milioni di euro a fronte dei 5 milioni previsti), a quello della pubblica illuminazione, per la quale si applicherà la legge 50 del 2016 per rifuggire ulteriori danni al bilancio, a quello degli appalti per il quale bisogna ripartire dal patrimonio e dalle leggi, si affronta il tema scuola, dove il sindaco rivendica una responsabilità morale oltre che civile e oggettiva. Rimarca la differenza tra agibilità e idoneità, dice che le scuole siano state controllate e sono agibili e se ci fosse il solo sospetto di rischio sarebbe il primo a chiudere gli edifici.
I soldi destinati ai vecchi accordi con l’Ater per nuovi alloggi saranno destinati per recuperare servizi, per la pavimentazione del centro storico, così come il ponte lamellare di Pontrinio non si farà a favore di una riqualificazione dell’abitato.
Ecco, un altro tema caldo è quello dei cosiddetti “contratti di quartiere”, lavori di rifacimento della pavimentazione e rete idrica e fognaria del centro storico che ormai da un anno crea non pochi disagi ai cittadini interessati. Si è lavorato a macchia di leopardo, lasciando nel disastro via Cittadella, quella principale, quella delle botteghe per intenderci, mentre in altri vicoli, venivano portati a termine i lavori, scavando, rifacendo i sottoservizi e la pavimentazione. Se non ci sono responsabilità oggettive nella mala gestione di questo appalto, frutto della inadeguatezza e disinteresse di Tersigni e dei suoi, si chiede comunque che questa amministrazione, che ha messo in campo figure ad hoc, intervenga con misure urgenti per terminare i lavori, senza avanzare ridicole scusanti, quali quella di un senso unico che non lascia libero accesso alla via in questione. La primavera prossima, scadenza paventata dal sindaco, è una data troppo lontana.
Vanno benissimo i tavoli di partecipazione cittadina promessi dal sindaco in conferenza stampa, va benissimo una puntuale informazione dei cittadini ma per fare un tavolo ci vuole il seme e il governatore di una città deve farsi regista che aggreghi sinergie e potenzialità del territorio, recuperando informazioni, risorse umane e sociali e promuovendo iniziative che valorizzino l’autenticità e l’identità culturale di un territorio, per renderla attrattiva al vasto pubblico, ma anche agli studiosi, e vivibile, fruibile e godibile per i cittadini stessi.
Ma la nostra idea di identità è ben diversa da quella propugnata dal primo cittadino. Quando parla di immigrazione, pensando a una consulta cittadina seguita alla nostra sollecitazione ad affrontare il tema lo fa rivendicando la “nostra autonomia culturale”, il nostro “essere sorani”, “solo forti del nostro progetto identitario potremo farci accoglienti”. Il nostro pensiero è agli antipodi delle intenzioni del gruppo misto ora al governo, la nostra identità di sinistra, che non dobbiamo cercare, rivendicare, ricostruire, ci dice che solo essendo accoglienti potremo ritrovare la nostra autenticità, e ritrovare così la nostra identità culturale, di popolo accogliente. Noi non abbiamo bisogno di rintracciare la nostra identità, l’abbiamo ben chiara.
Le forze democratiche che si abbracciavano a quelle estremiste in campagna elettorale, pensando di poter lasciare i grandi temi su altri tavoli, ora devono ammiccare alla destra xenofoba, pena il ribaltamento dei grandi tavoli.
Per quanto concerne ACEA il sindaco ribadisce la volontà di tenere “schiena dritta e testa alta” nei confronti della multinazionale, e se non si vedranno migliorati i servizi sul territorio si potrebbe arrivare a una risoluzione del contratto. E alle migliaia di ricorsi avanzati dai cittadini per l’illeggittimità di tariffe e bollette, che, in molte occasioni, hanno trovato il parere favorevole del TAR e del Servizio Idrico Integrato, il sindaco risponde che non sarà facile controbbattere, per il potere dei mezzi che il colosso metterà in campo. Ma molti sindaci sono usciti già da ACEA, avanzando l’illeggittimità dei contratti. Perchè non farlo anche noi?
Si rilancia la proposta di trasformare il simbolo del degrado cittadino, l’ex Serapide, in una cittadella culturale, di laboratori, scuole, spazi per la fruizione cittadina, ma i percorsi del gusto annunciati dall’assessore alla cultura, possono occupare le strade che abbiamo già.
Gemmiti espone compiaciuto e sornione la mirabolante carrellata di eventi che ci accompagnerà fino al Natale, peccato ricordarsi di tanto in tanto che si stia parlando di cultura e non di commercio e artigianato.
È importante allestire un sistema che educhi al patrimonio culturale coinvolgendo una pluralità di soggetti, creando i presupposti per una continuità, con diverse professionalità, aree disciplinari, classi di sapere necessarie per i diversi compiti, piani di gestione per la tutela e la conservazione del nostro patrimonio, mentre qui c’è ancora confusione tra cultura e intrattenimento.
Quando sentiamo parlare di ambiente drizziamo le orecchie, pensando che finalmente qualche parola venga spesa in tal senso, ma si tratta di Ambiente Surl e del vaglio di curricula per la nomina del nuovo amministratore. L’unico tema affrontato è quello della diga, della pericolosità annunciata in stato di allerta meteo e del fatto che si attenda un giudizio dal tribunale delle acque presso il quale sono state depositate le ordinanze. Al tema dei rifiuti poi si glissa, ricordando che in campagna elettorale non si è mai parlato di riduzione dei costi, di detassazione. Cercare le condizioni per fare cultura, vuol dire anche alleggerire i cittadini dal peso delle tasse, per una ritrovata serenità.
Cento giorni sono pochi? Sono tanti? Sono abbastanza per capire che il re è nudo. C’era chi diceva che non contasse la diversa natura dei partiti politici, ma come farà il primo cittadino senza un secondo di tregua isolato nell’assenza?