Aspra, ma buona nutrice di giovani e io nulla
più dolce di quella terra potrò mai vedere.
(Odissea IX, 28)
Un po’ di mitologia e storia, oggi, nella rubrica de “Il velo di Maya”, per tornare alle nostre origini, alle origini di Europa, proprio ora che se ne fa un gran parlare tra uscite inaspettate, rimpianti e disorientamento.
Eὐρώπη – grandi occhi, sguardo ampio – era figlia del re di Tiro e Zeus se ne innamorò. La bella giovane invano tentò di resistere al dio che, grazie ai suoi famosi travestimenti da toro prima e da aquila poi, rapì la ragazza e la portò sull’isola di Creta. Qui Europa divenne regina ed ebbe da Zeus tre figli: Sardeponte, Radamanto e Minosse, da cui nacque la superlativa civiltà cretese, prodromo della secolare cultura di quel continente che, in onore della bella fanciulla a cui Zeus non seppe resistere, porta proprio il nome di Europa.
Gli scavi dell’isola di Creta hanno portato alla luce resti di una civiltà attenta e organizzata. In quello che viene definito Medio Minoico (2000-1600 a.C.) emergeva sull’isola la civiltà palaziale, con primi palazzi che presentano una struttura semplice che conoscerà poi un notevole ampliamento con la creazione di diversi ambienti di rappresentanza, destinati anche a funzioni elevate come i teatri (Musti, 1995). Anche i ritrovamenti delle ceramiche, con ricche e fantasiose decorazioni, dimostrano un raffinato gusto delle potenzialità artistiche che andava di pari passo con lo sviluppo economico, sociale e, non da ultimo, delle forme di potere.
A cavallo tra il Medio e il Tardo Minoico (1600-1450) si assistette anche alla diffusione della scrittura sillabica che andò prima ad affiancare e poi a sostituire quella geroglifica. I reperti mostrano essenzialmente una crescita culturale che riflette, senz’altro, un potere che riuscì ad organizzarsi in modo sempre più complesso, intrattenendo anche scambi con l’Oriente.
La grandezza di Creta terminò con l’insediamento, dal 1450 a.C., di genti venute dalla Grecia continentale, i Micenei. La vita continuò così sotto l’influenza di una popolazione che sarebbe stata altrettanto grande e che seppe portare avanti una tradizione di sviluppo e crescita in cui, indubbiamente, non mancarono periodi bui che, però, furono affrontati con l’acume e il coraggio che solo una storia così nobile può infondere.
Tornando a noi, l’Europa, in queste ultime settimane, ha vissuto momenti cruciali. Sono tante e profondamente diverse le risposte che vengono date ai problemi del “vecchio continente” e non è nostra pretesa fornire soluzioni o immaginare quale sarà il futuro. Con queste poche righe abbiamo piuttosto voluto ricordare quale è stato il passato. Una storia che ha avuto inizio proprio in quelle terre che periodicamente vengono viste come peso, freno o pericolo da quei poteri forti che poi, appena possibile, indicono un referendum e aprono la porta di uscita o da quelli che, senza referendum, decidono di rimanere e di contare più degli altri stati membri, accentrando nelle proprie mani tutto il potere in nome di logiche finanziarie che, troppe volte, non sembrano affatto logiche.
Eὐρώπη era la fanciulla dai grandi occhi… Chissà se l’Europa riuscirà a non chiuderli proprio oggi quegli occhi così grandi, a non impigrire proprio ora quello sguardo che per centinaia di anni ha saputo guardare lontano senza mai perdere di vista, però, quello che di essenziale e vitale ha sempre avuto tanto vicino…