Da Rodolfo Damiani riceviamo e pubblichiamo:
Nelle gestioni corrette e trasparenti i giudizi sull’operatività, sulla professionalità, sulla competenza di solito si giudicano dai risultati e non dai piani faraonici che non si attueranno mai.
Credo che siamo arrivati all’acme della crisi della Sanità in Provincia di Frosinone :
Dopo la razionalizzazione degli Ospedali, ne abbiamo chiusi, solo nel Distretto “C”, la totalità meno uno, che nelle previsioni doveva sopperire, opportunamente rinforzato, alle esigenze di 120.000 pazienti.
Gli interventi lo hanno reso una cattedrale nel deserto, con reparti avviliti dalle ristrettezze, mandati avanti solo per l’abnegazione del personale, reparti svuotati di operatività per la delittuosa politica dei mancati rimpiazzi, posti letto insufficienti perché sacrificati sull’altare del peso elettorale della Dea Roma.
Frosinone e Cassino, di nuova costruzione, nati già obsoleti e insufficienti ad ospitare i pazienti, con riflessi negativi sul pronto soccorso, Divisioni con medici non in grado di coprire i turni, data l’esiguità del loro numero, oggi registriamo che manca anche la biancheria.
A tutto questo, aggiungiamo liste di attesa bibliche con un utilizzo ridotto degli strumenti diagnostici per carenza di operatori, come dire abbiamo sella e frusta e cavallo, manca il cavaliere.
Si piange miseria, ma poi si scopre che soldi ce ne sono, si acquistano prestazioni a prezzi di mercato, cifre che permetterebbero di assumere almeno 300 operatori, ma si è scelta la precarietà come sistema e la imposizione di scelte discutibile come metodo.
I LEA, sono un obiettivo e non un traguardo conseguito, la carenza colpevole di servizi porta i pazienti ad Ospedali di regioni confinanti , dove c’è la qualità e la certezza dell’intervento, ma con costi aggiuntivi per il Lazio, ma sembra che si lavori per il tanto peggio tanto meglio.
Fatto l’esame, in ogni Azienda che si rispetti, si premia chi merita e si sanziona chi ha fallito il compito assegnato.
Credo che il Commissario Zingaretti non possa sottrarsi al compito di dividere grano e loglio e fare come nel “TESTAMENTO”.
Ricordate la favola del bambino che gridò, di fronte alle vesti bellissime che si credevano fossero le vesti del re, “IL RE E’NUDO” , perché lo era, anche noi con chiarezza dobbiamo potare la mala pianta dell’autoreferenza e smontare gli assiomi inventati per dimostrare i teoremi assurdi.
Non basta magnificare strutture incomplete, non basta preconizzare eccellenze che collidono con gli atti che vengono posti in essere, non ci promettete di diventare il “Gemelli” o “Aviano” o “Borgo Roma” a noi basta che siano assicurati i servizi che rendono le prestazioni a misura d’uomo e che questo ospedale ha sempre dato fino all’arrivo dei politici che hanno giocato a fare i manager, facilitati dalla pletora di Yes-man.
Presidente abbiamo lottato , la nostra volontà di lotta è ancora intatta, penso che ricorda la canzone degli anni ’70 “El pueblo unido…….” , ascolti questo popolo che la ha messa alla sua testa e renda loro giustizia in un confronto democratico.