Come da tradizione si rinnova la notte del prossimo 29 marzo, Venerdì Santo, la processione “del tamburo”. Da sempre organizzata dalla “Confraternita dell’Immacolata Concezione”,che opera nella Chiesa di Santa Restituta, questa pia pratica di tipo laicale ha origini molto antiche. Non si conosce esattamente il periodo storico in cui tale consuetudine ha avuto inizio, ma è documentata già nel XVII secolo. È da collocare nell’ambito delle processioni penitenziali che si svolgono nel periodo di Quaresima ed in particolare durante la Settimana Santa. Non a caso viene ripetutamente cantato in latino il “Salmo 50”, detto anche del “Miserére”. La processione è dunque accompagnata dal suono grave e inquietante di un “tamburo” e dal rumore caratteristico delle “taratrappole”, strumenti realizzati con una tavoletta di legno alla quale, su entrambi i lati, sono fissati con delle cerniere due archetti che, scuotendoli, producono un suono cupo che rompe il silenzio della notte. Sono strumenti poveri in sostituzione del suono delle campane che già dal pomeriggio del Giovedì Santo, al momento del “Gloria” nella Messa “in Coena Domini” sono state “legate”. Così rimarranno fino alla notte del Sabato Santo, quando torneranno ad essere suonate per annunciare la Resurrezione del Signore. La processione, che sarà guidata da don Giovanni De Ciantis, ha lo scopo principale di far visita alle varie “chiese” della Città dove solennemente é esposta l’Eucarestia. Altre soste vengono effettuate presso cappelline e monumenti cari alla pietà popolare sorana. Partendo come da antica tradizione alle tre di notte dalla Chiesa di Santa Restituta, seguendo una nuda croce di legno portata da un componente della Confraternita dell’Immacolata, ci si dirige verso la Chiesa della Madonna di Costantinopoli, soffermandosi prima davanti al monumento del Cardinale “Cesare Baronio” in piazza Palestro, alla cappellina della Madonna di Lourdes lungo il Viale della Stazione ed alla Chiesetta di San Giuliano. Successivamente si fa sosta presso le Chiese di San Silvestro, San Giovanni Battista, San Bartolomeo. A Santo Spirito si rende omaggio alla Vergine Addolorata; quindi si sale alla Chiesa Cattedrale. Memorabile fu il momento della “processione del tamburo” del 9 aprile 1971,quando i fedeli salirono su al Vescovado, per rendere omaggio al vescovo, mons. Biagio Musto,improvvisamente scomparso proprio quella notte. La processione poi, riprende il suo cammino per portarsi a compiere quella che forse è la tappa più suggestiva, quella che si ferma davanti al cancello principale d’ingresso del nostro “Cimitero”. Da qui il corteo fa ritorno alla Chiesa di Santa Restituta dopo essersi brevemente soffermato presso la Croce posta al bivio tra via Roma e via Marsicana. Durante le soste vengono letti brani che ricordano la Passione del Signore. “La processione del tamburo”, non é una vera “Via Crucis”, ma è l’occasione per una meditazione sul Processo fatto a Gesù dopo la sua cattura nell’ “Orto degli Ulivi”, proprio in questa particolare notte. Vi partecipano moltissimi sorani e tantissimi sono i giovani. Sora, così, diventa Gerusalemme; il fiume Liri è il torrente Cédron, attraversato da Gesù al termine dell’ultima cena per recarsi a pregare nel “Getsémani”; i vicoli di “Cancéglie” rappresentano le stradine strette di Gerusalemme, percorse dal Signore mentre viene condotto davanti al Sinedrio, da Caifa e da Pilato. Un appuntamento che precede l’altra processione, che si tiene di sera, altrettanto commovente, partecipata e suggestiva. È la processione dell’”Addolorata” e del “Cristo morto”, curata dalla Confraternita della Chiesa di S. Spirito.