Inauguriamo oggi una nuova rubrica, sulla scorta del gravissimo fatto di cronaca che ha visto la professoressa Gilberta Palleschi vittima di un assassinio atrocemente perpetrato, dopo aver subito un tentativo di stupro. Un accadimento che ha sconvolto e indignato l’intera comunità, ancora incredula.
La rubrica è a firma di Pamela Rotondi, Dott.ssa in Scienze dell’Investigazione, che, sulla base dei dati resi noti, traccia un profilo psicologico dell’omicida, Antonio Palleschi, secondo i prototipi dottrinali, elaborando un’analisi del crimine e del suo autore.
L’intera vicenda dell’omicidio di Gilberta Palleschi, la dinamica e l’evoluzione dei fatti, gli indizi e le prove raccolte dagli investigatori lasciano perplessità e domande su come una persona apparentemente normale, un vicino di casa, un conoscente possa trasformarsi in un assassino. Di ogni personalità è possibile coglierne l’impronta, il suo particolare modo di vedere, la sua particolare prospettiva. Cosa si può dire della personalità di Antonio Palleschi?
Nei crimini di aggressione generalmente il soggetto è di solito instabile, impulsivo, spesso narcisista. Ha un ego fragile con difese deboli a tinte paranoicali. Egli ha scarse capacità di discernimento e pur non essendo affetto da patologia mentale, può passare attraverso stati depressivi transitori nonché rivelare scoppi di comportamento collerico. Nel nostro caso specifico, tali caratteristiche trovano una parziale sovrapposizione con le caratteristiche degli assassini disorganizzati: intelligenza sotto la media, socialmente inadeguato, predilige lavori semplici e generici, sessualmente inadeguato, ansia durante l’esecuzione del crimine, minimo uso di alcol, vive/lavora vicino alla scena del crimine. Inoltre dai comportamenti riscontrati sulla scena del crimine è stato possibile capire che le motivazioni che sottendono l’aggressione si legano alla particolare tipologia di stupratori, due delle quattro individuale da Hazelwood:
- Stupratori aggressivi –Sfruttatori, considera l’aggressione un modo per esprimere la propria virilità, forza e autorità, spinto dal desiderio di possedere sessualmente la vittima mostrando la propria potenza.
- Stupratori rabbiosi-vendicativi o dalla rabbia rimossa, la rabbia nei confronti delle donne è la motivazione principale che spinge l’offender a compiere i crimini; le aggressioni permettono di vendicare torti, immaginari o realmente subiti nel corso della vita.
Il soggetto sembra essere uno stupratore selfish (egoista): insulta minaccia e denigra la vittima, l’attacco violento, e con l’uso della forza, la resistenza e il dolore della vittima non inducono nell’aggressore nessuna compassione o demotivazione, lo stupratore è interessato unicamente alla propria gratificazione e non mostra nessuna interesse verso il benessere della vittima.
Emozioni forti come la rabbia, la collera posso spingere l’uomo a comportamenti illogici, nemmeno paragonabili con quelli individuati nel mondo animale, poiché gli etologi hanno dimostrato ormai dimostrato da tempo che l’uomo è l’unica specie ad uccidere per motivi non connessi con la sopravvivenza.
Nel caso che scosso profondamente tutti noi si trova una forte spinta sessuale connessa a collera e impulsività incontrollata, legata ad un personalità destrutturata e narcisista, ma come ogni aspetto legato mente umana, non esistono spiegazioni e verità dogmatiche. In criminologia si parla di numero oscuro della criminalità, reati e crimini che sfuggono alle statistiche e classificazioni legali, in psicologia esiste invece l’ombra e questa “meno è incorporata nella vita conscia dell’individuo tanto più è nera e densa”.