LA STORIA

Fontana Liri – La storia di Arturo diventa poesia

Il Prof. Sergio Proia, già Presidente del consiglio comunale di Fontana Liri, attuale Presidente della Consulta e della Commissione per gli 80 anni della Liberazione di Fontana Liri, ha donato un suo componimento poetico, la poesia Arturo, al Sindaco Gianpio Sarracco. La poesia racconta di Arturo, bambino nato a Fontana Liri ma poi costretto ad emigrare per motivi di lavoro dei genitori, e non più tornato nel nostro paese: i versi esprimono la sofferenza per l’emigrazione forzata e l’amore verso il nostro paese, per chi ha avuto ed ha la fortuna di crescere e vivere a Fontana Liri. La poesia, incorniciata, sarà affissa nella sede comunale. (dal Comune)

Nota dell’autore: “Questa poesia, scritta in dialetto originale fontanese, quello dei nostri nonni, parla di Arturo, il mio compagno di banco di prima elementare che un giorno, all’improvviso, mi disse che sarebbe andato via, sarebbe emigrato in America con la propria famiglia, per motivi di lavoro. Non l’ho più rivisto ma il suo ricordo resta sempre vivo in me, nonostante da quel momento siano trascorsi circa sessant’anni e ciò mi ha spinto ad amare ancora di più la mia terra, dalla quale non ho mai voluto distaccarmi, nonostante avessi avuto tantissime buone occasioni per andare via. Arturo, emigrante suo malgrado, rappresenta l’amore per il proprio paese ed il sogno latente di tutti gli emigranti, che è quello, di ritornare a “casa”. Sono fermamente convinto che l’amore viscerale che provo per Fontana Liri, i suoi luoghi, la sua natura, i suoi boschi, il borgo antico, le chiese, gli angoli più nascosti nasca proprio da questo, dal fatto che un giorno il mio amico più caro è andato via da qui e non è più tornato“.

Voglio raccontarvi la storia di Arturo Casinelli, un vicenda che è rimasta così impressa nella mia mente che rimane viva nel ricordo. Arturo era il mio compagno di banco, in prima e seconda elementare. Eravamo nella scuola elementare di Collefontana, a Fontana Liri. Un giorno, senza alcun preavviso, mi disse: ”Domani parto, me ne vado in America, perché mio padre, qui, non riesce a trovare lavoro. Tornerò, forse”. Se ne andò così, lasciandomi per ricordo un giocattolo di legno, un indiano pellerossa, che non poteva portar via. Non l’ho più visto. Questa vicenda così triste, drammatica direi, ha contribuito a rafforzare l’amore che nutro per il mio paese, dove ancora vivo e che non ho mai voluto lasciare. Arturo è l’amore per il mio paese, Arturo è la nostalgia dell’emigrante che desidera tornare, Arturo è la voglia di essere qui, adesso e per sempre.

Artùr

Currìv p’gli camp, saltav’ gli mutùn,
er’n àt tièmp, arrìmm vagliùn,
n’ iòrn: “ m’ n’ vad”, m’ d’cist,
m’ lassast’ nu pupàzz i t’ n’ ist.
N’ t’ sò vìst cchiù, chi sà addò stà,
Chi sà quann’ r’viè a glì Nannà.
Da ndànn’ sò decìs, m’ stòng iècc.
M’ manch’n le fratt’, le vrùtt, le prêt,
la gent, gli pariènt, le stràd’,
gliù sciùm, gliù rì, le cuntràd’
gli rùschi’e, gli fùgn, le inèstr,
la fòssa a gliù mònt, la fùntana dell’ uòr,
gliù lag ch’puzza, la curva d’lla ròzza,
la piazza, gli pùzz, la pìzza, gli fiùr,
gliù migli’e, le scal’, le chiès, gli mùr,
gliù tièmp, l’acqua, gliù sol’, gli camp.
Artù, m’ d’spiac’ ca tu n’ c’e si pùta stà,
i stù paès’e n’ gli pòzz lassà.

Arturo

Correvi per i campi, saltavi i muretti,
erano altri tempi, eravamo ragazzetti,
un giorno: “me ne vado”, mi dicesti,
mi lasciasti un pupazzo e te ne andasti.
Non ti ho visto più, chissà dove stai,
chissà quando ai Nannà ritornerai.
Da allora ho deciso, resto qua.
Mi mancano le fratte, le grotte, le pietre,
la gente, gli amici, i parenti, le strade,
il fiume, il rio, le contrade,
gli asparagi, i funghi, le ginestre,
la fossa del monte, la fontana dell’oro,
il lago che puzza, la curva della rozza,
la piazza, i pozzi, la pizza, i fiori,
il miglio, le scale, le chiese, i muri,
il tempo, l’acqua, il sole, i campi.
Arturo, mi dispiace che tu non ci sei potuto stare,
io questo paese non lo posso lasciare.