Le cronache raccontano troppo spesso di violenze sulle donne, di ingiustizie, di soprusi, di disparità ai danni di chi è ancora considerato “l’anello debole della società civile” .
E tutte noi abbiamo il dovere di dire che questo deve finire: bisogna che ci si adoperi tutti e tutte ogni giorno affinché la donna, la bambina, la ragazza, la madre, la figlia, la sorella, la moglie, si vedano finalmente riconosciute come persona umana e non come “schiave” o “esseri inferiori”.
Queste non sono banalità perché una certa cultura che si sta delineando pare davvero essere regressiva rispetto alle conquiste fatte negli anni passati.
Eppure l’importanza della donna viene ormai riconosciuta ampiamente.
Ricordiamo che il 1975 fu designato come “Anno Internazionale delle Donne” dalle Nazioni Unite e l’8 marzo le organizzazioni femminili celebrarono in tutto il mondo proprio la giornata internazionale della donna con manifestazioni che onoravano gli avanzamenti della donna e ricordavano la necessità di una continua vigilanza per assicurare che la loro uguaglianza fosse ottenuta e mantenuta in tutti gli aspetti della vita civile. Nel ’77 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione proclamando una giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale da osservare dagli stati membri in un qualsiasi giorno dell’anno, in accordo con le tradizioni storiche e nazionali di ogni stato. Adottando questa risoluzione, l’Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile, sociale e politica del loro paese.
Purtroppo c’è ancora tanto da fare e oggi è giorno di memoria e non di festa!
E’ l’occasione per ribadirlo ancora una volta. Affinché il nostro paese rispetti la donna, contro il femminicidio, contro lo sfruttamento, contro gli ostacoli che le impediscono l’accesso ai centri decisionali e di potere, è urgente prenderne coscienza e operare per cambiare.
Mi torna in mente una famosa dichiarazione di Nilde Iotti che ho fatto mia: «Le cronache di tutti i giorni ci dicono di violenze di ogni genere all’interno e fuori della famiglia, nella società, compiute da anziani su giovani e bambini, da figli contro i genitori, come se si stesse diffondendo uno spirito di rivolta, contro i sentimenti e i valori della persona umana. Quale cultura sta generandosi, forse anche per i nostri ritardi? È con inquietudine che mi pongo queste domande».
Buon 8 marzo a tutte noi!
Avv. Rosalia Bono