Degenerazioni - Memorie di un assassino

DEGENERAZIONE – MEMORIE DI UN ASSASSINO. CAPITOLO XIV – ‘RITORNO ALLA VITA’

DeGenerazione – memorie di un assassino
di
Marco Fosca ed Emilio Mantova

XIV

Ritorno alla vita

Non riesco a pensare ad altro. Il suono delle pistole è chiaro nella mia mente come fosse nel presente. La mano stretta nell’impugnatura e il rinculo che fa scattare il carrello per riarmare la canna di recupero. I corpi che vanno giù, il sangue che esplode sui vetri, le urla degli agenti che mi mettono a terra. Francesca. Non ti dimenticherò mai. Forse è colpa mia se sei morta, forse non dovevo portarti con me per commettere quell’agguato sul treno, forse avrei dovuto studiare meglio la situazione e… oddio… forse sarei dovuto morire al tuo posto… sono passati cinque anni ormai ma il ricordo è ancora vivido nella mia mente spossata. Giorni, mesi, anni di interrogatori ed istruttorie sul caso. Picchiato regolarmente e torturato in gran segreto per farmi parlare. Non posso arrendermi, ma sono stanco e adesso comincio anche a parlare da solo per darmi la forza di andare avanti…

“non sei arrivato al capolinea! e lo sai bene… in piedi! Se ti arrendi adesso avranno vinto loro… ti hanno logorato fisicamente perché sei nelle loro mani adesso, ma fuori di qui ti avrebbero lavorato per benino negli anni come schiavo personale sfruttandoti attraverso uno sporco intreccio di ordini legalizzati, tasse e sangue.

Ti avrebbero consunto e strumentalizzato, spezzato nello spirito e succhiato via la vita… occhi veri ma spenti, stessa composizione e cuore pulsante… un vero non morto! Tu hai già provato questa vita ed hai scelto di combattere questo sistema non di farti assorbire.

Ti ricordi gli anni della tua crescita spirituale? La grande casa in cui vivevi in vera simbiosi con i tuoi compagni… discutevate, ed elaboravate la vita stessa. Ti ricordi di Aprile? Il primo incontro, poi l’amicizia, poi la voglia di rivolta organizzata… ti ricordi l’addestramento? I compagni? Ti ricordi tuo padre? Non condivideva i metodi e i pensieri del regime, si era unito a una società segreta rivoluzionaria, che poi prese un ruolo attivo e determinante nella successiva lotta partigiana. Ti ricordi cosa ti disse l’ultima volta? Le ultime parole di un uomo che può sembrare essere stato sconfitto, catturato e pronto per la fucilazione, ma consapevole di aver vinto nonostante tutto perché il suo nome ed il suo impegno avrebbero continuato a vivere dopo la sua morte fisica… ricorda bene quelle parole, ricorda bene la sua espressione, stampali bene nella tua mente immortale e falli tuoi… dagli un significato vero e concreto perché solo ora, soltanto ora puoi assaporare la vera essenza di quel pensiero:

 “-cerca di vivere la vita da uomo libero e morirai una volta sola-“

 A quel punto una lagrima mi solca lentamente il viso fino ad arrivare sulle labbra. l’uomo riflesso nello specchio mi fissa, ma nel suo sguardo determinato c’ è l’amore e l’intensità di un fratello orgoglioso che cerca quella scintilla nei tuoi occhi pronta a dare vita ad un vero rogo di passione… cado a terra sulle mie ginocchia e tutti e due ci avviciniamo trascinandoci su di esse a braccia tese l’uno volenteroso dell’altro stringendoci così  in un fiero e tenero abbraccio, e poi guardandoci in volto gli giurai di non abbandonarlo più.