Anche questa volta, partendo davenditori ambulanti irregolari che, nelle spiagge del litorale romano, offrono la loro mercanzia in vendita, i Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno ripercorso a ritroso la filiera distributiva individuando i vertici dell’organizzazione che aveva realizzato, nel Napoletano, un vero e proprio “distretto industriale del falso”, costituito da sette tra opifici, laboratori e sartorie adoperati per l’assemblaggio delle calzature ed il confezionamento di capi di abbigliamento contraffatti. La “banda”- composta da undici persone e con proprie basi operative a Napoli, Arzano, Acerra, Melito di Napoli – era organizzata con una gerarchia piramidale che vedeva a capo sei imprenditori e si serviva di laboratori clandestini e di alcune sartorie artigianali per la produzione di capi “taroccati”, riportanti i marchi più rinomati “Dolce&Gabbana”,“Alessandrini”, “Gucci”, “Fendi”, “Liu-jo”, “Louis Vuitton”, “Burberry”, “Armani” ed “Hogan”. Efficiente e capillare la rete distributiva che, grazie a diversi depositi intermedi, riusciva ad alimentare le bancarelle e di negozi del Sud-Italia e della Capitale, esaudendo ogni desiderio anche dei clienti più esigenti: maglie, pantaloni e calzature.
Punto di forza dell’organizzazione criminale, tale da consentire di sbaragliare la concorrenza cinese, era la disponibilità di manodopera super specializzata, formatasi in anni di lavoro, in grado di confezionare prodotti dalla qualità impeccabile, cui mancava soltanto la licenza della “casa madre” titolare dei diritti di privativa industriale.
Tra i clienti più assidui anche esponenti di clan camorristici, sensibili al fascino delle grandi marche e desiderosi di affermare la propria leadership anche sfoggiando capi “griffati”.
Gli appostamenti, i pedinamenti ed il ricorso alla “consegna controllata” da parte delle Fiamme Gialle del Gruppo di Fiumicino hanno consentito di ricostruire i ruoli di tutti i sodali, deferiti alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli per i reati di associazione a delinquere, introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi e ricettazione.
Nel corso delle perquisizioni locali sono stati rinvenuti oltre 120 mila pezzi – tra pantaloni, jeans, calzature, suole, tomaie ed accessori vari Taroccati -, 41 macchinari di ultima generazione, carrelli industriali e stampi, nonché individuati 20 lavoratori “in nero”. Da capogiro il volume d’affari dell’organizzazione, che si avvaleva dei sistemi in voga nel mondo commerciale per i pagamenti: gli ordini dovevano essere regolati rigorosamente tramite postepay e, ai clienti particolarmente affidabili, venivano concesse facilitazioni di pagamento ed aperture di credito per le temporanee carenze di liquidità.
I prezzi erano assolutamente allettanti basti pensare che, per l’ultima“collezione primavera-estate, si andava dai trenta euro del pantalone “Gucci” ai cinquanta euro del richiestissimo ed ambito modello “Interactive”delle scarpe “Hogan”.