di Luciana Costantini
Il titolo, forse, non dice la novità dell’evento, eppure il “convenire” di famiglie e singoli -da qui l’altisonante termine “convegno”- nella serata di domenica 6 dicembre presso il Premiato Cinema Liri in Via Cascata aveva in sé un germe di… “prima volta”. Nuovi i parroci di S. Lorenzo e S. Croce, che stanno saggiando persone e territorio, nuovo il cammino dell’unità tra Parrocchie di città diverse ma vicine e quindi in molti casi omogenee, nuovo anche il tema, perché la famiglia si rinnova sempre, cambiando con il passare degli anni e delle situazioni di vita e di storia.
E così, alla vigilia della Festa della Madonna di Loreto, patrona di Isola del Liri, ma la cui devozione è forte anche a Castelliri, si è voluto “ripartire da Nazareth”. Lo si è fatto prima con la “peregrinatio” della Vergine bruna per un’intera settimana nei luoghi dove vivono o sostano anziani e malati –case di cura e di riposo, centri ricreativi, sedi religiose– e domenica si è voluto riflettere sulla realtà della famiglia, insieme, sì, ma da ottiche diverse.
Dopo i saluti e la presentazione, si è pregato ad un’unica voce con le parole di papa Francesco e la psicologa-psicoterapeuta Monica Petricca ha simpaticamente puntato il dito sui “bisogni” della famiglia, che sono tanti e diversi e vanno su, come in una piramide, partendo da quelli fisiologici e passando a quelli di sicurezza e protezione, da quelli di appartenenza, di stima e di autorealizzazione fino a quelli spirituali. L’ attenzione vera, però, oggi sembra rivolta ad altro e capita sempre più spesso che se non si riescono a soddisfare i bisogni indotti dalla moda o dalla pubblicità, ci si senta diversi e frustrati. Occorre, invece, “fare rete” per non isolarsi ed impoverirsi, ritrovando il giusto equilibrio tra il “noi” sempre più dimenticato e l’”io” esageratamente ostentato.
L’intervento del professore Gabriele De Ritis, educatore a tutto tondo per il suo impegno come docente e come volontario nel campo delle tossicodipendenze, ha messo a fuoco, con l’aiuto di slides, il tema dell’essere genitori oggi e il coraggio di educare, partendo dalla convinzione che luoghi di affetto, spazi educativi e agenzie di verità sono –o dovrebbero esserlo davvero– la Famiglia, la Scuola e la Chiesa, in modi e momenti diversi, ma intensamente intrecciati tra loro. Una serie di immagini evocative e titoli di libri sulla realtà adolescenziale e familiare hanno suscitato interesse e qualche interrogativo sulla fragilità che non è solo dei piccoli ma anche dei ragazzi, sempre più a lungo “chiusi in una stanza”, dei giovani e degli adulti, troppo spesso incapaci di incassare sconfitte, delle famiglie intere. C’è forte bisogno di farsi prossimo, perché siamo responsabili non “del” mondo, ma “davanti” al mondo. Dobbiamo mantenere aperta la comunicazione, essere capaci di ascoltare e sostenere la “fatica di crescere”. Simpatica l’immagine di quanto importante sia l’incontro delle madri –e talora dei padri– fuori la scuola, che se non è semplice pettegolezzo, diventa un momento prezioso di scambio, di conoscenza e di aiuto reciproco.
Più tecnico ma altamente utile ed interessante il contributo dato dall’Assistente sociale Monica Mancini, che nella sua qualità di Consigliera delegata alle Politiche sociali e giovanili del Comune di isola del Liri, ha illustrato quanto si fa a favore del “welfare” comunitario e del benessere della famiglia, con un’attenzione particolare alle aree più deboli e fragili, dai minori agli anziani passando per la fascia giovanile, per i diversamente abili e per le famiglie in difficoltà. Ecco allora l’impegno delle Istituzioni –regionali, territoriali, comunali– per gli asili nido, l’affido e l’adozione, il semiconvitto, i Centri ricreativo-culturali per anziani, i soggiorni climatici, il diritto e il sostegno allo studio, i trasporti, l’assistenza domiciliare, il supporto educativo ed economico a chi da solo non ce la fa. Ma da solo non ce la fa neanche il Comune né la Chiesa né la Scuola: da qui la necessità di una Consulta del sociale, che sappia fare rete tra realtà diverse e tra le famiglie stesse.
Don Alfredo Di Stefano, parroco di S. Lorenzo, ha chiuso l’incontro esprimendo la sua gioia di sentirsi famiglia ed illustrando brevemente la novità del recente Sinodo, di cui si attende la conclusione del Papa. Sulla base dei contributi delle Diocesi, i Padri sinodali si sono interrogati sulla realtà familiare altamente variegata e nel parlare di “famiglie ferite nell’amore”, ne hanno presentato la terapia, che si sintetizza in tre parole: discernimento, accompagnamento, integrazione. Occorre individuare la realtà per poter farsi accanto a chi ha bisogno, ma le famiglie ed i singoli devono avere l’umiltà di farsi accompagnare, perché solo passando dall’”io” al “noi” si può camminare insieme e riappropriarsi della bellezza dell’essere famiglia.
Tornati i bambini ed i ragazzi dalla Sala Agape dove avevano visto un film, c’è stato il saluto ed il grazie finale a tutti e a ciascuno.