Enzo Di Stefano lancia l’allarme
“Nonostante i tanti appelli rivolti alle amministrazioni comunali della provincia, nei quali si chiedeva concreta collaborazione e condivisione di progetti di crescita nell’esclusivo interesse delle fasce svantaggiate della popolazione, sono costretto a constatare come alle parole di circostanza non abbiano fatto seguito i fatti. In molte occasioni, parlando pubblicamente dell’imposizione Imu, ho avuto modo di specificare quanto questa tassa, se applicata ad aziende come l’Ater, nate per contrastare l’emergenza abitativa, rappresenti una vera e propria contraddizione. Noi non costruiamo case per profitto, ma per assolvere ad una funzione sociale.
Un pericoloso squilibrio delle casse aziendali, infatti, provocherebbe il sostanziale blocco di spese e investimenti che riteniamo fondamentali per tutelare il diritto alla casa delle fasce più deboli della popolazione. Proprio per questo motivo, mi impegnai per chiedere accordi particolari con i comuni, al fine di stabilire quote più ragionevoli e di permettere la continuazione del nostro percorso di assistenza e garanzia.
La questione è molto semplice: si vuole che l’Ater continui a costruire case? Si vuole che l’Ater prosegua le sue riqualificazioni e le lotte contro l’abusivismo? Non sembra, visto che nell’ambito dell’identificazione delle aliquote per l’erogazione dell’Imu, molti comuni non hanno ritenuto di dover equiparare gli immobili dell’Ater alle abitazioni principali. In sostanza, l’Ater viene considerata come un’agenzia immobiliare: niente di più fuori dalla realtà.
Tanto per fare qualche esempio, a Frosinone e Cassino è stata delineata un’aliquota del 10,6 per mille, a Sora ed Isola Liri del 9,5, a Ceccano del 9,6, a Ceprano del 9, ad Alatri dell’ 8,6 e ad Anagni del 7,6. E’ bene essere chiari: azioni come queste mettono a serio repentaglio i nostri investimenti e la stessa sopravvivenza di un’azienda che nell’ultimo periodo è riuscita a progettare nuove realizzazioni per circa 20 milioni di euro.
È anche il caso di ricordare, in conclusione, le insufficienti risposte che abbiamo ricevuto alle nostre richieste di individuare nuove aree da destinare all’ Edilizia Residenziale Pubblica: a questo punto, considerato che l’Ater non vuole rinunciare alle proprie funzioni, non ci resterebbe che continuare a costruire case e porle regolarmente in affitto a chiunque volesse dimorarvi, al di fuori del contesto Erp”.