Trent'anni. E' questa la pena a cui il Pubblico Ministero ha chiesto che venga condannato Tonino Cianfarani, il 41enne che deve rispondere dell'accusa di omicidio ed occultamento del cadavere di Samanta Fava, 38 anni, di Sora, scomparsa due anni fa, a giugno, e il cui corpo fu ritrovato l'anno successivo, murato dietro una parete di una casa di Fontechiari.
In quella casa, gli investigatori erano arrivati dopo che lo stesso Cianfarani aveva sostenuto che la donna, con cui intratteneva una relazione, era deceduta in seguito ad un malore ed egli ne aveva abbandonato il cadavere sul greto del fiume Liri, nella zona nord della città. I sommozzatori avevano effettuato delle ricerche, senza alcun esito. Poi, ulteriori accertamenti, avevano condotto fino a Fontechiari, dove, grazie all'ausilio delle unità cinofile, era stato rinvenuto il corpo. Gli esami eseguiti successivamente sembra che abbiano appurato che la donna possa essere deceduta a causa di calci e pugni ricevuti, che le provocarono una emorragia interna.
Per quei fatti è in corso il processo davanti al Tribunale di Cassino. Oggi, la requisitoria del Pm. La settimana prossima toccherà alle parti civili e, infine, la parola alla difesa, il 3 Novembre. La sentenza è attesa per il 10 Novembre. L'accusato potrebbe rendere delle dichiarazioni spontanee, prima che la Corte si chiuda in camera di consiglio.